Storia
Il sogno di una cosa
Sul portale de il Narratore esiste anche una nicchia dedicata agli audiodocumentari, un genere soltanto in apparenza giovane e che ha una chiara vocazione radiofonica.
Radio3, ad esempio, porta avanti da anni il programma Tre Soldi, in cui il giornalismo di inchiesta e il reportage trovano nel genere dell’audiodocumentario una declinazione spesso sapida, intrigante e spregiudicata, con un occhio di riguardo nei confronti di uomini e donne messi ai margini anche quando si rivelano portatori di un’umanità rorida quanto sconosciuta. Storie minori, quindi, ma da inserire a pieno titolo nella Storia con la lettera iniziale maiuscola; e storie morali, nel senso più nobile del termine. Gli appassionati cultori del genere, inoltre, possono trovare in Audiodoc e Docusound due punti di riferimento imprescindibili.
Tra i più significativi autori italiani di audiodocumentari figura Andrea Giuseppini: sensibilità e rigore gli consentono di approdare a risultati, per intensità ed efficacia, sinceri e commoventi; ci riferiamo qui a Il sogno di una cosa, Le storie di Stanka e Maria, Le voci di San Sabba, Porrajmos e Soldati di Badoglio.
Tra questi, Il sogno di una cosa. Contadini e operai friulani e monfalconesi nella Jugoslavia di Tito – prodotto da Radioparole e Amis con il patrocinio dell’assessorato alla cultura della regione Friuli Venezia Giulia (2006) – prende in prestito il titolo dall’omonimo romanzo d’esordio di Pier Paolo Pasolini e racconta la storia dell’emigrazione nella neonata Repubblica federativa socialista jugoslava di alcune migliaia di friulani, cui fa da contraltare il contemporaneo esodo forzato degli italiani, in particolare, dall’Istria e da Fiume. Una storia che muta ben presto e inaspettatamente direzione quando giunge la scomunica di Tito da parte del Cominform (1948).
Le voci dei protagonisti intervistati da Giuseppini riescono a restituire, intatti, il significato, i risvolti e anche il respiro di un’epoca più vicina a noi di quanto sembri di primo acchito; nonché a far rivivere, con dolcezza e pudore, anche il disinganno di queste persone animate da grandi ideali.
La storia raccontata da chi l’ha vissuta in prima persona; testimonianze fervide e preziose che Giuseppini ha amorevolmente raccolto e sottratto all’oblio cui sarebbero forse state destinate; un buon esempio di giornalismo non gridato e rispettoso, che sa “restare sulla soglia” senza però “restarne fuori”.
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