Storia
Quei quattro ebrei che raccontarono per primi il genocidio degli armeni
Chi non parla degli stermini che ha compiuto o risponde in maniera infastidita a chi gliene chiede conto è disponibile a dare altre volte prova della propria efficienza nel distruggere le vite degli altri. All’inizio fu il genocidio armeno. Aveva alcune caratteristiche che lo rendono paradigmatico: le marce forzate; l’uccisione degli uomini, la deportazione verso il nulla di donne, vecchi e bambini, le violenze sui corpi dei sopravvissuti. Era il 1915. A cento anni esatti, quel genocidio per molti turchi non sarebbe mai avvenuto.
Pro Armenia. Voci ebraiche sul genocidio armeno (Giuntina), è un libro singolare, in cui le voci e i sentimenti di chi a lungo ha subito le persecuzioni si misurano con la condizione di assistere al genocidio degli altri e si scopre non indifferente. E’ elemento che sembra banale, ma su cui è bene richiamare l’attenzione.
Spesso chi subisce violenza non riesce a guardare la violenza che altri subiscono e rimane a contemplare la sua, pensando che niente la eguaglierà. E soprattutto perché chi ha subito violenza o è stato vittima reiterata di persecuzioni spesso avvenute nel e facilitate dal silenzio generale intorno, risponde alla visione di altre violenze.
Lewis Einstein, André Mandelstam, Aaron Aaronsohn, Rapahel Lemkin con il racconto la rievocazione, la testimonianza e la riflessione culturale (Lemkin è quello a cui si deve il varo della parola genocidio) sono quelle voci che ci parlano di quelle settimane tragiche. Il loro racconto in tempo reale è ancor più significativo perché allora furono tra le poche voci che cercarono di attirare l’attenzione, Non ci riuscirono.
Dieci anni fa, nel 2006, sembrava che si fosse aperta una via. “il genocidio armeno – scriveva allora lo storico Marcello Flores – è ormai divenuto un evento storico la cui conoscenza cresce e l’informazione sul quale aumenta di anno in anno. Certamente, nei dieci anni che separano la Turchia dal suo ingresso in Europa, esso diventerà anche lì oggetto crescente di dibattito,ricerca, libero confronto di opinioni” (Il genocidio degli armeni, il Mulino, p. 12).
Circa dieci anni dopo dobbiamo constatare che non è andata così.
Anche per questo è importante rileggerli, oggi, alle soglie del Settantesimo della liberazione di Auschwitrz-Birkenau
Mi piace che Giuntina, casa editrice di cultura ebraica, per riflettere verso il Giorno della memoria abbia mandato in libreria Pro Armenia. Voci ebraiche sul genocidio armeno. Perché non c’è niente di più antiretorico e di universalistico, nel giorno in cui tutti dicono “io voglio ricordare lo sterminio che voi avete subito”, di invitare a riflettere su un evento di cui nessuno vuol parlare. Perché parlare del genocidio armeno è come evocare un fantasma. Un evento che gli eredi degli esecutori negano, e gli eredi delle vittime non si vedono nei fatti riconosciuto. Anche per questo è importante che ci siano voci terze che lo rievocano.
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