Teatro

Al Todi Off: tra nostalgia e futuro

7 Settembre 2017

Siamo stati, a fine agosto, al Todi Festival. Dico “siamo” non per uno spocchioso plurale majestatis, quanto perché eravamo un manipolo di critici, coinvolti dalla direzione del festival per un compito intrigante: indicare uno spettacolo, uno ciascuno, che potesse dar vita alla parte “off” del festival. L’invito è arrivato da Roberto Biselli, regista attore e organizzatore, che si è assunto il compito di coordinare la sezione “alternativa”, comunque fortemente voluta dal direttore artistico, Eugenio Guarducci. Così, accanto al cartellone principale – nel teatro Comunale – ci sono stati alcuni appuntamenti nello spazio funzionale del Nido dell’Aquila, teatrino ricavato in un ex convento della bella Todi.

Allora, con Sergio Lo Gatto, Francesca Serrazanetti, Francesca Romana Lino e Alessandro Toppi, abbiamo preso molto sul serio questo incarico e, ciascuno per conto proprio, abbiamo fatto valutazioni e indicazioni.

Per quel che mi riguarda, allora, ho proposto uno spettacolo che avevo visto solo in forma di studio, O della Nostalgia del duo Riccardo Festa e Matteo Angius.

Angius e Festa in scena a Todi

Perché? Presto detto. Tre, anzi quattro, i motivi. Il primo è tecnico-economico: il festival di Todi metteva a disposizione un cachet, dignitosissimo ma non altissimo, per cui a quello ho preferito parametrarmi. Mi sembra necessario rispettare sempre il lavoro degli attori, che abbiano un equo compenso per il proprio lavoro, e certo non si poteva soprassedere in questa pur bella occasione.

Il secondo motivo è strutturale: lo spettacolo gioca con un codice interpretativo che mi divertiva, la stand up comedy, e lo fa in modo intelligente. Curioso di vedere come avevano portato a termine quello studio, ho pensato che fosse un’occasione per cogliere lo sviluppo possibile di quella ricerca, ipotizzando che anche il pubblico del Festival si sarebbe incuriosito e divertito.

La terza ragione è più personale. Lo spettacolo, come è chiaro sin dal titolo, affronta il tema della nostalgia. Allora non so, saranno i cinquanta anni, sarà il clima generale: però è un tema di grande fascinazione. Festa e Angius, però, pur partendo da nostalgie private, personali, anche toccanti, allestiscono un gioco coinvolgente, che lentamente abbraccia ogni singolo spettatore. Il viaggio è divertente, a tratti ilare, ma ha in sottotraccia una cifra inquieta, dolente, amara.

L’esito di tutto ciò è quel che mi preme, seppure brevemente, sottolineare: il sottile ricorso alla memoria – sull’onda dolente della nostalgia – diventa un fatto collettivo, l’io diventa noi. Iil ricordare si muta in una azione attiva che serve a ristabilire e raccordare il presente. Nel momento forse centrale dello spettacolo, Riccardo Festa si chiede perché una parola come “nostalgico” sia usata allegramente per indicare un fascista, qualcuno “nostalgico”, appunto, dell’odioso regime criminale. Riprendersi il valore delle parole, tornare a riflettere sul senso della memoria, è la domanda pregnante, e politica di questo spettacolo. Angius e Festa la porgono garbatamente, educatamente, quasi allegramente, ma certo in modo inesorabile. Occorre dare risposte a chi (ci) sta sottraendo la memoria.

Infine, il quarto motivo: conosco Riccardo e Matteo praticamente dai loro rispettivi debutti. Li vedo combattere, impegnarsi, scrivere, progettare, aggrapparsi con le unghie e con i denti a pareti sempre troppo viscide di un mondo teatrale faticosissimo. Loro due, come tanti altri. Chi fa quel mestiere – attori, registi, tecnici, danzatori – merita assoluto rispetto.

L’avrete capito: le giornate di Todi sono state belle, partecipate, sensate, ben strutturate – merito anche, certamente degli organizzatori (per la parte off l’ottima Stefania Minciullo). C’erano anche laboratori, workshop, masterclass frequentatissime tenute da Elena Bucci, Roberto Latini, Michele Sinisi, e ancora occasioni per incontrarsi e discutere. Così, con i colleghi critici abbiamo pensato di firmare un breve documento che potesse sottolineare la validità di questa iniziativa. Ecco, qui di seguito, il testo.

In occasione della trentunesima edizione del Todi Festival, la kermesse, ideata e fondata, nel 1987, da Silvano Spada, sotto l’attuale direzione artistica di Eugenio Guarducci, da quest’anno ha saputo cogliere la provocazione di Roberto Biselli, attore, regista e direttore artistico del Teatro di Sacco della vicina Perugia. Come in molti festival di respiro internazionale, da quest’anno  anche Todi Festival ha inaugurato una sezione off.

In questi appuntamenti si sono potuti apprezzare spettacoli di grande qualità, tutti prime regionali e, spesso, esiti produttivi di reti teatrali virtuose. A sceglierli, sono stati i cinque critici, a cui lo stesso Biselli ha lanciato la sfida di immaginare delle proposte in grado di creare cortocircuiti per un pubblico abituato a un teatro più tradizionale. Provenienti da Roma (Andrea Porcheddu, Sergio Lo Gatto), Milano (Francesca Serrazanetti e Francesca Romana Lino) e Napoli (Alessandro Toppi), i critici si sono assunti questa responsabilità e poi di accompagnarne la visione in una serie d’incontri col pubblico che hanno anche saputo intercettare anche gli allievi delle tre Masterclass attivate dal Todi Off con maestri del calibro di Elena Bucci, Roberto Latini e Michele Sinisi. La tavola rotonda del 30 agosto, poi, è stato l’occasione anche per un’auto riflessione, che ha rilanciato il bisogno di superare la dialettica fra teatro on e teatro off, attraverso esperienze partecipative come questa, interessate alla definizione di un lessico comune.

Nel ringraziare il Direttore del Todi Festival Eugenio Guarducci per l’ospitalità e il Direttore della rassegna Off Roberto Biselli per aver ideato e proposto questo progetto, esprimiamo il nostro apprezzamento per questa start up, il cui valore aggiunto è stato anche quello del recupero di una dimensione e di un tempo slow, capaci di favorire quell’incontro e quel confronto, che rendono il teatro esperienza viva. Ci auguriamo che questa sia solo una prima edizione, che ha già raccolto l’interesse e la partecipazione di un numeroso pubblico locale, e che si abbia anche in futuro il coraggio di investire sempre più in un progetto così coraggioso e di cui l’Umbria ha fortemente bisogno.

Francesca Romana Lino
Sergio Lo Gatto
Simone Pacini
Andrea Porcheddu
Francesca Serrazanetti
Alessandro Toppi

 

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