Storia

Un estate in Sicilia

La storia dal punto di vista di chi non ha voce

17 Aprile 2025

Arrivano I Nostri 

Luglio 1943- 

Gli Americani sbarcano in Sicilia. Si mette in atto l’ operazione Husky predisposta dall’esercito Americano e dalla intelligence militare. Un contingente di 480.000 uomini della 7^ Armata USA coadiuvata dall’’8^ Armata britannica, sbarcherà sulle coste sud orientali dell’isola per portarsi verso la penisola. 

La storia ufficiale ci parla di scontri con l’esercito Tedesco e di una grande accoglienza della popolazione locale. Ma un’altra storia narra cose diverse. 

Sicilia – Campo comando di Scoglitti 

Il capitano di fanteria Joe Gastin, fu convocato nella tenda del colonnello Jordan, comandante di campo della 45^ divisione. Si trattenne una mezz’ora e ricevette precisi ordini. 

Giunto nella sua tenda, chiamò i suoi fidati sergenti, e diede loro istruzioni di reclutare un plotone in formazione anomala: cento militari in assetto leggero: solo fucile e pistola, nessuna arma pesante. 

Cento fanti, due sergenti e Lui, nessun altro ufficiale. Destinazione ignota. 

Alle 5.00 prima del sorger del sole, con il favore della luna il gruppo si trovò schierato su un piazzale naturale. Poche le parole:” Seguitemi, seguite i vostri sergenti, fate ciò che sul momento vi sarà ordinato”. 

E fin qui nulla di insolito, per i fanti abituati oramai da tempo a obbedire senza pensare. 

Subito dopo il gruppo si avvio secondo le istruzioni ricevute, in formazione libera. 

Tre ore di marcia leggera li portò ad un paesino dell’interno. I cartelli erano divelti, non si poteva capire il nome. I paesani ed i crucchi avevano fatto il loro dovere. 

Così come la cartina e la bussola del capitano, che sapeva bene dove si trovava. 

Giunti alle soglie del paese fu dato ordine di tenersi pronti all’azione. Formazione allargata e colpo in canna. Reagire ad ogni resistenza senza eccezioni. 

All’ingresso del paese li accolse una scarica di fucilate. Si buttarono tutti a terra e reagirono al fuoco, sparando all’impazzata. 

Il capitano rimasto leggermente indietro, riuscì ad intuire l’origine degli spari. 

Veniva da una serie di casupole diroccate e bombardate, che coprivano gli aggressori. 

Dette l’ordine ad un gruppo scelto di stanare i nemici. Dieci fanti ed un sergente si staccarono dal gruppo e con molta attenzione strisciarono verso il gruppo di casupole. Dopo una breve scaramuccia riuscirono a colpire tre aggressori, lasciandoli al suolo. Il resto del gruppo, una decina di persone, scappò verso l’interno del paese. 

Il capitano dette ordine di cercare i rivoltosi nelle case. Gruppi di tre fanti iniziarono a cercare nelle case, abbattendo le porte e tirando fuori tutti gli abitanti. Fra questi, come da consegna, tutti i maschi di qualsiasi età, tranne i bambini, furono messi da parte. Alla fine nella piazza del paese, venivano raggruppate circa duecento persone che risultavano essere tutti gli abitanti. Da parte una cinquantina di uomini, considerati ostili e circondati da un cordone di soldati. 

Un paio di abitanti risultavano visibilmente feriti, e ad un cenno del capitano furono tirati via e portati in disparte. Avevano sicuramente partecipato all’agguato. Tre militari formavano il plotone di esecuzione che si apprestava a schierarsi, una volta posizionati i ribelli. 

 U’ Sinnaco 

Dal gruppo degli abitanti partì con forza una voce maschile: “U’ Sinnaco, chiamati U’ Sinnaco” . 

Quasi tutte le persone ripeterono gridando la stessa frase, senza fermarsi. Il capitano chiese al suo sergente oriundo siciliano cosa stessero dicendo. Il sergente Pedrino, uomo di esperienza, spiegò al capitano 

“Vogliono l’intervento del Sindaco”. Un paesino di quelle dimensioni non poteva avere un sindaco, rifletté il capitano. Ma a qualcuno certamente si riferivano. Disse al sergente di informarsi. 

Pedrino raggiunse il gruppo degli abitanti e parlottò velocemente con un vecchio. Ritornò perplesso dal Capitano. 

“E allora?” chiese il capitano. Il sergente rispose “ Si riferiscono ad una persona stimata dal popolo, e che loro considerano il loro sindaco, e che chiamano anche Zio Tore”. 

“Bene” rispose il capitano “portate qui questo zio Tore”. 

Il sergente sbiancando disse ”capitano, quel vecchio dice che sarebbe meglio che andasse Lei a trovarlo”. 

Il capitano, stupito, chiese al sergente “ma perché sei così intimidito?” 

Il sergente rispose “perché conosco bene questo modo di fare”. 

“Beh” rispose il capitano “ se il mio sergente lo consiglia, andiamo a trovare questo grande uomo!”. 

Seguendo le indicazioni del vecchio, il sergente fece strada fino ad una casupola, anch’essa parzialmente danneggiata. Il sergente con un calcio aprì la porta che sbatté violentemente. 

All’interno nel semibuio un vecchio stava seduto al tavolo, vestito modestamente. Il capitano notò subito qualcosa nel suo portamento. 

“Capitano, sergente” disse il vecchio, “accomodatevi in questa modesta casa”. 

Il capitano si girò verso il sergente per la traduzione. Il sergente tradusse. 

Il capitano disse “Le ordino di alzarsi immediatamente e di raggiungere gli altri abitanti in piazza”. Il sergente tradusse alla lettera. 

Alternative 

Intervenne il vecchio, rivolgendosi al Sergente ”non c’è bisogno di traduzione, u’ miricano lu canuscio, comu u tedesco e l’italiano” e rivolgendosi al capitano “e anche lei capitano conosce bene sia l’italiano che il siciliano”. 

Il sergente guardò il capitano, perplesso. Il capitano arrossì e stava per replicare. 

Fu anticipato dal vecchio “ Fermati , capitano Gastin, Joe Gastin” disse “ ed anche tu sergente Luc Pedrino”. 

I due si sentirono ancora più strani. Ma chi era quest’uomo? 

“Accomodatevi, ascoltatemi e poi fate quello che dovete” disse il vecchio. 

Il capitano rivolto al sergente, “va bene, ascoltiamo”. I due si accomodarono in due sedie polverose. 

“Perdonate il disordine” esordì il vecchio “ ma le bombe mericane assieme a quelle francesi, hanno fatto più danno di quelle tedesche” . 

“Cosa vuole?” disse in Italiano il capitano, con tono fermo. 

“Niente Capitano Gastin, chiedo solo qualche minuto del suo tempo. Forse riusciamo ad evitare un errore” 

“L’errore è stato venire qui” rispose il capitano gridando e si alzò per andarsene. 

“ Fermati capitano” grido di rimando il vecchio “ certo tua moglie Joan nella sua piccola casetta di Cold Spring, non potrà mai sapere come finisce“ ed incalzò “e nemmeno il tuo vecchio padre Alberto Guastino a Syracuse potrà immaginare perché è finita così”. 

Il capitano diventò bianco come un cencio. “Adesso basta!” ordinò il sergente 

“Sergente Luca Pedrino”, incalzò il vecchio, prima di diventare mericano sei nato qui in sicilia, come il padre del capitano. Anche la tua famiglia a Newport si chiederà perché è finita così. Compresi i due gemellini che ti aspettano con ansia” 

Anche il sergente sbiancò. “Chi è Lei, e come fa a sapere tutte queste cose. Cosa vuole da noi?” riuscì a dire il capitano. 

“ Che mi ascoltiate” disse il vecchio  “ ed io risponderò alle vostre domande”. 

Ed inizio a dire “Da qualche settimana diversi paesi nei dintorni dove siete passati voi, sono sistematicamente razziati, i giovani e gli uomini in età di nuocere vengono asserviti o fucilati, le donne violentate e le case date alle fiamme” 

“E’ falso” gridò il capitano. 

“Se lo faccia dire dal suo colonnello, perché è quello che ha ordinato di fare qui e altrove” affermo il vecchio, “ma gli accordi non erano questi, non dovevate nuocere alla popolazione”. 

“Ma di cosa sta parlando” gridò il capitano sempre più intimidito “ e come osa minacciarci!” 

“Capitano, io non minaccio, io prometto e mantengo” disse il vecchio” non sono come il suo Patton” 

“Cosa vuole dire?” chiese sempre più intimidito il capitano. 

“Voglio dire” rispose il vecchio “a parole chiare, che credo sia meglio che voi andiate, prendete i vostri soldati e tornate al vostro comando” 

“Ma non posso disobbedire ad un ordine diretto!” obietto il capitano, ammettendo gli ordini. 

“Non si preoccupi capitano “ rispose il vecchio “ a quest’ora il suo colonnello Jordan sarà stato raggiunto da un mio carissimo amico e sarà arrivato alle sue medesime conclusioni. Non riceverà più di questi ordini, ne può stare certo”. 

Continuò il vecchio “Oppure può decidere di proseguire nel suo intento, obbedire e compiere quanto gli è stato ordinato” disse “Io non potrò telegrafare a Nuova York per dire che va tutto bene e lei ed il suo sergente , una volta rientrati in patria non troverete in vita nessun componente della vostra famiglia ” incalzò “ ma rimarrete in vita voi, a ricordare ogni giorno quanto siete stati stupiti” . 

Il vecchio aveva finito, e si porto alle labbra un bicchiere con un poco d’acqua. 

Il capitano ed il sergente si guardarono in faccia, senza parlare. 

 Respirare 

Cold spring Marzo 1946 

Joe Gastin inseguiva suo figlio Jordan sul prato di casa. Jordan gli aveva tolto il sigaro dalla bocca e minacciava di fumarlo. La moglie Joan e la figlia Lia li guardavano dalla veranda, ridendo a crepapelle. 

 

 

Immagine da Chat GPT

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