Storia

Mussolini e Lenin, due nemici

1 Dicembre 2017

Una formula originale per un libro di storia come “Mussolini contro Lenin”, edizione Laterza, dello storico Emilio Gentile. Originale perché mette a confronto due figure, a su giudizio, asimmetriche sul piano culturale ma anche sul piano del dominio degli eventi.

Due forti personalità che, anche se condivisero per un certo periodo la stessa città come luogo d’esilio, forse non si incontrarono mai ma che, soprattutto il primo, parlo di Mussolini, ad un certo punto della sua esperienza politica, considerò il secondo quasi un ossessivo bersaglio.

Mussolini e Lenin furono personalità profondamente diverse per formazione e per obiettivi; Lenin fu, infatti, un rivoluzionario con un progetto chiaro fin dall’inizio, che fece precedere la sua esperienza pratica da un forte impegno di studio – trascorse molto del suo tempo nelle biblioteche delle città che gli furono rifugio – di cui fu parte significativa l’approfondimento dei testi sacri del marxismo. La sua forte personalità ed il bagaglio culturale lo posero, infatti, nella posizione di costruttore di eventi fra i quali, appunto, la rivoluzione di cui assunse la guida indiscussa.

Mussolini, il cui bagaglio culturale non era all’altezza di quello del suo rivale, era invece un giornalista, aduso alle parole forti, che attizzava il fuoco ma che sostanzialmente, nell’azione pratica, si poneva nella posizione di osservatore, colui che aspetta come vanno a finire gli eventi. Molti affibbiarono al duce del fascismo una genealogia leninista ma Mussolini, ci spiega Gentile, rifiutò sempre di essere considerato tale, e la sua antica disistima per il fondatore della Russia sovietica fu sostanziata da tutta una serie atti, dichiarazioni e scritti che non lasciano ombra di dubbio sulla sua posizione.

Sostiene Gentile che, nonostante questo, senza sapere l’uno dell’altro, fino al 1914, percorsero una strada comune, tanto che Lenin fu favorevolmente impressionato di quella “scelta giusta” che Mussolini indicò n occasione del congresso socialista di Reggio Emilia nel corso del quale praticamente assunse la guida del partito eliminando l’ala riformista. Quel percorso, tuttavia, si interruppe con la scelta di Mussolini a favore della guerra mentre Lenin restava fermo nella sua posizione pacifista.

Da allora, attraverso le pagine del Popolo d’Italia, Mussolini non cessò mai di attaccare Lenin accusandolo di essere al servizio delle potenze imperiali e giudicandolo espressione del peggiore conservatorismo. Il clou di questo atteggiamento sprezzante arrivò quando Lenin riuscì a conquistare il potere e, soprattutto, quando decise di avviare le trattative per una pace separata. Mussolini, soprattutto a partire del 1920, condannò la dittatura instaurata da Lenin stigmatizzandola come un regime liberticida animato da fanatici intellettuali che non facevano sicuramente gli interessi del proletariato. Il discorso di Gentile si estende pervenendo al rifiuto dell’interpretazione classica che fa del  comunismo e del fascismo fratelli-nemici, insomma il comunismo non avrebbe insegnato nulla al fascismo in merito alla distruzione delle democrazia e alla dittatura del partito unico.

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