Storia

Il caso Bontempelli: una finestra che ci racconta ciò che siamo sempre stati

29 Dicembre 2020

Giovedì 2 febbraio 1950. Il Senato della Repubblica è chiamato a discutere di Massimo Bontempelli eletto nelle liste del Blocco del popolo, il 18 aprile 1948 prima membro del “Gruppo democratico di sinistra, poi dal 1° gennaio 1949, membro del gruppo comunista al Senato. L’odg è la validità della sua elezione perché curatore nel 1935, di un’antologia scolastica giudicata «di propaganda fascista». Alla fine della giornata, la votazione non conferma la validità dell’elezione.

Paolo Aquilanti in questo suo libro ricostruisce minuziosamente quella giornata: la sua uscita di casa, al mattino, il suo approssimarsi a piedi verso Palazzo Madama, e la scena della discussione pubblica in aula con centro e a destra favorevoli alla decisione di non convalidare la sua elezione in nome dell’antifascismo e una parte di sinistra che presenta molte defezioni.

In quella scena sono significativi anche i silenzi: non c’è un invito da parte del capogruppo del Pci al Senato (Mauro Scoccimarro) a essere presenti in aula per la votazione,; all’interno del gruppo comunista malumori a difendere un intellettuale che pure col fascismo e negli anni del regime ha avuto una storia di impegno pubblico entusiasta (non ultimo come membro dell’Accademia d’Italia); nessuno ricorda, né in quell’aula, né fuori da quell’aula, che Massimo Bontempelli – che nel 1937 aveva preso le distanze dal fascismo – nel 1938 s’era rifiutato di succedere nella cattedra di Attilio Momigliano, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Firenze perché ebreo.

Così il 2 febbraio pomeriggio si snoda la discussione sul caso Bontempelli tra una componente che ha votato la mozione di maggioranza della commissione favorevole alla conferma – per il gruppo comunista prende la parola Umberto Terracini – e una componente di minoranza che chiede il non riconoscimento.

Questa seconda posizione è illustrata dal senatore Alberto Canaletti Gaudenti, esponente della Democrazia cristiana, docente nel Pontificio Ateneo lateranense e nell’Istituto missionario scientifico. Il fatto che Bontempelli, sostiene Canaletti Gaudenti,  abbia redatto una antologia per le scuole nel 1935, approvata e sostenuta dal regime, e poi di nuovo ristampata nel1939 ed esaurita, rientra nei criteri adottati come interdizione alla elezione per cinque anni, approvati dall’Assemblea Costituente il 15 dicembre 1947 (la norma sugli estensori di testi scolastici è del Senatore Tommaso Tonello  che il 2 febbraio 1950 interviene con un linguaggio caustico e ironico nei confronti di Bontempelli, pp. 123-138).

Canaletti Gaudenti, cita nel suo intervento varie dichiarazioni di Bontempelli a favore del duce e del fascismo, e chiude con un’affermazione che riprende la norma transitoria della non eleggibilità che carica anche di un profilo morale “Ma noi, onorevoli colleghi, vi diciamo che anche in nome di un principio morale Massimo Bontempelli non può essere senatore della Repubblica Italiana” [p. 151].

La stessa drittura morale, il partito di Canaletti Gaudenti, né tutti i suoi sostenitori hanno avuto alla Camera dei deputati sei mesi prima (il 15 luglio 1949) a proposito del caso Salvatore Foderaro, deputato eletto nelle liste democristiane, messo sotto inchiesta per gli stessi motivi di Bontempelli e anche egli soggetto a non validità dell’elezione. A differenza di Bontempelli, Foderaro non si era limitato solo a scrivere libri (per la precisione erano due: La milizia volontaria e le sue specialità, Cedam 1939 e La milizia volontaria nel diritto pubblico italiano, Cedam 1940). Era stato anche direttore della rivista “Diritto fascista” nonché capo dell’Ufficio disciplina del PNF. Ma nei suoi confronti quella intransigenza non valeva. E infatti la sua elezione risulta valida.

Radiografia di un paese e di una classe politica di governo intransigenti a “giorni alterni”. Un ultimo dato: Salvatore Foderaro è stato deputato per cinque legislature, fino al 1972.

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