Partiti e politici

Per non dimenticare. Nenni padre della Repubblica

2 Gennaio 2020

Ricorre il 40° anniversario della morte di Pietro Nenni, leader storico del socialismo italiano, venuto a mancare il 2 gennaio del 1980.

Ben pochi se ne sono ricordati, per fortuna un post dell’amico prof. Matasso ci ha rinfrescato la memoria per ripensare alla storia e all’opera di un uomo che non si sarebbe dovuto dimenticare.

Nenni è stato uno dei fondatori della Repubblica, un vero democratico che ha pagato il suo impegno col sacrificio della figlia Vittoria, morta nel campo di sterminio nazista di Auschwitz nel luglio del 1943.

Era un uomo estremamente generoso, un romagnolo sanguigno, di formazione libertaria, che credeva, profondamente, nei diritti inviolabili dell’uomo. Proprio la sua generosità accoppiata a grande passione politica gli fece commettere l’errore politico più grave della storia del socialismo nel dopoguerra.

L’avere spinto, da leader del partito, i socialisti, allora primo partito della sinistra, ad aderire nel terribile 1948, al Fronte Democratico Popolare, egemonizzato dai comunisti.

Una scelta che ha avuto effetti devastanti sia per il socialismo nazionale sia per la stessa democrazia italiana. Infatti, da quell’esperienza, i socialisti – caduti nella trappola del luciferino Togliatti – ne uscirono con le ossa rotte.

Da allora, e fino alla caduta del muro di Berlino che impose addirittura il cambiamento di nome al partito, i comunisti – che grazie alla loro organizzazione sul territorio e alla ferrea disciplina imposta dai capi, ribaltarono i rapporti di forza con i socialisti – dominarono la sinistra relegando i socialisti ai margini.

Da allora, e per cinquant’anni, la Democrazia cristiana, partito antagonista di centro, fu costretta a governare per necessità, identificandosi col governo del Paese ma, di fatto, impedendo quella sana alternanza che negli altri paesi europei, dalla Germania alla Francia, dalla Svezia ai Paesi Bassi, ha consentito di dare sempre nuova linfa alla democrazia.

A merito di Nenni va però ricordato come, dopo un’accidentata traversata del deserto, sfidando il massimalismo di una parte consistente del partito, sia stato fra i promotori del centrosinistra, l’alleanza con i democristiani, passo importante sulla strada di una riacquistata autonomia dei socialisti italiani nei confronti del PCI.

A Nenni si deve inoltre l’ascesa di Bettino Craxi, il leader che ha messo definitivamente in soffitta il marxismo-leninismo, che ancora veniva considerato il vangelo del socialismo italiano, per sostituirlo con quel socialismo umanitario, alla Proudhon, che meglio rappresentava le istanze di liberazione dell’uomo – piatto forte del socialismo – e la compatibilità con il sistema democratico.

Proprio quelle scelte, peraltro condivise da Nenni, Craxi riuscì a fare rinascere l’orgoglio socialista.

Ricordare Nenni, e sarebbe il caso che questo ricordo fosse accompagnato da una grande riflessione storica e politica, oltre che un dovere morale può essere, anche, una chiave per capire i drammi della politica italiana di oggi.

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