Storia
Un bimbo non è una cosa da gettare via
Siamo nati per lasciare un’impronta su questa terra e gioiamo se siamo capaci di trasmettere ai nostri figli tutto quello che abbiamo, ricchezza e gloria.
Un grande filosofo,Platone, sosteneva che attraverso la riproduzione filiale l’uomo voleva immortalare la sua anima, perché così veniva ricordato nel tempo.
La stessa morale cristiana vede nell’amore filiale la più grande manifestazione d’affetto, perché Maria si fa portatrice dell’atto di donazione più autentico: rendere possibile il miracolo dell’amore, questo è il significato primordiale della nascita di una nuova vita.
Un genitore è tale solo se è capace di cura, di assistere, educare, il proprio figlio che quando viene al mondo vive la paura, cerca il manto protettivo della madre per non essere inghiottito dall’angoscia terribile e devastante che lo sovrasta quando apre gli occhi alla luce.
Ed è così: l’Essere senza cura è preso dalla angoscia prima e dalla paura dopo, perché “gettato” nel mondo ne è spaesato, travolto, colpito nella sua nuda fragilità, abbandonato al compito di inventarsi una forma del suo divenire: mentre il ciliegio sa come deve fiorire, l’ape come cercare il nettare, l’Essere deve inventarsi le mosse del suo esistere per restare e durare.
È incredibile quello che è accaduto a Novara: hanno ucciso, dicono i fatti di cronaca, un bimbo di un anno e nove mesi, Leonardo,e gli autori dell’assassinio sono la madre ed il patrigno.
Erano fotografie inguardabili: quelle del corpo di un bambino di un anno e nove mesi massacrato di botte. «Davanti ai risultati dell’autopsia siamo rimasti profondamente sconvolti», dice il procuratore capo di Novara Marilinda Mineccia. Tre fratture, anche quella del bacino. «E lividi, escoriazioni. Segni di schiacciamento, di calpestamento. Lesioni sul capo, sul torace, sui genitali. Ci siamo trovati di fronte a qualcosa di disumano. La morte è sopraggiunta per choc emorragico dovuto allo scoppio del fegato».
No, Leonardo non era caduto dal lettino. Così come avevano raccontato al 118 la madre Gaia Russo e il suo compagno Nicolas Musi. Ieri mattina sono stati arrestati entrambi.
Questa violenza che ci porta nella tenebre delle barbarie, non è neanche percepibile nel mondo animale, perché comunque vige il senso di protezione tra le bestie.
Si dice che il bambino piagnucolava spesso e per tutta risposta lo hanno ucciso.
Qui non c’è logica che tenga, se non l’assoluta fragilità di due ragazzi di vent’anni: sono incapaci di sopportare l’angoscia del mondo e trasmettono ai loro figli la morte e non la vita: annientano la vita del figlio come se volessero eliminare un rumore molesto, una mosca che da’ fastidio.
Con questo infanticidio siamo alla devastazione di un mito della filosofia occidentale che irrora la nostra cultura : la civiltà cristiana ci ha insegnato il rispetto della vita, anche dei portatori di handicap.
Nell’antica Sparta ed a Roma venivano scaraventati dal monte Taigeto e dalla rupe Tarpea,perché ritenuti informi.
Con la civiltà cristiana nasce il mito della donazione: le madri danno amore e la vita per il proprio figlio.
C’è il rischio che questo caposaldo, mitico, sia in declino.
I genitori sono incapaci di portare sulle loro spalle il senso di responsabilità, egoisti, spaventati, concentrati solo su se stessi, ha scritto in proposito Massimo Recalcati su “Repubblica “.
Ma un bimbo non è una cosa che può essere gettata via.
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