Storia
L’Avanti di Mussolini
Nel dicembre del 1912, dopo il clamoroso successo al congresso socialista di Reggio Emilia, Benito Mussolini, esponente dell’ala rivoluzionaria del partito diviene direttore dell’Avanti, organo ufficiale dei socialisti italiani, fondato nel natale del 1896 con la direzione del social-riformista Leonida Bissolati.
Mussolini da al giornale un’impostazione estremamente aggressiva, la sua penna graffiante e provocatrice attira i giovani e, soprattutto, affascina un sempre più vasto numero di lettori.
Sotto la sua direzione, soprattutto fra il 1913 e il 1914, dalle trentamila copie giornaliere, il giornale passa a sessantamila per toccare, in qualche occasione, addirittura le centomila copie.
Un successo che appare ancor più evidente se si fa mente locale agli iscritti al partito che non andavano oltre il numero di 45.000 a fronte di un milione di elettori. Un successo che risalta ancor di più dal confronto con il quotidiano più diffuso nel Paese, mi riferisco al Corriere della Sera che, allora, toccava la cifra delle 350.000 copie quotidiane.
Scrivono a questo proposito Marcello Floris e Giovanni Gozzini, ed è la chiave del successo, che nella prosa mussoliniana che impronta il quotidiano “piace la retorica rivoluzionaria, il sogno di una palingenesi ormai prossima, il disprezzo per Giolitti e per l’azione riformatrice del Parlamento”.
Ma già il 18 ottobre 1914, con l’articolo “Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante”, quello che sarebbe stato acclamato dalle folle come il duce del fascismo, inizia il suo rapido allontanamento dalle posizioni neutraliste e dal partito, appunto quello socialista, che le sostiene.
La direzione socialista, che era stata convocata proprio per discutere sui rumors che circolavano sul mutamento di posizioni del direttore dell’Avanti, ripudia formalmente la linea di Mussolini sulla “neutralità attiva ed operante” intimandogli di adeguarsi alle direttive del partito.
La contromossa di Mussolini furono le sue dimissioni da direttore dell’”Avanti!” e la decisione, il 20 ottobre successivo, di fondare un suo giornale per parlare, almeno così scriveva, alle masse socialiste e proletarie. Il 15 novembre 1914 esce, dunque, Il Popolo d’Italia con il sostegno finanziario determinante di Filippo Naldi, direttore del “Resto del Carlino”, che procura le risorse necessarie.
Il succedersi rapido degli eventi e gli aiuti finanziari prontamente arrivati a sostegno dell’operazione erano la prova evidente che quelle mosse erano state da tempo programmate e che i burattinai che gli stavano dietro gli avevano fornito delle credibili assicurazioni.
La ferita inferta al partito dalla defezione di Mussolini fu così grave che già il 29 novembre di quello stesso anno, la direzione del partito socialista di Milano, dopo una giornata intera di discussione, decise l’espulsione di Benito Mussolini mentre l’Avanti, la cui direzione era stata assunta da Giacinto Menotti Serrati, pubblicava un editoriale nel quale, con frasi di fuoco, si tacciava l’ex direttore di indegnità morale soprattutto per il modo in cui si era procurato le risorse per la fondazione del suo nuovo giornale.
Per la cronaca, Il Popolo d’Italia, raggiunse punte incredibili di lettori – anche 80.000 – e, com’era prevedibile, ne sottrasse molte altre all’Avanti, che ritornò ai livelli precedenti la direzione Mussolini.
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