Giustizia
La Suprema Corte degli Stati Uniti
“You do what you think is right and let the law catch up”
Tra i teppisti pro Trump che hanno preso d’assalto il Campidoglio la sera del 6 Gennaio, fotografato mentre si aggirava nelle sale del Congresso, con una pelliccia stravagante, un giubbotto antiproiettile e uno scudo antisommossa, c’era Aaron Mostofsky. Figlio di un giudice della Corte Suprema di Brooklyn molto conosciuto nella comunità ebraica ortodossa.
Questo tribunale, fondato nel 1789 è quello dell’ultimo appello, del giudizio finale. Ogni anno i nove giudici ( un presidente e gli altri otto giudici associati), da ottobre a giugno analizzano circa 80 casi controversi che provengono dalle corti inferiori, scelti tra un totale di 8.000 petizioni. La Corte Suprema ha un potere di controllo sui rami dell’esecutivo e del legislativo e sebbene apolitica può plasmare la politica come una legge approvata dal Congresso.
C’è stata molto attenzione sul modo in cui la Corte sostituisce i giudici che hanno un incarico a vita; è il Presidente col consenso del Senato che nomina un nuovo gudice, fatto controverso visto che è interesse del Presidente scegliere una Corte che lo appoggi.
Nel 1930 il presidente Franklin Delano Roosvelt si scontrò con la Corte Suprema che aveva dichiarato incostituzionali diversi provvedimenti del New Deal tra cui il National Industrial Recovery Act. Di tutta risposta, Roosvelt indicò la Corte Suprema agli americani come l’organo rappresentante dei ceti più elevati che si opponeva ad un’equa redistribuzione della ricchezza. Con una mossa cinicamente chiamata “il cambiamento giusto in tempo per evitarne nove”, riuscì a riempire la Corte con nomine di suo gradimento.
Dal 1940 al 1980 la Corte Suprema ha aperto la strada al Movimento per i Diritti Civili, nel 1954 stabilì che la segregazione razziale in posti pubblici fosse anticostituzionale, mentre nel 1973 passò una legge storica che consentiva alle donne di scegliere di abortire.
Devi fare login per commentare
Accedi