Storia
Lucio Mastrogiovanni Tasca, un sindaco contro
Nel settembre del 1943, l’AMGOT, il governo alleato, nomina sindaco di Palermo, il nobile Lucio Mastrogiovanni Tasca, ricchissimo aristocratico e leader dell’ala conservatrice ed oltranzista del Movimento separatista. La scelta del nuovo sindaco era frutto delle segnalazioni della Massoneria alla quale, come anche alle curie vescovili, gli Alleati si erano rivolti per avere indicazioni in merito.
Tasca, personaggio intelligentissimo e di grandi capacità non era amato dal CLN locale che lo accusa di avere “interessi di classe troppo spesso non coincidenti con quelli dei suoi amministrati”.
D’altra parte, il suo Elogio del latifondo siciliano manifestava un programma del tutto antitetico rispetto alle istanze di rinnovamento sociale di cui si facevano carico i partiti del CLN.
Né il sindaco Tasca si limitò alle riflessioni teoriche. La sua fu una sfida continuò cominciare dall’invito formulato agli agricoltori siciliani di difendere il loro “grano” dagli “ammassi nei granai del popolo” che erano stati istituiti dal governo italiano per combattere “la speculazione e il mercato nero, controllato dalla mafia”. Una misura in quel frangente necessaria, quella dei “Granai del popolo”, per consentire di sfamare la gente.
Ad accentuare il conflitto con i partiti politici, che sarebbero divenuti i soggetti egemoni dopo la riconsegna della Sicilia al governo Badoglio nel febbraio del 1944, fu la sua sfida a favore del separatismo.
Ricevendo il ministro russo Vischinsky, che gli comunicava la volontà del suo governo di favorire la riconsegna al Regno sud dell’isola, lasciando stupefatto l’interlocutore, non ebbe peli sulla lingua a manifestare, a nome del popolo siciliano, la sua aperta opposizione.
Ma quel che più urtò la autorità italiane fu l’avere promosso per conto dell’amministrazione comunale, due assemblee, una delle rappresentanze comunali e una di quelle provinciali a Palermo, in funzione di contraltare “all’autorità italiana” appena subentrata a quella Alleata.
Che la misura fosse colma se ne resero conto i rappresentati dei partiti sollecitando l’intervento del ministro dell’interno Salvatore Aldisio. Si frapponeva, tuttavia, un ostacolo giuridico alla rimozione di Tasca. Fra le clausole concordate per la riconsegna della Sicilia c’era infatti quella della non rimozione delle autorità amministrative nominate dal governo alleato.
La soluzione per arrivare al risultato auspicato senza con ciò urtare la sensibilità alleata, fu trovata dallo stesso Aldisio che, nel frattempo, era stato nominato Alto commissario per la Sicilia.
Aldisio fece infatti dimettere gli assessori della giunta Tasca, fra i quali si ricordano il democristiano Bernardo Mattarella e l’Azionista Antonino Ramirez, costringendo così lo scomodo sindaco a lasciare finalmente l’incarico nell’agosto del 1944.
L’uscita di Lucio Mastrogiovanni Tasca non fu indolore, prima di abbandonare la poltrona di sindaco lanciò un provocatorio proclama nel quale denunciava che la dittatura del CNL si era sostituita a quella fascista.
Devi fare login per commentare
Accedi