Storia
Parola alle donne, ricordando le ventuno madri della Costituzione
Il 2 giugno 1946 ventuno donne vengono elette all’Assemblea Costituente. Il risultato sancisce di fatto l’accesso alla rappresentanza politica da parte delle donne. L’Italia in quel momento esce da una dittatura lunga vent’anni che ha cancellato i diritti civili e da una guerra rovinosa che ha distrutto il paese. Le italiane hanno ottenuto il diritto di voto l’anno prima con il decreto Bonomi dell’1 febbraio 1945 e in seguito, nel marzo del 1946, anche l’esercizio dell’elettorato passivo, cioè la possibilità di essere elette.
L’idea diffusa fino alla fine dell‘800 è che la donne non abbiano capacità di decidere e legiferare, dovendo occuparsi della famiglia, dei figli. Le donne sono ritenute il sesso debole, troppo emotive. Un’idea che peraltro non ha abbandonato del tutto nemmeno la società contemporanea, nonostante gli enormi passi avanti fatti, grazie prima di tutto alle Costituenti.
Le donne nel 1946 rispondono infatti alla chiamata al voto con un’affluenza altissima in tutta la penisola, ma le ventuno elette all’Assemblea Costituente si guadagnano la consapevolezza e l’opportunità storica di rappresentare le istanze del mondo femminile italiano, oltre a quelle dei partiti di riferimento.
Il volume, ideato dalla Federazione Italiana Associazioni Partigiane, “Le Costituenti. La parola alle donne” ricostruisce il difficile percorso delle battaglie del movimento femminile emancipazionista di inizio Novecento che porta al riconoscimento del diritto di voto nel febbraio del 1945. Edito da Biblion Edizioni il libro è curato da Federica Artali, Roberta Cairoli e Marina Cavallini nell’ambito del progetto “Le donne e la Costituente”.
Le 21 protagoniste, a cui tutti dobbiamo essere grati ma che purtroppo sono troppo spesso poco conosciute, vengono raccontate attraverso lo strumento della biografia e rappresentate mediante illustrazioni originali di Genni Ciociola. Per rendere inoltre più fruibili i contenuti alle nuove generazioni i capitoli sono corredati da box tematici, schede e fonti documentarie di diversa tipologia per stimolare approfondimenti e riflessioni.
Nessuno sviluppo democratico, nessun progresso sostanziale si produce nella vita di un popolo se non è accompagnato da una piena emancipazione femminile; e per emancipazione noi non intendiamo solamente togliere barriere al libero sviluppo di singole personalità, ma un effettivo progresso e una concreta liberazione per tutte le masse femminili
Queste parole le pronuncia Teresa Mattei nel suo discorso all’Assemblea Costituente del 18 marzo del 1947. L’anno prima, a 25 anni, è la più giovane deputata a entrare a Montecitorio, una delle ventuno donne elette nell’organo che ha l’onore e l’onere di elaborare la Costituzione.
Teresa nasce a Quarto in provincia di Genova il primo febbraio 1921 da Clara Friedman e Ugo, in una famiglia borghese di intellettuali cattolici e antifascisti. Ha sette fratelli e sorelle. Il padre, mazziniano e liberale, dopo la Prima guerra mondiale diventa un convinto pacifista. A causa delle persecuzioni fasciste la famiglia è costretta a spostarsi più volte da una città all’altra. Nel 1933 i Mattei si stabiliscono a Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze, dove rimangono fino al 1953. La loro casa è frequentata da figure di spicco dell’antifascismo italiano, tra cui Piero Calamandrei.
Nel 1938 Teresa, che frequenta il Liceo Classico Michelangelo, viene espulsa da tutte le scuole del Regno per aver protestato contro le leggi razziali. Consegue così la maturità da privatista e si iscrive a lettere e filosofia. Nel 1942, con il fratello Gianfranco, entra a far parte del Partito Comunista clandestino. Durante la Resistenza, Teresa, con il nome di battaglia di “Chicchi”, è attivissima nel Fronte della Gioventù, fa la staffetta, porta armi e ordini, tiene i collegamenti tra i diversi gruppi partigiani, fa parte dei Gruppi di Difesa della Donna, con i quali organizza tra le operaie lo sciopero del marzo 1944, e sceglie di prendere parte anche alla lotta armata nei GAP di Firenze. In quel periodo conosce Bruno Sanguinetti, dirigente del partito che sposerà nel dopoguerra in Ungheria e dal quale ha un figlio.
Nel dopoguerra continua l’attività politica nella Federazione comunista di Firenze, e nell’UDI (Unione Donne Italiane). È lei, insieme a Rita Montagnana Togliatti, a proporre che in occasione dell’8 marzo, per celebrare la Giornata internazionale della donna, venga regalata alle donne la mimosa. Con le elezioni del 2 giugno 1946, Teresa viene eletta nelle liste del PCI all’Assemblea Costituente. Qui si propone di portare i problemi delle ragazze italiane, reclamando per loro libertà di lavoro senza più alcuna limitazione. Nel 1947 fonda con Maria Federici, esponente democristiana, l’Ente Nazionale per la Tutela Morale del Fanciullo, assicurando ai bambini orfani di partigiani protezione e cura durante la difficile ricostruzione del Paese. Nel 1955 Teresa rifiuta la candidatura alle elezioni per la Camera dei deputati e, in dissenso con la politica di Togliatti, viene espulsa dal PCI. Rimasta vedova, si risposa con Iacopo Muzio, partigiano e comunista, e ha altri due figli; alla fine degli anni ’60 si separa.
Lontana dalla scena politica istituzionale, continua ad impegnarsi per la tutela dell’infanzia e si dedica ad elaborare nuovi metodi di educazione infantile e nuove proposte didattiche. È il 1998 quando Teresa propone l’integrazione dell’articolo 3 della Costituzione, con l’aggiunta di «bimbi compresi» dopo «pari dignità di tutti», «perché i bambini sono cittadini come gli altri». Nel 2004, insieme al figlio Rocco, partecipa, con i ragazzi delle scuole della Provincia di Pisa, al pellegrinaggio dell’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti e pronuncia, a Mauthausen, un importante discorso a più di 200.000 ragazzi di tutta Europa.
L’urlo silenzioso di tutti i morti che sono stati determinati dal fascismo, dalla guerra, dalle ingiustizie, [può] essere il nostro urlo, un urlo di pace ma anche di costruzione di una società nuova. Non possiamo vivere in una società vecchia con delle basi vecchie. E le basi nuove, ragazzi, siete voi!
Teresa Mattei si spegne il 12 marzo 2013 all’età di 92 anni.
Nel 1948 a conclusione dei lavori dell’Assemblea Costituente il Presidente Umberto Terracini rivolse ai deputati riuniti nell’Aula di Montecitorio un discorso di ringraziamento e di commiato e disse:
per uno spirito non di cavalleria ma di leale riconoscenza vorrei ricordare in questo momento le nostre colleghe. Non dimentichiamo che è la prima volta che in quest’Aula hanno seduto delle donne italiane, ed esse pur portando qui la voce di molte posizioni politiche ci hanno insegnato che nei momenti più importanti, in cui si trattava di stabilire i punti fondamentali per la nostra vita, esse hanno saputo trovare le parole più acconcie ad esprimere, unitariamente, il pensiero di tutte le donne italiane.
La storia completa di Teresa Mattei e delle altre ventuno Costituenti potete leggerla nel libro edito da Biblion Edizioni. La loro intensa passione politica le ha portate a superare i tanti ostacoli che all’epoca rendevano difficile la partecipazione delle donne alla vita politica. La stessa passione che ognuno di noi dovrebbe avere nell’affrontare le sfide del nostro tempo.
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Le autrici del volume “Le Costituenti. La parola alle donne”
Federica Artali
Federica Artali è stata coordinatrice dei progetti di ricerca e didattica della FIAP (Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane) e della Fondazione Aldo Aniasi. È laureata in Didattica della storia e ha conseguito il master in Pari Opportunità e Studi di Genere. In passato ha collaborato con il Centro Donne e Differenze di Genere dell’Università degli Studi di Milano e ha svolto come libera professionista attività di ricerca e formazione (per minori e adulti) per enti pubblici e privati sugli studi di genere, le pari opportunità, la storia delle donne e la storia di genere.
Marina Cavallini
Marina Cavallini, laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Milano, dopo aver insegnato in Istituti secondari di secondo grado si è occupata di tematiche di genere. Ha ottenuto l’attestato di qualificazione professionale di Consigliera di Parità e frequentato il corso di perfezionamento post-laurea in Genere e processi formativi presso l’Università Bicocca (Facoltà di Sociologia e Scienza dell’Educazione). Ha collaborato come libera professionista per progettazione, coordinamento e docenza nell’ambito di progetti italiani ed europei per la promozione delle pari opportunità, della cultura e delle politiche di genere, della lotta agli stereotipi di genere. È stata per due legislature Vicepresidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Lombardia e Presidente, anche a livello europeo, di diverse Associazioni femminili attive per la promozione della presenza femminile nella società. Collabora con la Casa delle Donne di Milano. Per FIAP e Fondazione Aldo Aniasi ha coordinato e partecipato alla realizzazione di diversi progetti. In rappresentanza della Fondazione Aldo Aniasi fa parte della Segreteria e del Comitato Organizzatore di Milanosifastoria, un progetto pluriennale partito nel 2014, promosso dalla Rete Milanosifastoria e dal Comune di Milano per il rilancio della cultura e della formazione storico-interdisciplinare nell’area milanese.
Roberta Cairoli
Roberta Cairoli ha conseguito il dottorato di ricerca in Società europea e vita internazionale nell’età moderna e contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano. Si occupa prevalentemente di storia delle donne e delle differenze di genere, di storia politica e di didattica della storia. È membro del consiglio direttivo dell’Istituto di Storia Contemporanea “P. Amato Perretta” e del Comitato provinciale della FIAP di Milano. Ha partecipato a diversi convegni nazionali e internazionali. Fa parte del gruppo di ricercatori che collabora al progetto L’atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, promosso dall’Istituto nazionale “Ferruccio Parri” e dall’ANPI. Tra le sue principali pubblicazioni: Nessuno mi ha fermata. Antifascismo e Resistenza nell’esperienza delle donne del Comasco (1922-1945), Nodolibri – Istituto di Storia Contemporanea “P. Amato Perretta”, Como, 2005; Dalla parte del nemico. Ausiliarie, delatrici e spie nella Repubblica sociale italiana (1943-1945), Mimesis, Milano, 2013; è curatrice del volume Fatti e idee della Resistenza: un approccio di genere, Biblion Edizioni, Milano, 2013; con Debora Migliucci ha curato Istituzioni, diritti e passioni. Nilde Iotti e le parole della politica. Interviste 1979-1993, Biblion Edizioni, Milano, 2012; con Federica Artali ha curato Viva L’Italia. Donne e uomini dall’antifascismo alla Repubblica. Strumenti per una didattica della Resistenza in ottica di genere, Enciclopedia delle donne di Milano, FIAP, 2015 e Fare l’Europa. Europeismo e antifascismo: i fatti e i protagonisti, collana “I nuovi quaderni della Fiap”, Edizioni Enciclopedia delle donne di Milano, Milano, 2016.
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