Storia
Netanyahu, e ora come la mettiamo con i revisionisti?
Tra le certezze della vita, in un mondo precario sin dai tempi di Pangea, potevamo annoverare il caffè espresso italiano dopo pranzo e il fatto che chiunque mettesse in dubbio la storiografia ufficiale dell’Olocausto sarebbe stato messo al bando sociale, come un escluso o un bohémienne parigino. E ora che il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha sdoganato il revisionismo sull’Olocausto che si fa? Il rappresentante politico del discusso stato di Israele che si mette a dubitare della versione ufficiale della storia riguardo la soluzione finale nazista: Hitler non avrebbe mai pianificato di sterminare gli ebrei, ha detto Netanyahu durante il congresso mondiale del sionismo, ma solo di allontanarli dai territori del Reich, l’idea venne al Gran Muftì di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini, leader palestinese nazionalista, nel 1941. ‘‘Husseini andò da Hitler e disse, se li espelli soltanto, loro verranno qui. Hitler allora domandò cosa potesse fare, e lui rispose, bruciali’‘. Interrogato ancora riguardo la teoria che apre diverse controversie storiche, Ben ha risposto che non aveva alcuna intenzione di rivalutare la figura di Hitler, ma che bisogna prendere atto del ruolo attivo del Muftì, che incoraggiò Hitler, Ribbentrop e Himmler a sterminare gli ebrei in Europa.
La caduta di stile di Netanyahu, in qualità di rappresentante politico dello stato di Israele e della comunità ebraica, sta soprattutto nell’aver buttato benzina sul fuoco delle tensioni che nelle ultimi settimane stanno incendiando gli animi tra Palestina e Israele, tanto che si parla di un’imminente Terza Intifada. Come si potrebbe essere così ingenui da non pensarci?, dunque deve averci pensato per forza, che evocare Husseini come ”mandante morale” dello sterminio degli ebrei in Europa avrebbe acceso polemiche in mezza Europa, ma soprattutto avrebbe acuito lo scontro con i palestinesi, ora nel ruolo di magic guest star della Shoah grazie al Muftì. Senza dimenticare le luci della ribalta di cui oggi potrebbero godere i sileziosi revisionisti di mezzo mondo, da sempre invisi per quel vizietto di metter le pulci alle orecchie della storiografia ufficiale, e da sempre messi ko con l’accusa di filo-nazismo e anti-semitismo. Ora che Netanyahu, né filo-nazista né anti-semita, può permettersi il lusso di indicare percorsi alternativi della storia, perché non dovrebbero uscire con la testa dal guscio anche loro? Del resto ci sarebbe da creare mondi paralleli della storia davvero strani, a pensarci su. Come scriveva Odifreddi qualche tempo fa (epurato da La Repubblica per aver scritto che le camere a gas sono un’opinione), le verità storiche sono diverse da quelle matematiche – dimostrate in maniera logica e controllata, perché ‘‘si basano su testimonianze di varia mano”.
Tra le testimonianze di varia mano che potremmo raccogliere in giro (oggi poi il web regala perle) c’è sicuramente l’amicizia che legava Adolf Hitler a Husseini, tanto che ci sarebbe da lavorare su un’eventuale pista di collaborazione tra Islam e nazismo (e c’è chi l’ha fatto). Del resto non è forse uscita fuori anche una pista che vuole il Papa Pio XII fosse pronto ad assassinare Hitler? Si potrebbe giocare anche così, con un grande piano di scontro tra religioni secolari capitato sulla terra nel Ventesimo secolo, una lotta tra ebraismo, cattolicesimo e islam in cui ha perduto solo Hitler. E ancora, perché non indagare sugli inglesi, visto che la Palestina all’epoca era un protettorato britannico, e il sionismo era già iniziato da tempo, e agli inglesi non andava mica di buon occhio vedersi sottrarre pezzi di terra dagli ebrei. Il gioco della storia insomma è incredibilmente aperto, sconfinato, e Netanyahu ha regalato nuova linfa vitale al futuro. Il tutto, per alimentare scontri in casa propria. Che piccolo genio del male, chissà se gliel’ha suggerito un Muftì.
Foto di copertina: Benjamin Netanyahu mostra al presidente francese Hollande la Hall of Names
al Memorial Museum dell’Olocausto di Gerusalemme
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