Teatro
12 racconti + 1 sul Cenacolo di Leonardo
Un affresco, il suo pittore, il tempo che, come ineliminabile forza invisibile, gioca con le vicende umane. Da qui partono la riflessione e il lavoro che hanno condotto alla realizzazione dello spettacolo Cenacolo 12+1 per la regia di Michele Sinisi, realizzato in occasione dei cinquecento anni dalla scomparsa di Leonardo Da Vinci, genio indiscusso e patrimonio dell’umanità. 12 tappe, 12 racconti, 12 quadri legati a un aspetto artistico, storico, culturale che riguardano il celebre affresco del Cenacolo. 12 + 1 perché 12 sono gli apostoli, una è la figura di Cristo, centro intorno al quale ruota il dipinto, presenza solitaria come quella, sotto traccia, dell’artista. Attraverso le 12 scene il regista segue le orme di un percorso accidentato (quello del Cenacolo), segnato da aggiustamenti architettonici, eventi bellici, “invasioni” e restauri. Leonardo accompagna, come presenza/assenza, l’intero cammino e il suo profilo viene tratteggiato grazie alle pennellate, semplicemente raccontate, dell’opera. Il Cenacolo infatti c’è ma non si vede. In questo lavoro, che ancora una volta vive della capacità evocativa dello scenografo Federico Biancalani, l’opera è rivelata attraverso la narrazione e non si svela che sul finale, delegando, in un certo senso, ai personaggi in scena e ai loro aneddoti, il compito di rivelare il sacro. Ne abbiamo parlato con il regista, Michele Sinisi, per capire meglio il tipo di percorso che lo ha condotto ad interpretare, in modo così anticonvenzionale, un’opera rispetto alla quale tutto sembra essere già stato detto e un autore sul quale ogni contributo rischia di apparire riduttivo.
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Il Cenacolo è certamente una delle opere d’arte più conosciute al mondo: sacro nel sacro, fra fede e arte. Da dove nasce l’idea di affrontare questo affresco in scena attraverso un percorso per tappe?
Per prima cosa mi sono soffermato sul senso del sacro presente nel dipinto e intorno al dipinto. Il Cenacolo è un’opera umana che, nei secoli, ha subito attacchi del tempo e delle persone (pensiamo solo alle truppe napoleoniche che utilizzarono i volti degli apostoli come bersagli) e che nel tempo ha maturato una crescente sacralità, tale da rendere oggi molto difficile poterla ammirare. Il Cenacolo infatti è qualcosa di concreto e astratto allo stesso tempo, è un’immagine, il frutto del pensiero e del pennello di quello che forse è ad oggi considerato il più grande genio di ogni tempo, ma è anche un’esperienza per il visitatore di oggi che, per poterlo ammirare, deve confrontarsi con lunghe liste d’attesa, call center e prenotazioni. Spesso senza riuscire nell’intento. Questo fa acquisire un’ulteriore aura di sacralità all’opera, presente nel patrimonio culturale di tutti, grande assente nelle esperienze vissute e, in questo caso, anche in scena. Almeno fino all’epilogo…
La scelta di non mostrare l’opera impone allo spettatore un diverso tipo di concentrazione?
Più che concentrazione impone un ascolto completo delle testimonianze, l’uscita da un canone, tutto maschile, di fruizione del Cenacolo. Il mio desiderio era quello di togliere mascolinità all’opera e di restituire allo stesso Leonardo i caratteri al di là del genere propri della sua arte. Non vediamo subito in scena Gesù e i dodici apostoli, non vediamo Leonardo. Ascoltiamo dei racconti, vediamo frammenti di altri “quadri” che ci permettono di arrivare all’opera attraverso percorsi più tortuosi forse, ma meno canonici. Un gioco monello sul sacro insomma, sia dal punto di vista religioso che artistico.
Ancora una volta si tratta di un lavoro corale: la tua regia e drammaturgia (insieme a Francesco Asselta), le scene di Biancalani, l’aiuto regia di Nicolò Valandro… Come si è composta, oltre a loro, la squadra di questo Cenacolo?
Il lavoro è nato da un nucleo iniziale di cinque attori di Elsinor al quale si sono uniti otto studenti del corso di perfezionamento del Teatro di Roma. Abbiamo realizzato un percorso in cui largo spazio hanno avuto anche le letture di testi di Leonardo, grazie ai quali il suo profilo artistico ha acquisito forza e umanità, vicinanza all’esperienza personale e alla vita di tutti i giorni. Leonardo non come genio, intoccabile e sacralizzato, ma come figura poliedrica, rappresentabile solo attraverso le molteplici sfaccettature della sua opera e del suo essere umano. Volevamo, insomma, proporre un incontro, non una rappresentazione…
Incontro con il genio?
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Esattamente. E per incontrare il genio, per rendere quell’esperienza unica che è il confronto con chi, per profondità di pensiero, punti di vista, creatività, ingegno, supera l’umano, è necessario ricorrere agli aneddoti come strumento di mediazione, superare il limite di un approccio ossequioso, mescolare linguaggi e rimandi fra antico e contemporaneo. Così rimandi teatrali e cinematografici si mescolano al discorso pittorico, spunti di vita quotidiana – non anticipo nulla, ma a tratti anche profondamente concreta e difficile – con dati storici o scientifici, la recitazione con la danza. Tutto concorre a rendere la complessità, il senso di un’opera e di un personaggio che non possono essere ridotti a definizione o descritti, semplicemente, come elementi di una storia culturale. Leonardo e il Cenacolo hanno cambiato il nostro modo di vedere il mondo, lo hanno formato in un certo senso. Questo lavoro è un tentativo di restituire al pubblico questa complessità, in un percorso coinvolgente e capace di interrogare senza voler chiudersi in stringenti definizioni.
Ph. Credits Nadel.artgrafik
17-24 luglio 2019
Dramma Popolare
LXXIII Festa del Teatro
CENACOLO
12+1
drammaturgia Francesco M. Asselta e Michele Sinisi
regia Michele Sinisi
con Stefano Braschi, Giuditta Mingucci, Stefania Medri, Donato Paternoster, Nicolò Valandro e
con gli allievi del corso di perfezionamento del Teatro di Roma Alfredo Calicchio, Gabriele
Cicirello, Aurora Cimino, Giulia Eugeni, Francesca Fedeli, Marisa Grimaldo, Eugenio Mastrandrea,
Camilla Tagliaferri
scene Federico Biancalani
costumi G.d.F. Studio
disegno luci e direzione tecnica Rossano Siragusano
consulenza scientifica Andrea Baldinotti
voce registrata Tamara Fagnocchi
aiuto regia Nicolò Valandro
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale per Fondazione Istituto Dramma Popolare San Miniato
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In collaborazione con Teatro di Roma
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