Partiti e politici
In ricordo di Enrico Berlinguer
Sono passati 39 anni da quando è morto Enrico Berlinguer: era l’11 giugno del 1984; durante un comizio a Padova per le elezioni europee, quattro giorni prima, il segretario del partito comunista italiano fu colpito da un grave ictus.
Lo ricordiamo attraverso tre grandi giornalisti, Indro Montanelli, Giampaolo Pansa, Eugenio Scalfari. In un bellissimo articolo apparso sulle colonne de “Il Giornale”, si espresse con giudizi lusinghieri Indro Montanelli: il titolo di per sé significativo era il segno inequivocabile della sua inconcussa stima per il segretario del Pci: “Carissimo nemico”.
“Un uomo introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario, di abitudini spontanee, più turbato che allettato dalla prospettiva del potere, e in perfetta buona fede di cui ci resta un programma sociale, politico, economico, etico e morale, uno scritto basilare per il futuro democratico e di progresso del nostro Paese” (Indro Montanelli).
Ci furono funerali ove la partecipazione popolare fu imponente e straordinaria: anche Pertini si commosse ed il feretro fu trasportato a Roma sull’aereo presidenziale.
Diede il suo saluto toccante alle Botteghe Oscure pure Giorgio Almirante, perché ne apprezzava la dirittura morale e la specchiata onestà.
Berlinguer aveva avuto la brillante intuizione di tranciare una cesura, un taglio della politica del Partito Comunista italiano dall’Unione sovietica. Infatti, aveva ritenuto che la spinta propulsiva dell’URSS si fosse esaurita e cercava una “terza via” con l’eurocomunismo che non riconosceva il primato dei russi. Questo perché non era concepibile propugnare l’eguaglianza ed il progresso sociale, tra l’altro insiti nel “Manifesto” di Marx, con la negazione della libertà e del rispetto dei diritti umani, conculcati in un regime dittatoriale come quello della Russia di Breznev.
Si ricorderà una famosa intervista concessa a Giampaolo Pansa (Corriere della Sera 15/6/1976), ove Berlinguer riconosceva il ruolo degli Stati Uniti d’America, paese democratico e civile ed in modo particolare “dell’ombrello protettivo della Nato”; esprimeva dure critiche contro i paesi del Patto di Varsavia, illiberali e antidemocratici.
In un viaggio avvenuto nel 1973 in Bulgaria sventò un grave attentato da parte dei servizi segreti di quel paese.
In una intervista concessa a Scalfari (28/7/1981), aveva posto il tema della questione morale:
“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela […]. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile”.
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