Storia
La silenziosa Salò e il cittadino Mussolini
Silenziosa, ma mai quanto la vicina Gardone con il Vittoriale per nutrire la mente e il Rimbalzello per colorarsi appena diplomati nel primo sole di giugno; dolce, anche durante la stagione estiva che altrove trasforma un lago meraviglioso in un brulicare di auto, moto, rumori, turisti di ogni sorta tra l’odore del fritto e del doposole per pelli bianche del Nord Europa. Da assaporare in ogni stagione rigorosamente a piedi sul lungolago per dimenticare il serpente di traffico di ogni genere che la divide fisicamente dalla sua montagna. Ricca, squassata quindici anni fa da un terremoto che la rivoltò nelle viscere, così dimenticato dalle cronache per la velocità e la bellezza della ricostruzione. Per secoli famosa come “Magnifica Patria e figlia prediletta della Serenissima”, una storia a dire il vero ondivaga tra Venezia, i Visconti, gli Asburgo e, a fatica, la non apprezzata Brescia; poi semplicemente nell’immaginario del dopoguerra “Repubblica di Salò” che con “Magnifica Patria” fa veramente a pugni.
Non so nulla o quasi delle sue vicende amministrative, da sempre piuttosto inquiete, ma oggi la trovate sui giornali perché il Consiglio Comunale ha deciso di non revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, concessa se non erro nel ’24 e non nel ’43 da un ossequioso funzionario prefettizio. La revoca è stata richiesta dalla minoranza per ragioni che possiamo immaginare (e che forse alla città avrebbe fatto bene più che altrove) ed è stata rigettata dalla maggioranza del Consiglio. Ho letto per curiosità il comunicato, in verità prolisso con ciò che ne consegue, della maggioranza comunale salodiana riportato su FB (per correttezza qui https://www.facebook.com/progettosalo/) A parte il sorriso quando ho letto la parola “liberale” ormai ovunque strattonata sono rimasto invece sorpreso dalla pochezza della analisi storica, in modo particolare quando si ricorda, nella sostanza, che nemmeno gli antifascisti dei precedenti consigli comunali la revocarono. Posto che secondo me alla cittadina converrebbe essere ricordata come “Magnifica Patria e figlia prediletta della Serenissima” come fu evocata per secoli nonostante svariati cambi di schieramento piuttosto che sede della “Repubblica di Salò”, sarebbe il caso che chi si occupa di politica ragionasse e si chiedesse perchè non fu mai revocata nel passato. Non lo fu perchè le ragioni di collocazione storica post bellica, le stesse che originarono la onorificenza a Tito citata sbadatamente a sostegno della ignoranza di cui nelle prossime righe, impedirono per molti decenni di affrontare gli errori catastrofici compiuti nel ventennio, primo fra tutti proprio il togliere ogni connotazione “liberale”. Era invece il momento, per chi pensa di far politica e non strizzare l’occhio, per aprire una riflessione proprio partendo da Salò non sulla reciproca legittimazione di vincitori e vinti che nella vulgata significa sdoganamento coincidente degli eredi del comunismo e del fascismo ma sulla eredità del consenso di cui il fascismo godette fino ai bombardamenti sulle città iniziati nel ’42, vera svolta per il regime. E sarebbe stato utile non “rifiutare” quella eredità ma farsene carico perchè, mi spiace, ma nella storia noi stiamo tutti dalla parte di chi ha perso la guerra nonostante la concessione dei trattati di Parigi avendo appoggiato un regime che volle una guerra di aggressione che trovava ampio consenso quanto lo trovò la rinunzia alle libertà. La storia è una cosa dove non si possono dimenticare le colpe dei padri, dove esse ricadono sulle generazioni successive pena il pericoloso oblio. Ma forse una riflessione storica così imponente ha fatto tremare i polsi a chi nel comunicato, finalmente rimettendomi di buonumore, è riuscito a citare possibili ostacoli burocratici dovuti ad un conferimento della cittadinanza non con atto del consiglio ma con il succitato decreto di un funzionario prefettizio, una cosa che avrebbe fatto alzare il sopracciglio pure nella Agenzia Stefani che a Salò ebbe ultima redazione. Per non parlare della immancabile voglia di marcare la differenza tra gli eredi, sbiaditi, della Magnifica Patria dalla malsopportata Brescia, oltretutto rea di essere retta dalla sinistra. E niente, per qualcuno la storia non passa e, soprattutto, non la si studia.
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