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In difesa, libertaria e in dissenso, di Filippo Facci
Filippo Facci a me è sempre sembrato uno che fa il pirlone per sembrare matto, penna raffinata e voglia infantile di menare le mani, che lo accomuna a tante teste anche molto brillanti, penso a Camillo Langone e allo zio fastidioso al pranzo di Natale Vittorio Feltri, acquartierate a Destra innanzitutto per amore di sedersi dalla parte del torto e per l’uso dei conservatori di pagare molto gli intellettuali che prendono cappello contro le inesistenti minacce comuniste. Mi ricorda quei ragazzi, li abbiamo avuti tutti a scuola tra le medie e il liceo, intelligenti ma volutamente ispidi e strambi, che facevano il possibile per risultare urtanti. A loro piace spararla grossa, dire cacca al pranzo di famiglia, forse perché non hanno superato la fase anale, ma sono fatti loro. Tanto più la cultura progressista imboccava la via del pensiero pettinato, tanto più questi ragazzi strani col gusto della provocazione andavano verso Destra, dove li si capiva e non li si capiva, ma li si lasciava scrivere senza cedere alla tentazione dell’offesa permanente, che ha un po’ rotto anche chi come il sottoscritto a Destra non è mai stato, ma più invecchia meno sopporta la canea e il pianto greco.
Filippo Facci era totalmente inadatto alla RAI, per posizionamento e finanche perché non era neppure in linea col progetto conservatore, che attinge più alla cultura delle nostre nonne che a quella dei ragazzacci e per questo andrebbero tirate le orecchie al funzionario RAI ignorante e lecchino che l’ha proposto senza criterio. Deve scrivere le sue cose, bene nella forma, quasi mai nel contenuto, su fogli gaglioffi come Libero, che io mi guardo bene dal leggere, considerandolo la versione quotidiana di quei giornali che si trovano nei supermercati in America, che sparano in copertina la notizia che Hillary Clinton è un’aliena (in Men in Black 1 Tommy Lee Jones spiega che servono agli extraterrestri per comunicare con noi). Scrivendo su Libero cose che devono innanzitutto “epater les marxistes”, che non lo leggono, capita molto spesso che gli slitti la frizione, come è successo a proposito della storiaccia del figlio di La Russa e della sciagurata ragazzina. Ha scritto una minchiata, non la prima non l’ultima. Fuori luogo certamente, ma non mostruosa e soprattutto non tale da giustificare presso degli adulti la reazione pavloviana che ne è seguita, il “crucifige!”. Non doveva andare in RAI indipendentemente, ma la polizia del pensiero anche no.
Non sono d’accordo, di questi tempi tocca ripeterlo, con il 90% delle cose che scrivono Facci e Feltri e non darei un’unghia perché possano esprimersi, sono destrorsamente fatti loro e hanno le spalle grandi, ma trovo mortificante questa mandata all’ammasso collettiva dei cervelli dell’opinione pubblica progressista, l’intolleranza per il dissenso, il disco rotto che grida “Fascista!” a ogni pensiero non woke. Soprattutto se da cinema per tenere calda la tifoseria politica diventa unico contenuto. Che palle. Senza contare che, dopo averci asciugato con l’importanza della lingua, l’apposizione dell’aggettivo fascista a ogni idea e ogni persona della Destra è sciatta e stupida, un segnale di non pensiero (lo dico anche da storico). Facci non è fascista, è un anarchico libertario, come Feltri, e quelli come lui durante il Regime avrebbero fatto una brutta fine, mentre bei tomi come questo avrebbero sguazzato. Anche l’argomento che l’intolleranza va combattuta casa per casa non gli si attaglia, basta leggerlo per sapere che non è Salvini, ma un peccatore rompiballe.
Imparate perdio a scegliervi i nemici giusti e lasciate che i matti facciano il loro, siete adulti, non vi succede niente. Michela Murgia, che iddio la conservi, dice le sue fesserie, Facci le sue, se volete le leggete, se non volete non le leggete, basta scandalo permanente. Se poi riuscite a digerire solo pensierini educatissimi come quelli di Marco Damilano, perché alla fine siete anche voi un po’ quaccheri, solo con la gorgera arcobaleno, mi dispiace per voi.
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