Storia
Let’s look up: la guerra è un po’ più vicina, ed è più importante di tutto
Mentre in Italia ci chiediamo se Giorgia Meloni farà un governo “alla Alemanno” o un Drgahi in minore, il mondo scivola sull’orlo di un conflitto di larga scala. L’annessione russa di una porzione importante di Ucraina, e l’accettazione di un negoziato da parte di Putin a patto che questi nuovi confini siano riconosciuti, è quello che un tempo si sarebbe definito “decisione irrevocabile”. Parole di Mussolini, che a cent’anni dalla sua ascesa al potere mostrano una sinistra attualità.
Di fronte, di qua, per ora abbastanza lontani dal fronte – fortunatamente – ci siamo noi. L’Europa, che è un’espressione geografica. L’unione Europea, che in teoria è qualcosa di più ma in pratica non sa bene come definirsi: se con il sostanziale interventismo anti-Putin dei polacchi, con il fattuale filo-puntinismo di Orbàn, la Germania che sfrutta i conti in ordine per tamponare il caro Energia, la solitudine di Macron che sembra l’unico a ricordarsi della politica, e la totale irrilevanza di tutti gli altri, a cominciare da noi.
Siamo, questo è certo, in una terra straniera a tutti noi, e si vede meglio se riguardiamo al tempo in cui ci siamo trovati l’ultima volta al day after di una tornata elettorale. Una coalizione sconclusionata e non benedetta dal voto, quella tra 5 Stelle e Lega, presentava al paese uno sconosciuto avvocato, Giuseppe Conte, e proponeva un anziano economista euroscettico, Paolo Savona, per difendere il nostro debito pubblico in Europa. Una giovane meteora dal luminoso destino a breve termine, Luigi Di Maio, chiedeva l’impeachment per Sergio Mattarella.
Com’eravamo spensierati, quando il problema più grande che avevamo era qualche barcone che, carico di poveracci e gestito magari da qualche delinquente, attraversava il mediterraneo per attraccare nel nostro sud. Oggi nelle nostre case, assieme ai primi freddi che sospettiamo di non poter temperare come in passato, bussa la storia. Non è una bella storia e sappiamo che, pur avendo molte colpe, non è tutta colpa nostra. Ci avviamo al futuro con il fatalismo dei deboli: è il posto che ci meritiamo, da ben prima del 25 settembre.
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