Costume
Il “tocco” del re
31 maggio 1824, Saint Marcual, Reims.
Assiso sul trono, paludato dai pesanti paramenti regali, reggendo fra le mani lo scettro, il simbolo del potere regio, e attorniato da paggi e dignitari di corte, Carlo X, l’ultimo sovrano a fregiarsi del titolo di re di Francia, ha di fronte una folla di uomini e donne di ogni ceto.
Si tratta di quasi centotrenta infermi tutti in trepida attesa d’essere silenziosa chiamati al suo cospetto.
Ad un segnale convenuto, uno dopo l’altro, gli infermi lasciano il gruppo, si appressano al trono e lì s’inginocchiano davanti al sovrano che, con gesto plateale, li tocca mentre pronuncia solennemente le rituali parole : “Il re ti tocca e Dio ti guarisce”. Conclusa la cerimonia, un vescovo, all’apparenza infastidito – la cerimonia non trovava consenso nella parte più progressista del clero – dà la benedizione finale e invita gli astanti a lasciare la sala.
Cosa accadde dopo quel tocco ?
Qualcuno giurò che esso avesse avuto l’effetto prodigioso atteso dall’infermo, parlo della sospirata guarigione, certo fu che quella celebrazione rituale ebbe come conseguenza di indignare la sensibilità la parte più radicale dell’opinione pubblica francese.
Bisogna anche aggiungere che ci fu anche chi ci rise sopra e, per la cronaca, di questo ridere si trovò riscontro nelle vignette sarcastiche di gazzette e fogli vari che non si fecero scrupolo di mettere alla berlina un sovrano ottuso che si considerava re per diritto divino e che sognava di cancellare otto secoli di storia per ritornare alle origini della regalità capetingia riesumandone i riti e quell’apparato che sacralizzava la funzione regale.
Quella cerimonia appariva, infatti, paradossale per i tempi in cui viveva Carlo X. Non pochi, pur monarchici e tradizionalisti, avevano infatti consigliato, senza successo, lo stesso sovrano a non prestarsi a quella che, riservatamente, consideravano una “pagliacciata” e che era la riproduzione di un rito abbastanza comune nel basso medioevo oggetto di un ponderoso, e ancora attuale, studio di Marc Bloch, dal titolo “I re taumaturghi”.
Per la nostra curiosità il re guaritore, e cioè l’esplicitazione della convinzione che il sovrano fosse in grado di guarire malati affetti da “scrofola”, una forma di tubercolosi, era abbastanza comune nel Medioevo.
Una storia che, però, apparteneva ad un contesto storico particolare, in cui era in atto lo scontro fra il re, che pretendeva d’essere riconosciuto sacerdote e la Chiesa che si opponeva a questa sacralizzazione.
Una cerimonia dunque, lontana che nel XIX secolo – dopo il bagno del rivoluzionario e l’ondata desacralizzante che ne era seguita – appariva, dunque, quantomeno anacronistica.
La cerimonia messa in atto da Carlo X poteva essere considerata un di fatto un assurdo atto, una sfida alla storia che, insieme a tutta una serie di altri atti – come “Le ordinanze di Saint-Cloud” con le quali aveva contribuito ad abrogare la costituzione concessa dal fratello il furbo Luigi XVIII, suo predecessore – ebbero l’effetto di offendere la sensibilità popolare.
Non apparve, dunque, casuale che, il 27 luglio 1830, i francesi – ma non dimentichiamo che in questo caso c’era stato lo zampino della borghesia massonica – scendessero ancora una volta in piazza abbattendo la monarchia borbonica e costringendo lo stesso re, dopo la formale abdicazione ad abbandonare, insieme alla famiglia, in tutta fretta la Francia.
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