Geopolitica
Henry Kissinger, l’anima nera del XX secolo
Il suo nome incute rispetto e timore in almeno cinque generazioni di politici, militari ed imprenditori: Henry Kissinger, consulente di presidenti, premio Nobel per la Pace nel 1973 (per aver deciso la fine della guerra in Vietnam che lui stesso aveva contribuito a scatenare), compirà nel 2023 cento anni. Un secolo nel quale è stato al centro della storia mondiale, ma non solo per il suo ruolo di Segretario di Stato americano. La parte più importante della carriera di Kissinger inizia alla fine della Seconda Guerra Mondiale quando, agente dei servizi segreti militari in Germania, arruola molti gerarchi nazisti (ed aiuta altri a scomparire) nelle fila delle aziende, dei laboratori scientifici, nell’esercito e nello spionaggio americano.
La sua biografia “dimenticata” parla di come, dal 1944 in poi, abbia pazientemente lavorato all’organizzazione di eserciti segreti, di colpi di Stato, di attentati, di legami tra il governo degli Stati Uniti, le sue lobbies più potenti (e più reazionarie), il neofascismo ed il neonazismo europeo, la massoneria, il Vaticano e persino la mafia. La giustificazione di questo piano che è costato incalcolabili morti: fronteggiare il socialismo ed il comunismo, ovunque, a qualsiasi prezzo. Kissinger, figlio di una famiglia ebrea scappata dalle persecuzioni di Hitler, diventa l’uomo che contribuisce alla sopravvivenza del patrimonio e del capitale umano sconfitti nel 1945, diventando così l’anima nera del nuovo ordine mondiale, che sta andando in pezzi solo adesso per diventare, probabilmente, qualcosa di ancora più spaventoso.
Questo lungo articolo spiega dettagliatamente le sue amicizie, le sue alleanze, le sue decisioni, i suoi intrighi: ci troverete i nomi più spaventosi della storia dell’umanità del XX secolo. E lui, sempre lui, nel bel mezzo, a coordinare gli sforzi di oltre mezzo secolo del sanguinario imperialismo americano.
Scegliere i migliori nazisti: Kissinger nella Seconda Guerra Mondiale
La nostra storia inizia e finisce nella Germania meridionale: Fürth è una piccola città della Baviera centro-settentrionale che, assieme a Norimberga ed Erlangen, forma la principale conurbazione della media Franconia[2]. Il suo centro storico è miracolosamente sopravvissuto alle devastazioni della seconda guerra mondiale, dunque oggi è ancora possibile ammirare il vecchio municipio che viene costruito nella metà del XIX secolo ad immagine e somiglianza di Palazzo Vecchio[3].
Negli anni venti del ‘900 Falk Stern è un ricco commerciante di bestiame, esponente della borghesia ebreo-ortodossa di Fürth; quando la figlia Paula sposa l’insegnante Louis Kissinger, egli li aiuta nell’acquisto della loro prima casa[4]. Qui nasce, il 27 maggio 1923, il primogenito della coppia, Heinz Alfred Kissinger[5]; la vita del giovane Heinz trascorre (assieme a quella del fratello Walter) coltivando la passione per il calcio[6] e per la lettura, fino alla salita al potere di Hitler. Dal 1933 la situazione cambia radicalmente: Louis perde il lavoro, mentre Heinz (il futuro Henry) e Walter incontrano sempre maggiori difficoltà nel condurre una normale esistenza da adolescenti, provando sulla propria pelle l’esperienza della segregazione[7].
Dopo la promulgazione delle famigerate Leggi di Norimberga (1935)[8], i Kissinger iniziano a cercare un modo di lasciare la Germania; grazie al sostegno economico di un parente che abita negli USA, nell’agosto 1938 la famiglia emigra in direzione New York[9], tre mesi prima della Notte dei Cristalli (9-10 novembre)[10], in cui oltre 1000 sinagoghe e 7500 attività commerciali guidate da ebrei vengono distrutte o danneggiate in tutta la Germania, così come ospedali, scuole, cimiteri e abitazioni; circa 30’000 uomini ebrei fra i 16 e i 60 anni vengono arrestati e condotti nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen[11].
Dopo due anni nel Bronx, i Kissinger trovano alloggio nel quartiere di Washington Heights[12], anche noto come “Quarto Reich” per il gran numero di cittadini tedeschi (soprattutto ebrei) che vi abitano[13]. Negli anni che seguono Henry tenta di costruirsi una vita sociale, riuscendo a diplomarsi e ad iscriversi al locale City College, dove segue i corsi serali, lavorando il giorno in una fabbrica di spazzole[14]. Nel gennaio 1943, quasi ventenne, Henry Kissinger è uno dei 16 milioni di uomini che ricevono la chiamata alle armi[15]. Quella che per molti è una iattura, per Kissinger è un’opportunità: notato dai superiori dell’Infantry Replacement Training Center di Spartanburg (South Carolina) per gli alti punteggi ricevuti in alcuni test, viene assegnato all’Army Specialized Training Program (ASTP), programma istituito per mandare i soldati più talentuosi all’università. Egli viene inviato dall’ASTP a studiare ingegneria presso il Lafayette College (Pennsylvania), vicino casa sua, a New York[16]. Diviene cittadino degli Stati Uniti il 19 giugno 1943[17].
Quando il bisogno di truppe dall’Europa induce l’esercito a chiudere l’ASTP, Kissinger viene inviato all’84a Divisione Fanteria presso Camp Claiborne (Louisiana) e, dopo alcuni mesi di addestramento, arriva in Germania il 2 novembre 1944[18]. Mentre molti fra i commilitoni imbracciano il fucile, Kissinger, madrelingua tedesco, viene assegnato alla sezione G-2 (Intelligence) del comando di divisione, diventando in seguito agente speciale del CIC (Counter-Intelligence Corps)[19]; durante la battaglia delle Ardenne (16 dicembre 1944 / 25 gennaio 1945[20]). Kissinger lavora sotto copertura nella città belga di Marche-en-Famenne[21], interrogando i prigionieri di guerra e identificando le spie nemiche[22].
Fondamentale è, in questo contesto, la conoscenza che egli fa di Fritz A. Kraemer: aristocratico tedesco fuggito dalla Germania nel 1933, costui, dopo aver completato gli studi in Italia, si reca negli Stati uniti nel 1939, arruolandosi nell’esercito dopo Pearl Harbour e venendo assegnato dal Generale Alexander R. Bolling al quartier generale dell’84° divisione. Da tedesco non ebreo che sceglie di lasciare il proprio paese in aperto contrasto con l’ideologia hitleriana, Kraemer si ritaglia un posto nell’Intelligence militare, divenendo noto nell’ambiente per le sue lezioni ai soldati sulla natura degenerata dell’ideologia nazista.
Durante una di queste conferenze viene ascoltato dal ventunenne Kissinger, che gli scrive una lettera per comunicargli l’importanza che le sue parole hanno suscitato in lui; nasce un lungo sodalizio, destinato ad influenzare in maniera determinante la vita di Kissinger[24]. In Germania Kraemer gli procura l’incarico di interprete per il Generale Bolling e, in qualità di Sergente nell’unità di controspionaggio dell’84°[25], ne favorisce l’inserimento nella lista di amministratori della città di Krefeld, occupata il 2-3 marzo 1945[26].
Secondo lo SHAEF Public Safety Manual on Procedures, Military Government for Germany, il compito di selezionare gli amministrativi locali per ripristinare il funzionamento della macchina pubblica tedesca è assegnato ai reparti speciali della unità di pubblica sicurezza del governo militare; in assenza di queste unità, a Krefeld sono gli agenti del CIC ad occuparsi di assunzioni e licenziamenti; Kissinger è fra questi, sebbene il suo ruolo non sia mai stato chiarito del tutto. In questo frangente egli, in virtù delle proprie qualità intellettuali, delle conoscenze culturali e linguistiche relative al paese occupato, potrebbe aver fornito un contributo importante nel tradurre i documenti che i nazisti non avevano fatto in tempo a distruggere prima della fuga[27].
Dopo aver partecipato alla liberazione del campo di concentramento di Ahlem[28], nell’aprile 1945 Kissinger, divenuto ora membro del CIC con il grado di sergente[29], giunge con la propria divisione ad Hannover; qui il CIC lo incarica di stanare nazisti ed appartenenti alla Gestapo; incarico in cui egli si distingue sfruttando la conoscenza del carattere, del senso di obbedienza e dell’orgoglio tedesco. Per questo incarico riceve la Stella di Bronzo[30]. I suoi servigi a Krefeld e Hannover gli procurano il posto di comandante del distretto di Bergstraße a Bensheim, Hesse.
Compito del CIC è proteggere le forze USA da azioni di spionaggio, di sabotaggi e di sovversione, procedendo all’arresto di membri delle SS, delle SD (Sicherheitsdienst des Reichführers-SS, l’agenzia di spionaggio delle SS e del partito nazista[31]) e di alcuni membri del partito nazista; al contempo i membri del Counter Intelligence Corps trattengono gli ufficiali dello stato maggiore tedesco in speciali centri Interrogatori e contribuiscono alla ricerca dei migliori scienziati con lo scopo di rendere i loro servigi utili alla causa statunitense[32]. Kissinger (CIC Team 970-59[33]), comandante del distaccamento con sede a Bensheim, diviene il signore assoluto della cittadina: gira con una Mercedes bianca confiscata ad un nazista e risiede in una villa signorile degli anni trenta (anch’essa confiscata) in un sobborgo altolocato e, soprattutto, ha un potere maggiore di quello del governo militare, che include la facoltà di arrestare liberamente le persone[34].
Nell’aprile 1946 l’esercito trasferisce Kissinger da Bensheim ad Oberammergau, una cittadina sulle Alpi bavaresi, dove ha sede la U.S. Military’s European Command Intelligence School[35]; qui egli ritrova Kraemer, uno dei fondatori dell’istituto, che lo ha voluto lì per lavorare come istruttore allo scopo di istruire i soldati circa la società tedesca, per poter meglio scovare i nazisti e ripristinare il funzionamento delle istituzioni civili[36]. Fra gli studenti di Kissinger figurano il futuro professore di Harvard Henry Rosovsky[37] e Helmut Sonnenfeldt, assistente di Kissinger in seno al National Security Council (1969-74) e al Dipartimento di Stato (1974-77)[38].
La vicinanza di Oberammergau a diversi nascondigli montani di nazisti in fuga permette agli agenti del controspionaggio militare di catturare, fra questi, alcuni elementi considerati preziosi per gli Stati Uniti, organizzandone il trasferimento in territorio americano, dove diverranno parte delle forze di difesa nel dopoguerra; il più famoso di questi trasferimenti è quello di Wernher von Braun: sotto il regime nazista è una delle figure principali del programma di sviluppo missilistico, che negli USA fornisce, assieme ad altri eminenti scienziati tedeschi, un essenziale contributo allo sviluppo di programmi missilistici nei successivi vent’anni[40], fra cui l’Apollo[41].
Kissinger e Kraemer sono a conoscenza di queste attività[42], che prendono il nome di operazione Paperclip: più di 1500 scienziati e tecnici con le loro famiglie vengono trasferiti segretamente negli USA[43], sotto la guida dell’avvocato della famiglia Rockefeller, Allen Welsh Dulles[44], che al contempo assolda Reinhard Gehlen, ex spia al servizio del Führer, per arruolare veterani delle SS e della Gestapo in una nuova agenzia segreta, l’”Organizzazione Gehlen” (lo stesso Gehlen diviene poi direttore del BND, il servizio segreto della Gemania Ovest), finanziata dagli USA, che agisce di concerto con la neonata CIA[45], lasciando agli ex-nazisti il compito di creare strutture segrete come Odessa[46] e Die Spinne[47] (il ragno). Queste reti portano alla Ratline, una via di fuga verso l’Argentina (con documenti falsi forniti da Gehlen e dalla CIA) per migliaia di criminali di guerra nazisti ricercati da Israele, Russia, Francia, etc[48]. Tra i collaboratori di Gehlen spicca il nome di Youssef Nada, che da Tangeri organizza i viaggi in nave ed i passaporti falsi per i gerarchi in fuga[49] e, molti anni dopo, verrà coinvolto, con la sua Bank Al-Taqwa, nelle inchieste sul finanziamento dell’attacco dell’11 settembre alle Torri Gemelle di New York[50].
Tra i fuggiaschi figurano personaggi di rilievo come Adolph Eichmann, il famigerato dottor Joseph Mengele, Otto Skorzeny[51], Walther Rauff, Friedrich Schwend e Klaus Barbie – tutti costoro lavorano per la CIA-BND come consulenti dei dittatori di Argentina, Brasile, Cile, Paraguay e Bolivia, gestendo centri di tortura, squadroni della morte e giri di cocaina[52] nell’ambito dell’operazione Condor[53]. Nel 1947 Henry Kissinger lavora come traduttore tedesco nell’Intelligence militare, aiutando Dulles a creare queste reti segrete attraverso interrogatori ai principali prigionieri nazisti detenuti dall’esercito americano, successivamente assorbiti dalla CIA-BND[54]. Barbie, Schwend e Skorzeny lavorano inizialmente per il CIC[55].
Otto Skorzeny è un gerarca speciale, essendo stato inviato da Hitler a liberare Benito Mussolini, prigioniero negli Abruzzi, ed è colui che organizza la rete di spionaggio della Repubblica di Salò dopo l’8 settembre del 1943 – una rete per la quale lavora il giovane fascista italiano Licio Gelli[56] ed alcuni nazisti spagnoli[57]. Pochi mesi dopo, Gelli e Skorzeny organizzano la fuga in Argentina di Herbert Kappler, l’ufficiale nazista che ha ordinato il massacro delle Fosse Ardeatine per vendicare l’attentato partigiano di Via Rasella, a Roma[58]. Alla fine della guerra, e nei mesi successivi, Skorzeny e Gelli lavorano per il CIC come Kissinger, in una rete di spionaggio all’interno della quale è cresciuto il terrorista neofascista Stefano Delle Chiaie[59], il fondatore di Avanguardia Nazionale[60], che poi lavorerà per Gelli e per la CIA in Italia, in Argentina ed in Cile, contribuendo con azioni terroristiche alla cosiddetta strategia della tensione[61].
Propaganda e tortura contro il socialismo: Kissinger negli anni ‘50
Nel luglio 1947 Kissinger torna negli Stati Uniti: viene accettato ad Harvard, dove incontra William Y. Elliott, il secondo grande mentore della sua giovinezza. Elliott è un leggendario professore di storia e scienze politiche, fervente anticomunista, che nei suoi trentotto anni di lavoro ha diretto le tesi di dottorato di futuri esponenti politici di spicco, fra cui Pierre Elliott Trudeau (Primo Ministro canadese, padre di Justin, anch’egli divenuto premier), Ralph J. Bunche (premio Nobel per la pace nel 1950 e Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite). In qualità di suo tutore nel Government Department di Harvard, Elliott introduce Kissinger allo studio della filosofia europea (Homer, Spinoza, Kant, Hegel)[63], apprezzando nel suo protetto, come già Kraemer, un grande senso della storia come panacea contro il nichilismo e il conformismo, oltre che come complesso di istruzioni per il futuro agire[64].
Alla fine degli anni ‘40 Elliott è direttore del personale della commissione della Camera per gli affari esteri e per gli aiuti esteri; è inoltre membro del Policy Planning Board (consiglio di pianificazione politica) dell’NSC (National Security Council)[65]. Vicino a Richard Nixon dalla fine degli anni ‘50, scrive i discorsi della campagna elettorale che lo stesso Nixon perde di misura contro Kennedy nel 1960, è successivamente consigliere senior al dipartimento di Stato sotto le presidenze Kennedy e Johnson[66]. Preside della Harvard Summer School dal 1950 al 1960[67], Elliott sostiene Kissinger al punto da metterlo a capo di un progetto che segna indelebilmente la carriera del giovane: L’International Seminar.
Questo viene pensato da Kissinger come un’opportunità di scambio e conoscenza per brillanti europei che, per ragioni belliche ed economiche, non hanno avuto modo di conoscere gli Stati Uniti, attraverso la quale imparare a conoscere il lato migliore degli USA in un momento in cui forte è la necessità di sottrarre al comunismo quante più menti promettenti possibile[68]. Dopo il primo seminario del 1951, Kissinger ed Elliott fondano Confluence, un giornale che dà voce alle istanze e discussioni emerse nel corso dell’evento[69]. Attraverso Confluence il nome di Kissinger raggiunge per la prima volta le pagine del New York Times[70]; nel corso degli anni, agli europei si aggiungono studenti da Africa, Asia e America latina, aumentando la risonanza del dibattito generato dai seminari.
Il giornale acquisisce una notorietà impensabile per una pubblicazione accademica, raccogliendo così contributi da figure di spicco in ambito politico e culturale, come McGeorge Bundy, Hannah Arendt, André Malraux, Alberto Moravia e Denis Healey[71].
La ricerca di fondi per mantenere in vita il progetto impegna la maggior parte del tempo di Kissinger in quel periodo. Il denaro necessario proviene, fra gli altri, dall’università e dalle fondazioni Ford e Rockfeller. Nel 1967, nove anni dopo la chiusura di Confluence, si scopre che la CIA è stata fra i principali finanziatori del giornale e dell’International Seminar[72]: nel 1953 un gruppo chiamato “Friends of Middle East” inizia ad elargire donazioni per un totale di poco inferiore ai 250.000 USD. Kissinger ha sempre negato di conoscere la mano della CIA dietro “Friends of the Middle East”[73]. Anche la Farfield Foundation ed altre associazioni sono state veicolo del continuo finanziamento da parte della CIA, che ha dunque sostenuto economicamente il lungo progetto del Seminar, un esempio di Cultural Cold War in grado di contribuire alla creazione di una comune identità culturale, fornendo al contempo a Kissinger preziose informazioni sugli alleati degli Stati Uniti, fatto che accresce il suo prestigio[74].
In qualità di direttore dell’International Seminar, nel 1952 Kissinger compie un nuovo viaggio in Germania, dove Confluence viene distribuito (in virtù di una specifica donazione della Rockfeller Foundation) nelle università, nelle sedi di partito, nelle librerie più importanti[76]; Shepard Stone, ex giornalista, membro dell’Intelligence militare Usa in Germania durante la guerra, Assistant Director of Public Affairs for Occupied Germany dal 1949, dal 1952 è direttore degli affari internazionali (Director of International Affairs) presso la Ford Foundation, lavorando a stretto contatto con la CIA per lo sviluppo di progetti culturali nel mondo[77]. Kissinger viene incoraggiato da Stone nel proseguire l’opera di diffusione del giornale fra le élite intellettuali europee[78].
Dopo quel viaggio, il PSB (Psychological Strategy Board) commissiona a Kissinger un rapporto che costituisse una base per il lavoro del comitato, mirato ad immunizzare la Germania Ovest contro gli effetti della propaganda sovietica, assicurando al contempo un duraturo allineamento del paese alla comune politica occidentale[79]. Attivo dal 1951 al 1953, il PSB è un comitato agente sotto l’egida del National Security Council (NSC) con il compito di coordinare programmi e operazioni con la CIA, il Dipartimento di Stato USA, alcuni reparti delle Forze Armate ed altre agenzie coinvolte nella Guerra psicologica[80]. Il lavoro del PSB come macchina della propaganda governativa riflette l’urgenza di non puntare solamente sulla rete di relazioni internazionali per preservare o modificare una situazione politica internazionale, ma di agire facendo pressione sulle masse[81].
In questo quadro si configurano le connessioni del comitato con i famigerati progetti illegali della CIA risalenti all’inizio degli anni ’50 (Bluebird, Artichoke e Mkultra)[82], che mirano al controllo mentale degli individui attraverso l’utilizzo di droghe e torture, portando le vittime a confessare in una prima fase di interrogatorio; la seconda fase di questo trattamento prevede l’annullamento della volontà delle vittime, trasformandole in assassini inconsapevoli, strumenti privati anche dell’istinto di autoconservazione[83]. La CIA di Allen Welsh Dulles, al tempo direttore dell’Agenzia, sviluppa questi progetti con gli scienziati nazisti appartenenti all’Organizzazione Gehlen, proseguendo di fatto il lavoro che questi svolgevano al tempo del Terzo Reich in funzione antialleata[84].
Il PSB viene istituito nell’aprile 1951 dal Presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman, ed è composto dal Sottosegretario di Stato, dal Vicesegretario alla Difesa e il Direttore della CIA (Presidential Directive on April 4, 1951)[85]. Con gli USA a capo delle forze ONU in Corea, lo scopo del comitato è quello di evitare lo sviluppo di rivalità tra le agenzie coinvolte nelle operazioni psicologiche[86]. Kissinger è uno dei consulenti del PSB[87]. Il suo rapporto per il comitato appare molto pessimista sullo stato delle relazioni USA-Germania, sull’unità spirituale dell’Occidente e sulla capacità di una rigenerazione morale della Germania, che percepisce sovietici e americani come due facce della stessa medaglia, avvisando che il potere di influenzare gli eventi in un paese chiave per gli sforzi Usa in Europa sta rapidamente sfuggendo di mano agli Stati Uniti; anche in conseguenza delle parole di Kissinger, il PSB approva la creazione di un National Psychology Strategy Plan specifico per la Germania, da integrare nel piano generale per l’Europa[88].
Kissinger muove, nel suo libro “Nuclear Weapons and Foreign Policy” (1957)[89], una severa critica alla passività politica degli Stati Uniti nei confronti delle posizioni sovietiche in tema di stati satellite, riunificazione tedesca e controllo degli armamenti, permesse dagli annunci degli Stati Uniti di non usare la forza se non in risposta ad aggressioni[90]. Con particolare riferimento alla situazione tedesca, Kissinger imputa al proprio governo di non considerare la questione della difesa europea come un problema psicologico, ma solo tecnico, negando il proprio supporto al processo di riunificazione, fatto che potrebbe condurre la Germania Ovest ad ascoltare le proposte di Mosca[91].
All’origine di queste critiche è l’atteggiamento tenuto dagli Stati Uniti in quel tempo, il cui risultato si è avuto durante il Summit di Ginevra del 1955 (a cui partecipano anche Francia e Gran Bretagna), nel quale i Sovietici lanciano con Chruščëv la Teoria dei due Stati, sancendo di fatto l’impossibilità di una rapida riunificazione tedesca[93], e rifiutano la proposta del presidente USA Dwight D. Eisenhower denominata Open Sky, che prevede il controllo aereo incrociato dei rispettivi territori per verificare l’aderenza di USA e URSS agli accordi sugli armamenti[94].
Nel 1955 Kissinger viene invitato come consulente ad una conferenza organizzata a Quantico (VA) da Nelson Aldrich Rockefeller, allora Special Assistant for Foreign Affairs del presidente Eisenhower, per fare il punto sulla strategia psicologica degli Stati Uniti a seguito del Summit di Ginevra[95]. Qui egli propone di esercitare pressione sull’URSS attraverso il sostegno attivo all’unificazione tedesca, il che costringerebbe Mosca ad uscire allo scoperto, rifiutando proposte in tal senso. Gli USA dovrebbero lavorare per mantenere la Germania Ovest nella NATO e nella WEU (Western Europe Union), sostenendone la crescita economica attraverso l’istituzione di un’agenzia internazionale di sviluppo economico e l’entrata della RFT nella CEE, prevista due anni più tardi, utile a completare il sistema occidentale di alleanze. I tedeschi devono essere indotti a percepire con sempre maggiore chiarezza Mosca come l’ostacolo alla loro aspirazione di riunificazione[96].
Nel 1956, poco dopo il meeting di Quantico, Nelson Rockefeller offre a Kissinger la direzione dello Special Studies Project della Rockefeller Brothers Fund, un think-tank il cui obiettivo è influenzare le strategie governative in tema di affari internazionali[97]. Nel 1957 esce il libro di Kissinger “Nuclear Weapons and Foreign Policy” (risultato del suo lavoro presso il Council on Foreign Relations di New York, 1955-1956[98]), in cui si delinea una precisa critica alla strategia della ritorsione massiccia (massive retaliation) della presidenza Eisenhower, annunciata tre anni prima dal Segretario di Stato John Foster Dulles, a cui si contrappone la teoria della Limited War, secondo la quale gli USA, per attuare un’efficace politica diplomatica da Guerra Fredda, dovrebbero accettare la possibilità di un limitato ricorso alle armi nucleari[99].
Uscito pochi mesi dopo la crisi d’Ungheria e quella di Suez, il libro vende 17’000 copie nel primo anno, finendo in mano all’allora vice-presidente Richard Nixon e, soprattutto, in quelle di Eisenhower, che raccomanda il libro a Dulles. La popolarità di Kissinger esplode in ottobre: dopo il successo nel lancio del satellite Sputnik, la paura rende gli americani assai disponibili ad ascoltare nuove proposte in tema di difesa: Nelson Rockefeller rilascia “International Security: The Military Aspect”, rapporto scritto da Kissinger nel 1955 a seguito del meeting di Quantico. Dopo un’apparizione televisiva dello stesso Rockefeller per presentare dei contenuti del volume, il saggio viene richiesto in centinaia di migliaia di copie[100].
Kissinger è membro del Council on Foreign Relations dal 1956 al 1977, per divenirne poi consigliere di amministrazione fino al 1981[102]. Il fervente anticomunista Zbigniew Brzezinski, professore di affari internazionali alla Columbia University e National Security Adviser del Presidente USA Jimmy Carter[103], è membro del Council[104]. David Rockefeller[105], fratello di Nelson e proprietario della Chase Manhattan Bank, dà vita, nel 1973, alla Trilateral Commission, di cui Kissinger e Brzezinski sono membri di spicco[106].
La Trilateral Commmission è, ufficialmente, un forum sugli affari mondiali, composto da personalità di altissimo livello nel campo dell’imprenditoria, della finanza e della politica provenienti dal Nord America, dall’Europa occidentale e dal Giappone, il cui scopo è promuovere la cooperazione internazionale. In realtà la Trilateral Commission sarebbe una delle organizzazioni che gestiscono segretamente il pianeta[107]. Tra i suoi membri, in quegli anni, c’è un solo svizzero: il finanziere ticinese Tito Tettamanti[108], tra i cui clienti ci sono Michele Sindona ed altri personaggi di spicco di quella stagione politica[109].
Nel 1975 viene pubblicato il manifesto politico della Commissione, intitolato “The Crisis of Democracy”, nel quale emergono alcuni fra i principi cardine del gruppo, primi fra tutti pessimismo e sfiducia nei confronti delle democrazie occidentali, inquinate dalla cattiva influenza socialista. Per evitare eccessi di democrazia sarebbe auspicabile che, ove questa non è applicabile, competenza, anzianità, esperienza e talenti speciali possano avocare a sé il potere; la partecipazione dei neri al sistema politico è inoltre un pericolo per la democrazia. Si afferma che la democrazia è una minaccia a sé stessa più negli Stati Uniti di quanto non lo sia in Europa o in Giappone, dove esistono ancora eredità residue di valori tradizionali e aristocratici, che assicurano l’equilibrio tra forze democratiche e antidemocratiche, fondamentale per governare un paese affidabile[110].
La nascita della “grande UBS”: Kissinger ed il caso GAF-Interhandel
Nel 1925 le cinque maggiori aziende chimiche tedesche si fondono: Bayer, Hoechst, BASF, Agfa e Cassella e, insieme ad altre piccole aziende, danno vita alla holding Interessen-Gemeinschaft Farbenindustrie AG, meglio conosciuto come IG Farben, che diviene istantaneamente il primo gruppo industriale chimico del mondo[112]. Si tratta di un progetto nato dalla visione del direttore generale del gruppo industriale Metallgesellschaft, Hermann Schmitz: costui, nel 1931, scrive “Deutschlands einzige Rettung” (L’unica salvezza per la Germania), che incita l’imprenditoria del paese ad appoggiare politicamente e sostenere economicamente il nazionalsocialismo, che diventa il documento sulla base del quale IG Farben stringe un’alleanza con Hitler[113].
Lo stesso Schmitz, arrivato alla testa della Metallgesellschaft durante un periodo di recessione economica dovuto al fallimento di alcune banche, nel 1906 teorizza la creazione di paradisi fiscali per salvare le grandi aziende e le grandi banche dal fallimento[114]. Durante la Prima Guerra Mondiale viene chiamato da Walther Rathenau a dirigere l’ufficio finanziario del KRA Kriegsrohstoffsabteilung (ufficio per l’approvvigionamento delle materie prime di guerra), che per la prima volta usa le banche svizzere per comprare materie prime aggirando le sanzioni internazionali[115].
Con l’avvento del nazismo IG Farben diventa determinante nella strategia militare, brevettando nel 1937 e 38 il Tabun e il Sarin, due micidiali tipi di gas nervino, i cui effetti vengono sperimentati nei campi di concentramento[116]. A questi si aggiunge lo Zyklon B: un pesticida che, reso inodore, viene utilizzato nelle camere a gas di Auschwitz. La Degesch (Deutsche Gesellschaft für Schädlingsbekampfung mbH), produttrice dello Zyklon, è controllata al 42,5% dalla IG Farben[117]. Il campo di lavoro di Monowitz, parte del complesso di Auschwitz, viene ultimato nel 1942 per fornire lavoratori all’adiacente stabilimento di produzione di gomma sintetica, ed è costruito dalla IG Farben[118]; le tecnologie e i tecnici che le utilizzano, alla fine della guerra, vengono trasferiti negli Stati Uniti[119].
La Standard Oil, fondata dalla famiglia Rockefeller, è già da tempo in affari con la IG Farben quando Hitler sale al potere. I Rockefeller diventano allora preziosi alleati del nazionalsocialismo: la compagnia americana cede ad IG Farben diversi brevetti[120] utili allo sviluppo tecnologico dell’arsenale bellico del Terzo Reich[121]. La Chase Manhattan Bank di Rockefeller gestisce i conti nazisti a Parigi, chiudendo quelli dei clienti ebrei quando Hitler sale al potere[122], e dopo la guerra è coinvolta nel trasferimento del patrimonio della Reichsbank su conti svizzeri e sudamericani. La ITT di Rockefeller costruisce importanti sistemi di comunicazione per i nazisti; la IBM Corp. di Rockefeller costruisce macchine per la schedatura delle vittime dell’olocausto[123].
Nel 1928 la IG Farben fonda a Basilea la IG Chemie: con un capitale azionario di 290 milioni di CHF, questa diventa la più grande compagnia svizzera e controllante di diverse holding del colosso tedesco in Europa e America Latina, oltre che della American IG Chemical Corporation, nata nel 1929 a New York dalla fusione tra le diverse compagnie statunitensi della IG Farben[124]. La IG Chemie si procura dal sistema finanziario svizzero capitali a basso interesse per l’espansione della IG Farben, che mantiene uno stretto controllo sulla compagnia svizzera detenendone il pacchetto di “azioni privilegiate” non quotate in borsa. Hermann Schmitz viene eletto presidente sia di IG Chemie, sia di IG Farben[125].
Nel consiglio di amministrazione di IG Chemie siedono due esimi rappresentanti dell’alta finanza svizzera: Felix Iselin-Merian, consigliere di amministrazione del Basler Bankverein, e Fritz Fleiner, professore di diritto costituzionale e consigliere di amministrazione del Kreditanstalt; consiglieri sono anche Carl Roesch, un dirigente tedesco di IG Farben, il banchiere basileese Eduard Greuter e suo cognato August Germann-Greuter. La maggioranza della banca Greuter & Co. appartiene alla IG Farben[127] Felix Iselin-Merian è il cognato di Johnann Rudolf Geigy-Merian, fondatore della Ciba Geigy di Basilea[128], un’azienda chimica collaboratrice di IG Farben[129], che oramai, dopo una serie di fusioni, è parte del gruppo multinazionale Novartis.
Nel 1939 IG Farben, tramite IG Chemie, modifica il nome della sua controllata statunitense, che da American IG Chemical Company diventa General Aniline & Film Company (GAF); nel consiglio di amministrazione seggono esponenti di spicco dell’industria americana come Edsel Ford, presidente della Ford Motor, Charles Mitchell, presidente della National City Bank[130], e Walter Teagle, presidente della Standard Oil[131]. La collaborazione con Ford è importante, anche perché IG Farben detiene una significativa partecipazione negli stabilimenti tedeschi della Ford.
Il padre di Edsel, Henry Ford, è molto amato dai nazisti per i cospicui finanziamenti a Hitler, per il ruolo di primo piano che la Ford tedesca – in compagnia della Opel (controllata tedesca della General Motors) – svolge nel piano di armamenti tedesco prima e durante il conflitto mondiale[132] e per il suo libro antisemita intitolato “L’ebreo internazionale” (The International Jew, 1920)[133]. Il cambio del nome e la presenza di uomini chiave americani del consiglio di amministrazione sono elementi di americanizzazione della GAF che hanno il compito di evitare, con l’approssimarsi della guerra, il temuto sequestro della compagnia da parte delle autorità statunitensi. A questo stesso scopo Hermann Schmitz si dimette, nel 1936, da presidente della compagnia, nominando suo successore il fratello Dietrich, che vive negli USA ed è cittadino americano.
Uscito Schmitz, l’unico legame evidente tra IG Farben ed IG Chemie rimane il consigliere di amministrazione GAF Felix Iselin-Merian. Poco dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la IG Chemie finisce nella lista nera dei britannici, in quanto riconosciuta come impresa tedesca; di conseguenza, finisce sotto minaccia di sequestro anche GAF[134], rimanendo il pacchetto di azioni privilegiate della IG Chemie nelle mani della IG Farben. Questo impedisce ancora di dichiarare ufficialmente IG Chemie come controllante di GAF: due filiali fittizie olandesi della IG Chemie, Chemo e Voorindu, figurano infatti come azionisti di riferimento.
Il 10 maggio 1940, quando la Germania invade i Paesi Bassi, tutte le attività olandesi negli Stati Uniti, inclusa GAF, sono bloccate dal Dipartimento del Tesoro che, da quel momento in poi, controlla qualunque transazione finanziaria della compagnia. Per liberare la General Aniline & Film dal giogo del governo USA è necessario dichiarare che la vera controllante della GAF è la svizzera IG Chemie, non le sue filiali olandesi. Si presenta nuovamente, quindi il problema delle azioni privilegiate, opzioni di garanzia sui dividendi che il consiglio della IG Farben esercita sulla IG Chemie[136].
A seguito di pressioni da parte dei consiglieri statunitensi della GAF, nell’estate del 1940 Hermann Schmitz si dimette da presidente della IG Chemie, le opzioni di garanzia della IG Farben vengono dichiarate estinte, così come i diritti di riacquisto delle partecipazioni azionarie; il nuovo presidente è ora Felix Iselin-Merian; ciò nonostante, il Consiglio Federale Svizzero rifiuta fino alla fine del conflitto di offrire alla IG Chemie protezione diplomatica, implicitamente non riconoscendola come impresa svizzera[137]. GAF può comunque, a questo punto, rispondere alle interrogazioni della Securities and Exchange Commission statunitense circa l’identità del suo controllante, dichiarando che la IG Chemie detiene il 91.05% delle sue azioni[138]. Con l’entrata in guerra degli Stati Uniti, nel 1942 GAF viene però confiscata in qualità di azienda tedesca utilizzata da IG Farben come centro di spionaggio e il suo direttorio viene deposto[139].
Alla fine della guerra la IG Farben viene smembrata in BASF, Bayer ed Hoechst[140], sopravvivendo come entità legale, tenuta in vita da cause di risarcimento e speculazioni immobiliari. Sebbene l’azienda sia formalmente in liquidazione dal 1952[141], la vicenda della IG Farben termina solo con la sua chiusura ufficiale, nell’agosto del 2011[142]. Hermann Schmitz e i vertici della holding vengono riconosciuti criminali di guerra e finiscono imputati (e condannati) nel processo di Norimberga[143]. Alla IG Chemie rimangono proprietà in Svizzera, in Norvegia e la speranza di riavere la confiscata GAF negli USA.
Nell’inverno 1945 la IG Chemie cambia nome in “Internationale Industrie- und Handesbeteiligungen”, abbreviato in Interhandel; Albert Gadow, amministratore delegato dal 1935 e cognato di Hermann Schmitz, rassegna le dimissioni, lasciando il posto allo svizzero Walter Germann, nipote del banchiere Eduard Greutert; questi nuovi tentativi di recidere sempre più i legami con le proprie origini non convincono il governo USA, che mantiene la confisca della GAF anche dopo la fine del 1946, quando gli Stati Uniti decidono sulla restituzione di altri beni prudenzialmente sequestrati alla Svizzera[144].
Nel 1948 Interhandel intenta una causa contro gli Stati Uniti per il possesso delle azioni GAF, dichiarandosi una società puramente svizzera. Washington, d’altro canto, considera IG Chemie/Interhandel come una propaggine del comparto industriale tedesco, ritenendo giusto utilizzarla per risarcire le vittime del nazismo e chiede alla compagnia di fornire documenti richiesti in ossequio al Trading with the Enemy Act[145]. Dopo un iniziale assenso alla richiesta da parte dell’azienda, il Consiglio Federale Svizzero vieta a Interhandel ed alla Bank Sturzenegger & Co. (succeduta alla Greutert & Co. dopo la morte di Eduard Greutert) di produrre documentazione, richiamando l’articolo 49 della legge sulle banche (segreto bancario) e l’articolo 257 del codice penale (divieto di servizi di pubblicizzazione di dati economici sensibili).
Dall’inizio degli anni ‘50 le azioni della Interhandel diventano oggetto di sempre maggiori speculazioni nelle borse svizzere, facendo lievitare il prezzo di un’azione ordinaria dai 300 CHF del 1946 ai 5450 CHF del 1960. L’azienda continua però a perdere tutte le cause negli Stati Uniti, per via dei documenti mancanti, fatto che innervosisce i piccoli azionisti, sobillati dalla stampa di settore, che prende di mira i membri del consiglio Iselin, Sturzenegger e Germann.
La svolta avviene per mano di due fratelli: John Foster Dulles è nipote di Robert Lansing, Segretario di Stato del Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson[147], e fratello di Allen Welsh Dulles, legale del gruppo Rockefeller e primo civile a ricoprire la carica di direttore della CIA (1953-1961)[148]. I fratelli Dulles, avvocati dello studio Sullivan & Cromwell, divenuti finanzieri al termine della prima guerra mondiale, svolgono un ruolo centrale nella strutturazione delle riparazioni di guerra tedesche e dei prestiti agli alleati.
Sullivan & Cromwell ha come clienti United Fruit, Standard Oil e International Nickel, compagnie coinvolte a vario titolo in colpi di Stato organizzati dalla CIA nel secondo dopoguerra; i Dulles sono in prima linea nel folto gruppo di industriali e banchieri americani desiderosi di investire nella Germania nazista dopo la salita al potere di Hitler[149]. Nel 1954 John Foster Dulles, al tempo Segretario di Stato del presidente Dwight D. Eisenhower, entra nella questione Interhandel, difendendo un disegno di legge proposto dal Senatore Everett M. Dirksen, che prevede la restituzione delle proprietà nemiche confiscate ai vecchi proprietari: pur riconoscendo che la legge è in contrasto con l’accordo di riparazione del 1945, di cui gli USA figurano fra i firmatari, egli dichiara che il suddetto accordo non può limitare il potere del Congresso di gestire una proprietà straniera come ritiene opportuno. Nonostante il supporto di Dulles, che sconcerta i paesi alleati, il disegno di legge viene rigettato grazie all’opposizione del Dipartimento di Giustizia[150].
Nel 1956 il Consiglio Federale svizzero chiede alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia di aprire una procedura di arbitrato in merito all’affare Interhandel. Condizione necessaria per l’apertura dell’arbitrato è la fine dei procedimenti giudiziari negli USA. Il processo con cui la Corte Suprema, all’inizio del 1957, condanna definitivamente Interhandel, viene però rimandato alla corte distrettuale di Washington per vizi di forma[151]. Nel giugno 1958 la Corte Suprema USA, annullando le sentenze dei tribunali di grado inferiore, ripristina la causa Interhandel, legittimando l’azienda ad essere ascoltata nel merito della causa anche senza la produzione dei documenti svizzeri.
Poco tempo dopo questa decisione, Interhandel mette in atto un nuovo piano: si dimettono dal consiglio di amministrazione Felix-Iselin, German e Sturzenegger[152]. Nuovo presidente del consiglio di amministrazione è Charles de Loës (presidente dell’Associazione dei banchieri svizzeri), mentre Eberhard Reinhard (manager della Kreditanstalt-Credit Suisse), Rudolf Pfeinninger (Schweizerischer Bankverein) e Alfred Schaefer (Schweizerische Bankgesellschaft, in Italia nota come UBS) entrano in qualità di membri del consiglio. Scoraggiati dalla prospettiva di un lungo contenzioso con Washington, Reinhard e Pfeinninger si dimettono nel 1959, lasciando campo libero a Schaefer, che diventa direttore generale e vicepresidente di Interhandel[153].
Nei mesi precedenti lo speculatore Bruno M. Saager acquista a prezzi stracciati, per conto di UBS, la maggioranza del pacchetto azionario della compagnia, entrando in seguito nel consiglio di amministrazione[155]. I due banchieri non sono dei novellini: già dal 1932 la UBS sosteneva finanziariamente il Movimento Paneuropeo, creato da Iselin-Merian ed altri filo-nazisti svizzeri, e che si proponeva un unico spazio doganale europeo una volta che Hitler avesse vinto la guerra[156]. Tra gli americani che, dopo il 1950, hanno garantito la sopravvivenza del Movimento Paneuropeo, il suo fondatore, Richard Nikolaus Coudenhove-Kalergi, conta un solo nome: quello di Henry Kissinger[157].
Saager e Schaefer hanno l’idea vincente di cambiare strategia nei confronti degli Stati Uniti, approfittando anche del mutato clima politico internazionale: quindici anni dopo la fine della guerra il nemico di Washington è l’Unione sovietica, non più la Germania nazista; il passato della General Aniline & film diventa, quindi, meno importante. All’inizio degli anni ‘60 Schaefer compie un’efficace operazione di lobbying per cercare di convincere l’amministrazione Kennedy al perseguimento di un accordo extragiudiziale[158], che viene raggiunto dopo lunghe trattative con il Dipartimento di Giustizia, guidato da Robert Kennedy: nonostante la contrarietà di un’ampia fetta del Congresso e della direzione della GAF, quest’ultima viene divisa fra Stati Uniti e Interhandel e le sue azioni messe all’asta con un profitto di 320 milioni di USD, di cui 200 milioni agli USA e 120 milioni a Interhandel (circa 500 milioni di CHF dell’epoca[159])[160].
Uno dei motivi del successo dell’operazione è la grande amicizia che lega Henry Kissinger, che continua a regolare le questioni relative ai patrimoni nazisti confiscati, e l’Ambasciatore svizzero Edouard Brunner – un’amicizia che, molti anni più tardi, nel 1979, convincerà la Svizzera a pagare il riscatto per 52 diplomatici cittadini americani sequestrati dall’Iran[161]. Brunner è, ai tempi del contenzioso Interhandel, Segretario di Stato svizzero e responsabile dello staff deputato alle trattative con il governo americano e con la Corte Internazionale di Giustizia. Dichiara in proposito Patrick Martin, responsabile della CIA in Svizzera: “Interhandel divenne un problema nel 1957, quando la Confederazione svizzera presentò un reclamo alla Corte internazionale di giustizia, sostenendo che si trattava di una società svizzera e quindi non soggetta alle restrizioni sui beni delle nazioni nemiche, e avviò la procedura di sequestro. Il caso fu gestito dall’accorto e paziente Segretario di Stato Edouard Brunner, grande amico di Henry Kissinger, che insieme a Brunner e Brezinski aveva sviluppato la teoria della “soluzione a piccoli passi” in chiave antisovietica. La Svizzera ottenne dei vantaggi da questa strategia, a condizione di fare fronte comune contro Mosca, di chiudere le porte a tutte le risorse provenienti dall’Europa orientale e di segnalare a Washington i movimenti degli agenti sovietici sul territorio elvetico. Così, nel 1961, Brunner e Kissinger raggiunsero un accordo su Interhandel, dopodiché Kissinger e Brezinski convinsero Robert Kennedy a firmare l’accordo per la fusione di Interhandel con UBS”[162]. Ricevuto il denaro degli americani, nel 1966 Schaefer e Saager propongono, quindi, la fusione di Interhandel con UBS, offrendo due azioni UBS contro una di Interhandel; il risultato è un aumento del capitale azionario di UBS di 60 milioni di CHF, oltre al guadagno di quello di Interhandel, che ammonta ufficialmente a 600 milioni di CHF (con alcune partecipazioni importanti, come quella in Deutsche Länderbank – che diviene la filiale tedesca di UBS – ampiamente sottostimate). La fusione cambia totalmente le sorti della piccola banca zurighese, facendola diventare di colpo il più grande istituto d’Europa[163].
Può sembrare un avvenimento collaterale alla grande storia umana, ma non lo è: con la trasformazione di UBS in un colosso multinazionale, Washington e Berna ottengono, per quasi mezzo secolo, il controllo sullo sviluppo del capitalismo e della politica dell’Europa occidentale, dando anche agli evasori fiscali ed ai riciclatori di denaro sporco la dignità di partners ideologici del Grande Sogno Americano e di compari economici di un ristrettissimo numero di multimiliardari che, ancora oggi, fanno e disfano le fortune di politici e nazioni – una frase roboante che diventerà più chiara quando parleremo di Gladio e degli Anni di Piombo in Italia.
I Signori della Guerra: Kissinger e Richard Nixon
Nel 1955, con l’ingresso nel Council of Foreign Relations, Kissinger inizia una stretta e proficua relazione con Nelson A. Rockefeller, allora assistente speciale per gli affari esteri del presidente Eisenhower; per l’ingresso nel Council egli viene raccomandato dal suo preside ad Harvard, McGeorge Bundy (dirige la facoltà di Arti e Scienze dal 1953 al 1960[165]), che nel 1958 gli offre il posto di direttore associato presso il neonato Center for the Study of International Affairs di Harvard, fondato dallo stesso Bundy grazie alle donazioni della Fondazione Ford: Il posto di presidente viene offerto a Robert R. Bowie, professore della Scuola di Legge ad Harvard e capo dello staff di pianificazione politica di John Foster Dulles, Segretario di Stato del Presidente Eisenhower[166]. Bowie condivide con Kissinger anche l’esperienza presso il Council of Foreign Relations e la Trilateral Commission[167].
Kissinger è amico di vecchia data di Arthur Schlesinger Jr., storico e professore ad Harvard, vincitore del premio Pulitzer nel 1946 e nel 1966. Quando John F. Kennedy inizia il mandato presidenziale, nel gennaio 1961, Schlesinger ne diventa uno degli assistenti speciali[168]; McGeorge Bundy assume l’incarico di National Security Adviser di Kennedy[169] e offre a Kissinger una posizione di consulente part-time presso il National Security Council, con il compito di concentrarsi sulla questione tedesca: Kissinger ricopre il ruolo fino all’ottobre del 1961, mantenendo in seguito contatti con Schlesinger[170].
Sotto Bundy il National Security Council viene stravolto, limitando il potere del Consiglio in favore di quello dello staff personale del presidente, guidato dallo stesso Bundy[171]. Nel 1962 Kissinger torna ad Harvard come professore e scrive discorsi di politica estera per Rockefeller, in vista di una sua futura campagna presidenziale[172]; nel 1964 Rockefeller (Governatore dello Stato di New York dal 1958 al 1973[173]) perde le primarie repubblicane contro il senatore dell’Arizona Barry Goldwater[174].
Nell’ottobre del 1965 Kissinger diventa consulente dell’Ambasciatore USA del Vietnam del Sud Henry Cabot Lodge[175], incarico attraverso cui si ritaglia ben presto un ruolo importante nell’intessere negoziati con il Vietnam del Nord, giungendo nel 1967 ad ottenere un primo incontro a Parigi con Mai Van Bo, rappresentante nordvietnamita in Francia[176]. Da National Security Adviser nella prima amministrazione Nixon e Segretario di Stato nella seconda, Kissinger rimane coinvolto in prima persona nelle vicende relative alla Guerra del Vietnam fino alla sua conclusione[177].
Il 20 gennaio 1969 Kissinger inizia il proprio incarico di National Security Adviser del neo presidente Richard M. Nixon: seguendo la linea riformatrice iniziata con John Fitzgerald Kennedy e proseguita con Johnson, Nixon affida a Kissinger un ulteriore spostamento della politica estera dentro la Casa Bianca attraverso una nuova ristrutturazione del National Security Council, che vede triplicate le dimensioni del proprio staff, diventando il principale forum in cui si discutono le crisi in corso, i problemi operativi e le pianificazioni strategiche a medio e lungo termine[178].
L’interesse primario di Nixon per la politica estera è comprensibile nel contesto internazionale del periodo: la difficile situazione del conflitto vietnamita rischia seriamente di minare la posizione statunitense non solo nei confronti dell’Unione Sovietica, ma anche della Cina, dell’Europa e del Sudamerica. Kissinger e Nixon modificano così in chiave interventista le preoccupazioni per il potenziale diffondersi di governi comunisti nel mondo: prende corpo la “Dottrina Kissinger”[180], che non si limita a continuare la guerra in Vietnam, ma viene sperimentata anche con una campagna militare in Cambogia.
Nell’aprile del 1970 gli USA sbarcano nel paese, ufficialmente per dare la caccia a comunisti vietnamiti, di fatto per assicurare stabilità al nuovo governo di Phnom Penh, nato il mese precedente da un colpo di stato messo in atto da Lon Nol e Sirik Matak, il primo ministro e il suo vice[181]. Gli Stati Uniti tentano con ogni mezzo di mantenere in piedi un governo fedele, ma totalmente inadeguato; la Repubblica Khmer, proclamata da Nol nel 1970, cade cinque anni dopo, consegnando nelle sanguinarie mani di Pol Pot e dei Khmer Rossi un paese devastato dalla guerra civile[182]. Lon Nol è morto nel proprio esilio californiano nel 1985, dopo aver speso il milione di dollari sottratti alla Cambodian National Bank al momento della fuga[183].
Il tentativo di restaurare il fascismo in Italia: Kissinger e gli Anni di Piombo
Il generale Vito Miceli è, dall’ottobre 1970 al 1974, capo del Servizio Informazioni Difesa (SID)[185] l’apparato italiano di Intelligence nato nel 1966 sulle ceneri del SIFAR[186]. Si iscrive alla loggia massonica P2 nel 1969 (tessera 491[187]), dopo aver conosciuto Licio Gelli, il quale raccomanda Miceli presso il Ministero della Difesa, allora guidato da Mario Tanassi[188], per sostituire Eugenio Henke alla direzione del SID[189]. È deputato, eletto nelle file dell’MSI, dal 5 luglio 1976 al 19 giugno 1979[190]. Graham Anderson Martin è ambasciatore americano in Italia dal 26 settembre 1969 al 10 febbraio 1973, quando è inviato a ricoprire la medesima carica in Vietnam[191].
Nel 1972 Martin paga al generale Miceli 800’000 dollari come prima tranche di un finanziamento senza condizioni per l’avvio di una “operazione propaganda” che avrebbe potuto portare, se non fosse divenuta di dominio pubblico e quindi interrotta, 6 milioni di dollari a disposizione di Miceli; questa tranche viene pagata da Martin al termine di un lungo scontro con il distaccamento romano della CIA, contraria ad inondare di denaro una persona con legami antidemocratici dell’estrema destra. La Commissione d’inchiesta del Congresso USA che indaga sulle attività sotto copertura della CIA accerta inoltre che Miceli ha ricevuto 11 milioni di dollari da elargire come sostegno elettorale a ventuno personalità politiche di chiara appartenenza anticomunista[192].
L’approvazione al piano di Martin viene direttamente da Kissinger, allora direttore dell’NSC e capo del “40 Committee”[193], organo segreto del Council che ha il compito di approvare le più importanti operazioni sotto copertura[194]. Grazie a quel denaro, e con l’approvazione della Loggia P2, Miceli si dedica alla creazione di un SuperSID.
Questa agenzia segreta, parallela a Stay Behind (un’operazione paramilitare americana, voluta da Henry Kissinger, che organizza guerre civili in paesi in cui i partiti di sinistra prendono il sopravvento elettorale[195]), ha come motore l’acceso anticomunismo degli appartenenti e come obiettivo la distruzione di qualunque terreno fertile per l’ascesa del partito comunista o di forze di sinistra o centro sinistra al potere; gli scopi del SID parallelo vengono perseguiti attraverso il coordinamento dell’attività dell’organizzazione terroristica neofascista chiamata ”Rosa dei Venti”[196].
Rete di coordinamento di organizzazioni eversive diverse, essa è un’evoluzione di precedenti esperienze atte a fomentare l’attività di gruppi terroristici di matrice antidemocratica o secessionista[197], come il Befreiungsausschuss Südtirol, movimento simbolo dell’irredentismo altoatesino che, dal 1956 al 1969, compie una serie di gravi attentati nel territorio di Trento e Bolzano[198]. Figura chiave nell’individuazione della “Rosa dei Venti” in sede giudiziaria è il colonnello Amos Spiazzi, coinvolto nelle indagini sulla Rosa, il quale afferma che essa è composta da militari o ex militari di tutti i reparti delle Forze Armate, uomini fidati appartenenti alla destra extraparlamentare, su cui contare in caso di disordini o di azioni necessarie[199].
Dario Zagolin è uno dei personaggi di spicco della destra in Veneto (e dalla Procura di Padova che partono le indagini sulla “Rosa”[201]): in contatto con Gelli, egli riunisce i gruppi neofascisti regionali con il Fronte Nazionale guidato da Giancarlo De Marchi: La Fenice, Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale (l’organizzazione fondata da un altro commilitone di Henry Kissinger, Otto Skorzeny e Licio Gelli: Stefano Delle Chiaie), i Giustizieri d’Italia e i MAR di Carlo Fumagalli[202] costituiscono l’ossatura della “Rosa dei Venti”[203].
Gladio è il nome che Stay Behind assume in Italia. Attiva dagli anni ‘50, Stay Behind Net nasce con il compito di fornire ai paesi dell’Alleanza Atlantica un corpo in grado di reagire prontamente in caso di attacco da parte dell’Unione Sovietica e di paesi appartenenti al Patto di Varsavia, agendo dietro le linee nemiche con azioni di sabotaggio e di guerriglia[204]. Gladio, come le organizzazioni di Paesi Bassi, Belgio Lussemburgo Francia, Svizzera, Norvegia, Austria, è creata e gestita sotto il controllo dei servizi segreti nazionali in raccordo con quelli statunitensi, reclutando i propri agenti anche fra la popolazione civile[205].
Oltre che da attacchi esterni, Gladio ha il compito di sventare minacce interne volte a destabilizzare l’equilibrio politico esistente, con particolare riferimento al pericolo comunista; dichiara Vittorio Andreuzzi, simpatizzante dell’MSI arruolato in Gladio nel 1959: “Ci fu spiegato dagli istruttori che la nostra organizzazione, che doveva rimanere segreta, sarebbe dovuta entrare in funzione per contrastare moti di piazza comunisti. Non fu detto, se non con brevi cenni, che la struttura doveva servire anche per contrastare una invasione straniera. Ricordo con certezza che più che altro si parlò, da parte degli addestratori, della necessità di prepararci a fronteggiare i comunisti italiani e le loro iniziative sovversive”[206].
Dagli atti della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Terrorismo in Italia emergono sospetti sul ruolo di Gladio nell’attuazione, in Italia e in Francia, del piano Demagnetize[207], pianificato dal PSB nel 1951 (Kissinger inizia a collaborare con il PSB nel 1952) per indebolire il partito comunista ed il suo sindacato confederale CGIL, estromettendoli dagli ambienti legati alla pubblica amministrazione e spingendo per l’approvazione di leggi liberticide in tema di pubblica sicurezza[208]. Il 26 febbraio 1991 l’allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti consegna alle Camere una lista di 622 cittadini italiani appartenuti a Gladio[209]: fra questi figurano Francesco Cossiga[210] (Sottosegretario di Stato alla Difesa nel 1966, 1968, 1969, Ministro dell’Interno nel 1976, 1978, Presidente del Consiglio nel 1979, 1980, Presidente del Senato nel 1983, Presidente della Repubblica nel 1985-1992[211]), Paolo Emilio Taviani[212] (Ministro dell’Interno nel 1962, 1963, 1973[213]), Giovanni de Lorenzo (generale, a capo del SIFAR dal 1955 al 1962)[214].
Dal 1969 Gladio diviene parte integrante della dottrina Kissinger: grazie al sostegno della CIA, l’organizzazione svolge un ruolo strategico nella destabilizzazione del paese: nel 1984 Vincenzo Vinciguerra, ex terrorista di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, responsabile della Strage di Peteano (31 maggio 1972), ascoltato dai giudici del processo per la strage alla Stazione di Bologna descrive l’esistenza di una struttura occulta facente capo alla NATO e supportata dai servizi segreti oltre che da forze politiche e militari italiane[215].
Gianadelio Maletti, generale dal 1971 a capo del reparto “D” (controspionaggio) del SID, parla del coinvolgimento della CIA nelle stragi ascrivibili a gruppi di estrema destra, attraverso la fornitura del materiale necessario, come l’esplosivo utilizzato nella strage di Piazza Fontana[217]. Maletti, condannato insieme al capitano Antonio Labruna in via definitiva per i depistaggi al processo su Piazza Fontana[218], risulta iscritto alla P2 (Roma, 499)[219]. È stato inoltre condannato a sei anni per la mancata conservazione della documentazione segreta relativa al dossier M.Fo. Biali nell’ambito del processo per l’omicidio Pecorelli[220]. Licio Gelli e la loggia massonica Propaganda 2 (P2) sono senz’altro interlocutori privilegiati degli Stati Uniti nel piano attuativo della dottrina Kissinger attraverso la strategia della tensione, come testimoniano i legami che Gelli ha dal 1969 con il Generale Alexander Haig, assistente personale di Kissinger in seno al National Security Council[221].
La P2 riceve finanziamenti dalla CIA per organizzare l’attività di lotta al comunismo e stabilizzazione del paese attraverso la sua destabilizzazione. L’agente CIA Richard Brenneke afferma di conoscere bene Gelli, definito uomo di lungo corso dell’Intelligence USA[222]. Oltre che dal ruolo svolto da affiliati già citati, è possibile desumere la partecipazione della loggia all’attività di destabilizzazione dalla pianificata partecipazione di suoi membri al tentato Golpe Borghese del 1970: il generale dell’Aeronautica militare Giuseppe Casero (Roma, 488[223]), il colonnello Giuseppe Lo Vecchio (Roma, 514[224]) e l’avvocato Filippo De Jorio (Roma, 511[225]), tutti imputati per la partecipazione all’evento[226]. Lo stesso Gelli avrebbe avuto, nel progetto eversivo, il ruolo di consegnare il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat nelle mani del Fronte Nazionale (la formazione guidata dal Principe Junio Valerio Borghese[227]), essendo egli in possesso di un documento che gli consentiva libero accesso al Quirinale, ottenuto tramite l’intercessione del generale Miceli[228].
Gli Stati Uniti sono a conoscenza del coinvolgimento della mafia da parte di Borghese nell’operazione: Tommaso Buscetta dichiara che egli, rientrato a New York dopo un soggiorno in Sicilia per conoscere i dettagli del ruolo della mafia nel golpe, viene arrestato dalla polizia ed interrogato in merito agli sviluppi della vicenda, in quel momento segreta[229]. La corrispondenza dell’ambasciatore Martin con il Dipartimento di Stato e con Kissinger, allora National Security Adviser di Nixon, rivela il coinvolgimento nel golpe dei vertici dello stato maggiore della Marina e dell’Aeronautica Militare italiane, oltre a confermare la conoscenza diretta del progetto da parte del governo USA[230].
Attraverso l’imprenditore italo-americano Pier Talenti, amico personale di Nixon, e l’ingegnere della Selenia Hugh H. Fenwick, il Fronte Nazionale instaura un rapporto con i vertici USA; nel 1968 Talenti costituisce il comitato italiano per l’elezione di Nixon alla Casa Bianca, di cui fa parte anche Fenwick[231]; avendo raccolto a Roma centinaia di migliaia di dollari fra alleati ed amici, Talenti guadagna la fiducia del Presidente e la possibilità di parlare con il Generale Haig per avvertire del pericolo di un’imminente presa del potere da parte dei socialisti in Italia. Egli suggerisce la nomina di Graham Martin come nuovo ambasciatore a Roma per contrastare l’ascesa della sinistra; la proposta incontra il favore sia di Nixon che di Kissinger, così Martin inizia il proprio mandato nel 1969[232]. Nel 1970, su suggerimento del medico e militante del Fronte Nazionale Adriano Monti, Fenwick si rivolge all’ambasciatore Martin per fungere da collegamento diretto fra l’amministrazione USA e i golpisti; il risultato è nel colloquio che questi ha con l’imprenditore Remo Orlandini, amico e importante sostenitore finanziario di Borghese[233].
Di discendenze lituane, quello dell’arcivescovo di Orta e presidente dello IOR Paul Casimir Marcinkus è un altro nome che lega l’amministrazione Nixon alla P2 e alla mafia siciliana: egli entra in contatto con il finanziere siciliano Michele Sindona (tessera P2 501[234]) e con Roberto Calvi (Milano, 519[235]) grazie all’amicizia con David Matthew Kennedy, presidente della Continental Illinois National Bank di Chicago. Nel 1964 emerge che la Continental International Finance Co., una sussidiaria della Continental Bank, possiede il 24,5% del capitale della Banca Privata Finanziaria di Sindona (la banca d’affari, legata alla mafia, nata da una costola della Fasco AG di Vaduz, presieduta dal finanziere svizzero Tito Tettamanti)[236].
I legami tra Kennedy e Sindona sono testimoniati dalla partecipazione di quest’ultimo come socio alla Continental Finance di Kennedy, il quale mette in contatto Sindona con Charles Bludhorn, chiacchierato patron della conglomerata Gulf and Western Industries (alberghi, pozzi di petroli, miniere, la Paramount). Tramite l’amicizia con Bludhorn e Kennedy, oltre che con i boss mafiosi Vito Genovese e Joe Adonis, Sindona diviene anche consigliere finanziario di Cosa Nostra.
La conoscenza tra Marcinkus e Sindona tramite Kennedy nasce quando il prelato non è ancora presidente dello IOR (la banca di Stato del Vaticano) che, però, ha una partecipazione del 24,5% nella Banca Privata Finanziaria di Sindona dal 1962, anno in cui il finanziere prende il controllo dell’Istituto[238]. Il 1969 è un anno cruciale per l’evoluzione della vicenda: Kennedy viene nominato Segretario del Tesoro dal neoeletto Presidente Richard Nixon, di cui è stato un fervente sostenitore[239]; a giugno Marcinkus riceve l’incarico di presidente dello IOR[240]. In questo modo, Sindona ha come soci nella Banca Privata Finanziaria i suoi sodali Segretario del Tesoro USA e presidente dello IOR.
Attraverso Sindona Marcinkus conosce l’altro piduista Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, che nel 1971 fonda la Cisalpina Overseas Nassau Bank, di proprietà della Compendium SAH di Lussemburgo[241], controllata da Sindona, Marcinkus e dal Banco Ambrosiano[242]. Marcinkus, Sindona, Calvi, ma anche Umberto Ortolani (finanziere e imprenditore, membro di spicco della P2[243], indicato nel 2020 dalla Procura Generale di Bologna come uno dei mandanti della strage del 2 agosto 1980[244]) e Licio Gelli: il desiderio di fare affari e acquisire potere si intreccia, nel loro caso, con l’obiettivo di sostenere quei regimi dittatoriali che, in Sudamerica, giocano un ruolo chiave nella strategia anticomunista tanto cara sia alla destra italiana sia all’amministrazione Nixon, con particolare riferimento ad Henry Kissinger, che trova attuazione nell’operazione Condor[245].
Calvi inaugura nel 1980 a Buenos Ayres, la sede del Banco Ambrosiano de America del Sud[246], nel paese dove al potere sono l’ammiraglio Emilio Eduardo Massera (tessera P2: Buenos Aires, 478[247]) e il presidente Jorge Rafael Videla, protagonisti della pagina più nera della storia argentina. Massera è in relazione con l’ammiraglio italiano Giovanni Torrisi (tessera P2: Roma, 631[248]). L’Argentina di Videla, grazie alla mediazione di Massera, acquista ingenti quantitativi di armi dall’Italia[249].
Calvi apre altre sedi dell’Ambrosiano in Perù[251], in Brasile, in Nicaragua[252], a Panama, mentre in Cile il Banco Ambrosiano ha una partecipazione nel Banco Hypotecario, il più grande gruppo finanziario al sostegno di Pinochet. In Guatemala l’Ambrosiano finanzia, attraverso la società Brisa SA, il governo di destra del generale Vernon, ex agente della CIA. Quando nel 1978 il regime dittatoriale di Somoza in Nicaragua entra in crisi sotto la pressione sandinista, il Banco Ambrosiano sovvenziona il governo per centinaia di milioni di dollari[253].
L’enorme quantità di denaro spostato dal Vaticano, dalla Loggia P2, dalla mafia e dalla CIA in Sudamerica serve a stabilizzare il continente sotto il giogo di giunte militari fedeli al governo degli Stati Uniti. Quando la popolazione di una di queste nazioni si ribella, come nel Cile di Allende, l’immane macchina di morte si mette in moto per soffocare nel sangue i tentativi di emancipazione dei popoli latino americani.
Il Sudamerica neonazista: Kissinger e il massacro del popolo cileno
L’Operazione Condor prende le mosse dalla medesima preoccupazione che anima le mosse di Nixon e Kissinger in Italia, rafforzata dalla vittoria del socialista Salvador Allende alle elezioni politiche cilene del 5 settembre 1970[255]. Prima e dopo quella data il presidente e il suo consigliere, che dall’inizio del secondo mandato di Nixon diviene Segretario di Stato, si adoperano per minare la posizione di Allende. Il primo tentativo avviene attraverso l’ambasciatore USA in Cile Edward Korry, che non riesce nell’intento di impedire la vittoria dei socialisti.
Esce nel 1972 la notizia che l’ITT (International Telephone and Telegraph Corp.) – in cui Nelson A. Rockefeller ha una partecipazione azionaria[256] – e la CIA collaborano dal 1971 per danneggiare governo Allende attraverso: a) il reclutamento di collaboratori nelle forze armate cilene per organizzare una rivolta; b) la spinta alla cooperazione di aziende statunitensi per provocare nel paese una tempesta economica[257]; c) il coinvolgimento di governi stranieri nell’esercitare pressioni sul governo cileno, anche tramite azioni di sabotaggio diplomatico[258].
Già all’indomani dell’insediamento di Allende, Kissinger spinge per l’attuazione di una politica intransigente nei confronti del Cile, temendo che l’affermazione del governo di Santiago possa fungere da modello per altre realtà, come l’Italia[259]. Dopo il colpo di Stato del generale Augusto Pinochet (11 settembre 1973), che porta alla morte di Allende e all’instaurazione di un regime dittatoriale militare, Kissinger plaude al nuovo leader, nonostante sia a conoscenza dei massacri perpetrati dal regime fin dai giorni immediatamente seguenti il golpe[260].
Nel dicembre 1974, in una riunione dello staff del Dipartimento di Stato, Kissinger (ora Segretario di Stato del presidente Gerald Ford) si oppone fermamente alla proposta del senatore Edward “Ted” Kennedy di fermare gli aiuti militari statunitensi al regime di Pinochet; la proposta di Kennedy ha origine dalle crescenti pressioni provenienti dalle associazioni per la difesa dei diritti umani, un argomento che Kissinger affronta con riluttanza per via delle conseguenze nefaste che il mancato appoggio al regime avrebbe sul piano locale e generale, creando un pericoloso precedente in grado di vanificare il lavoro compiuto per fermare la temuta “avanzata rossa”[261].
Le grane di Kissinger con il Congresso americano proseguono anche durante il 1975, quando incontra il Ministro degli Esteri cileno Patricio Carvajal, suggerendogli di ospitare per l’anno successivo il meeting dell’OAS (Organization of American States)[262] e, migliorando l’immagine del regime, di cambiare l’atteggiamento del Congresso USA nei confronti dell’assistenza militare e facilitare l’incremento dei crediti della Ex-Im Bank[263] e i prestiti multilaterali al Cile, nonché le vendite in contanti di attrezzature militari[264].
Il piano Condor vede coinvolti sin dall’origine (1973) la rete dei servizi segreti di vari paesi dell’America Latina (Argentina, Cile, Uruguay, Bolivia, Paraguay, Brasile, Perù ed Ecuador) in una segreta collaborazione con la CIA e il governo di Washington: questa rete del terrore consente ai governi di inviare squadroni della morte nei villaggi per rapire, uccidere e torturare reali o presunti nemici, specie se si tratta di rifugiati da Stati limitrofi che cercano di sfuggire alle persecuzioni.
Condor porta il terrore di stato ad un livello fino ad allora sconosciuto, scatenandolo in tutto il Sud America, dopo che i successivi (o precedenti, nel caso del Brasile[266]) colpi di Stato militari di destra, spesso incoraggiati dagli Stati Uniti, hanno cancellato la democrazia in tutto il continente. Condor è detonatore e combustibile di un vasto fenomeno di cui hanno fatto le spese decine di migliaia di persone in tutto il Sud America, uccise, scomparse o torturate dai governi militari negli anni 70 e 80[267].
L’Operazione Condor ha avuto come base una bizzarra colonia nazista in Cile nota come Colonia Dignidad, il cui fondatore è ricercato in Germania per aver rapito e molestato giovani ragazzi. Colonia Dignidad viene usata dalla squadra di Pinochet per addestrarsi al colpo di stato del 1973, fungendo in seguito come centro di tortura dove i prigionieri vengono fatti “sparire”. È possibile che molti dei più importanti criminali di guerra nazisti del Sud America abbiano vissuto a Colonia Dignidad[268]. Nel 1993, in Paraguay è stato rinvenuto un archivio di documenti chiamato Archives of Terror, che descrive in dettaglio il coinvolgimento dei criminali di guerra nazisti (in gran parte giunti nel continente americano nell’ambito del progetto di fuga Ratline) nell’Operazione Condor ed elenca le vittime, compresi gli agenti israeliani che cercavano di trovare i nazisti da processare[269].
È altamente probabile che anche George Bush senior (allora direttore della CIA[270]) abbia collaborato con Nixon e Kissinger alla direzione dell’Operazione Condor. È oramai storicamente accertato, invece, che Junio Valerio Borghese e Licio Gelli si siano preparati al colpo di Stato proprio seguendo un corso di addestramento a Colonia Dignidad[271]. La storia di questo centro d’addestramento, estrema propaggine delle attività delle SS durante la Seconda Guerra Mondiale, è stata possibile solo grazie alla copertura dei governi amici del potere americano – e, quindi, del conglomerato composto dalla CIA, l’NSA, la Segreteria di Stato e la presidenza della Repubblica. Dentro o a fianco di ognuna di queste posizioni, durante tutti gli anni del terrore imperialista americano, c’è sempre stata una persona, Henry Kissinger.
Tra pochi mesi egli compirà 100 anni. A suo modo è un monumento, l’ultimo potente rimasto in vita tra coloro che, durante ed immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, hanno contribuito in maniera determinante a costruire l’età della Guerra Fredda ed a gestirla con un pugno di ferro simile a quello di Josip Stalin. Il dittatore bolscevico ha commesso delitti innominabili contro il suo stesso popolo. Kissinger ed i suoi complici hanno seminato morte e distruzione in tutto il mondo, chiamando l’Europa occidentale a pagare un tributo altissimo in cambio della protezione militare e della spinta del Piano Marshall. Ma questa è un’altra storia. Il racconto della vera storia degli anni tra il 1945 ed il 1973 – ovvero tra il boom e la fine del capitalismo industriale – comincia solo adesso, dall’uomo che ne è stato l’interprete più potente, più pragmatico, più spregiudicato, più cinico. È giusto che si sappia, prima che la sua morte lo trasformi in un’icona.
[1] https://www.nytimes.com/2021/05/27/business/walter-kissinger-dead.html
[2] “Ballungsraum Nürnberg – Fürth – Erlangen”, Entwurf einer kulturlandschaftlichen Gliederung Bayerns als Beitrag zur Biodiversität, Bayerisches Landesamt für Umwelt, 2011
[3] https://www.nordbayern.de/region/fuerth/furths-rathaus-lockte-nach-italien-1.8180298
[4] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, p. 15
[5] Walter Isaacson, “Kissinger: a biography”, Simon & Schuster, New York, 1992, p. 20
[6] https://www.reuters.com/article/soccer-germany-kissinger-idINDEE88E05Q20120915
[7] Niall Ferguson, “Kissinger: The Idealist, 1923-1968”, Penguin, New York, 2015, p. 67
[8] https://www.archives.gov/publications/prologue/2010/winter/nuremberg.html
[9] https://www.nytimes.com/1975/12/16/archives/kissinger-visits-home-town-gets-big-hand-kissinger-visits-home-town.html
[10] https://www.facinghistory.org/resource-library/text/nazi-telegram-instructions-kristallnacht-november-10-1938
[11] https://www.britannica.com/event/Kristallnacht
[12] https://www.nytimes.com/1998/11/16/nyregion/p-kissinger-97-the-mother-of-a-statesman.html
[13] https://warfarehistorynetwork.com/article/henry-kissingers-world-war-ii/
[14] https://achievement.org/achiever/henry-kissinger-ph-d/
[15] http://www.world-war-2.info/casualties/
[16] http://www.pierce-evans.org/ASTPinWWII.htm
[17] https://www.fpri.org/contributor/henry-kissinger/
[18] https://www.sfasu.edu/heritagecenter/9809.asp
[19] https://www.pbs.org/thinktank/transcript1138.html
[20] https://www.liberationroute.com/it/stories/129/battle-of-the-bulge
[21] https://visitmarche.be/en/categorie/offres-en/show-en/offre/11145/ ; Walter Isaacson, “Kissinger: a biography”, Simon & Schuster, New York, 1992, p. 48
[22] https://www.gijewsfilm.com/interviews/henry-kissinger.php#:~:text=In%20this%20capacity%2C%20Kissinger%20served,of%20the%20town%20of%20Hanover.
[23] https://www.globalo.com/why-kraemer-and-kissinger-split/
[24] Jeremi Suri, “Henry Kissinger and the American Century”, Harvard University Press, 2007, p. 78
[25] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, p. 46
[26] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, p. 44
[27] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, pp. 47-48
[28] https://www.tabletmag.com/sections/news/articles/kissinger-on-liberating-ahlem-concentration-camp
[29] Walter Isaacson, “Kissinger: a biography”, Simon & Schuster, New York, 1992, p. 48
[30] https://army.togetherweserved.com/army/servlet/tws.webapp.WebApps?cmd=ShadowBoxProfile&type=Person&ID=372781&binder=true
[31] https://portal.ehri-project.eu/authorities/ehri_cb-006504
[32] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, p. 52
[33] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, p. 51
[34] Walter Isaacson, “Kissinger: a biography”, Simon & Schuster, New York, 1992, pp. 53-54
[35] Jeremi Suri, “Henry Kissinger and the American Century”, Harvard University Press, 2007, p. 80
[36] Walter Isaacson, “Kissinger: a biography”, Simon & Schuster, New York, 1992, p. 55
[37] Walter Isaacson, “Kissinger: a biography”, Simon & Schuster, New York, 1992, p. 55
[38] Charles Stuart Kennedy, Interview with Mr. H. Sonnenfeldt, “The Association for Diplomatic Studies and Training Foreign Affairs Oral History Project”, 2000
[39] https://www.bergstraesser-anzeiger.de/orte/bensheim_artikel,-bensheim-raetsel-geloest-das-haus-ist-gefunden-_arid,461162.html
[40] Jeremi Suri, “Henry Kissinger and the American Century”, Harvard University Press, 2007, p. 81
[41] https://www.nasa.gov/centers/marshall/history/vonbraun/bio.html
[42] Jeremi Suri, “Henry Kissinger and the American Century”, Harvard University Press, 2007, p. 81
[43] https://www.archives.gov/iwg/declassified-records/rg-330-defense-secretary ; https://www.archives.gov/files/iwg/declassified-records/rg-330-defense-secretary/foreign-scientist-case-files.pdf
[44] https://ahrp.org/pivotal-role-of-allen-dulles-in-shielding-nazi-war-criminals/
[45] Peter Dale Scott, “Why No One Could Find Mengele: Allen Dulles and the German SS”, The Threepenny Review, No. 23 (Autumn, 1985), pp. 16-18
[46] https://www.archives.gov/iwg/declassified-records/rg-263-cia-records/rg-263-report.html
[47] https://www.deutschlandfunkkultur.de/hitlers-spione-an-der-ostfront-100.html
[48] https://warfarehistorynetwork.com/cold-war-spies-general-reinhard-gehlen/
[49] Paolo Fusi, Il cassiere di Saddam, Consumedia, Bellinzona 2003
[50] https://www.swissinfo.ch/eng/the-bizarre-case-of-youssef-nada-and-switzerland-s-role-in-the–war-on-terror-/47075022 ; https://www.lexology.com/library/detail.aspx?g=10ddacd5-8060-407e-b647-39a248d00716
[51] Kenneth J. Campbell, “Otto Skorzeny: The Most Dangerous Man in Europe”, American Intelligence Journal, Vol. 30, No. 1 (2012), pp. 146-147
[52] Peter Dale Scott, “Why No One Could Find Mengele: Allen Dulles and the German SS”, The Threepenny Review, No. 23 (Autumn, 1985), pp. 16-18 ;
[53] https://islandora.wrlc.org/islandora/object/terror%3Aroot
[54] http://rochester.indymedia.org/node/1403
[55] Peter Dale Scott, “Why No One Could Find Mengele: Allen Dulles and the German SS”, The Threepenny Review, No. 23 (Autumn, 1985), pp. 16-18 ; Kenneth J. Campbell, “Otto Skorzeny: The Most Dangerous Man in Europe”, American Intelligence Journal, Vol. 30, No. 1 (2012), pp. 146-147
[56] https://www.memoiresdeguerre.com/article-terror-s-legacy-schacht-skorzeny-allen-dulles-112826449.html ; http://jens-kroeger.homepage.t-online.de/page1/vatikan.html ; https://www.newsweek.pl/historia/krwawe-miliardy-reichsfurera-ss-czy-himmler-gromadzil-fundusze-na-budowe-iv-rzeszy/nkh2jjb
[57] https://conversacionsobrehistoria.info/2018/12/01/historia-de-un-neonazi-aleman-y-su-fortin-de-alicante/
[58] https://www.spiegel.de/politik/ein-mehr-als-bedrueckendes-schauspiel-a-e0b3da9e-0002-0001-0000-000040763997
[59] http://leg13.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/064v01t02_RS/00000011.pdf
[60] https://theanarchistlibrary.org/library/stuart-christie-stefano-delle-chiaie
[61] https://en.wikipedia.org/wiki/Stefano_Delle_Chiaie#Activity_in_South_America
[62] https://www.warhistoryonline.com/instant-articles/nazi-officer-became-assassin-israel-2-x.html?firefox=1
[63] Marvin and Bernard Kalb, “Kissinger”, Little, Brown, Toronto, 1974, p. 44
[64] https://www.nytimes.com/1979/01/11/archives/dr-william-y-elliott-82-dies-a-harvard-professor-emeritus-hissed-by.html?auth=login-google1tap&login=google1tap
[65] https://www.washingtonpost.com/archive/local/1979/01/12/william-y-elliott-dies/71e404b8-d42d-456c-97c2-5ca975aff883/
[66] https://www1.cmc.edu/pages/faculty/welliott/teachers/elliott.htm
[67] https://pressbooks.pub/delliott/chapter/chapter-xii1-harvard-university-and-the-cold-war/
[68] https://pressbooks.pub/delliott/chapter/chapter-xii1-harvard-university-and-the-cold-war/
[69] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, p. 31
[70] The New York Times, August 26, 1951, p. 56
[71] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, p. 32
[72] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, p. 33
[73] Walter Isaacson, “Kissinger: a biography”, Simon & Schuster, New York, 1992, p. 70
[74] Jeremi Suri, “Henry Kissinger and the American Century”, Harvard University Press, 2007, pp. 122-123
[75] https://wcfia.harvard.edu/about/theory-and-practice-harvards-center-international-affairs-1958%E2%80%931983
[76] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, p. 81
[77] https://archives-manuscripts.dartmouth.edu/agents/people/739
[78] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, p. 81
[79] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, p. 85
[80] Susan Maret, “Murky Projects and Uneven Information Policies: A Case Study of the Psychological Strategy Board and CIA”, Secrecy and Society, Vol. 1, No. 2, Art. 6, 2018, p. 1
[81] Gary D. Rawnsley, “Cold-War propaganda in the 1950s”, St. Martin’s Press, 1999, p. 2
[82] Susan Maret, “Murky Projects and Uneven Information Policies: A Case Study of the Psychological Strategy Board and CIA”, Secrecy and Society, Vol. 1, No. 2, Art. 6, 2018, pp. 7-8
[83] https://publicintelligence.net/cia-bluebird/ ; https://unredacted.com/2010/04/23/document-friday-project-artichoke-or-the-cia-attempt-to-create-a-manchurian-candidate/ ; https://www.nytimes.com/1977/09/03/archives/cia-says-it-found-more-secret-papers-on-behavior-control-senate.html
[84] Luca Mershed, “L’Operazione Odessa e la diffusione del nazismo in Argentina e nelle Americhe”, Università La Sapienza, Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione, Dottorato di Ricerca in Studi Politici, Roma, 2019, pp. 193-194
[85] https://www.trumanlibrary.gov/library/truman-papers/harry-s-truman-papers-staff-member-and-office-files-psychological-strategy
[86] Edward P. Lilly, “The Psychology Strategy Board and its Predecessors: Foreign Policy Coordination 1938-1953”, in Gaetano L. Vincitorio (ed.), “Studies in Modern History”, St. John’s University Press, 1968, p. 363
[87] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, p. 85
[88] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, pp. 89-90
[89] https://archive.org/details/nuclearweaponsfo00kiss
[90] Henry A. Kissinger, “Nuclear Weapons and Foreign Policy”, Harper & Brothers, New York, 1957, p. 42
[91] Henry A. Kissinger, “Nuclear Weapons and Foreign Policy”, Harper & Brothers, New York, 1957, p. 339
[92] https://www.trumanlibrary.gov/photograph-records/97-1869
[93] https://www.hdg.de/lemo/kapitel/geteiltes-deutschland-gruenderjahre/deutsche-frage/zwei-staaten-theorie.html
[94] https://www.politico.com/story/2010/07/ike-offers-open-skies-plan-at-geneva-summit-july-21-1955-039988
[95] Jessica C. E. Gienow-Hecht, Frank Schumacher, “Culture and International History”, Berghahn Books, 2003,p. 259
[96] Holger Klitzing, “The Nemesis of Stability: Henry A. Kissinger’s Ambivalent Relationship with Germany”, WVT, Wissenschaftlicher Verlag Trier, 2007, pp. 92-93
[97] https://dimes.rockarch.org/collections/g65L6fRBpy4f5hiYC8Dzui
[98] Walter Isaacson, “Kissinger: a biography”, Simon & Schuster, New York, 1992, p. 83
[99] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, p. 42
[100] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, p. 44
[101] https://www.amazon.com/Vintage-Kissinger-conference-beside-Rockefeller/dp/B07LB7YR3R
[102] https://www.cfr.org/henry-kissinger-chair-us-foreign-policy
[103] https://www.nytimes.com/2017/05/26/us/zbigniew-brzezinski-dead-national-security-adviser-to-carter.html
[104] https://www.csis.org/features/zbigniew-k-brzezinski
[105] https://www.nytimes.com/2017/03/20/business/david-rockefeller-dead-chase-manhattan-banker.html
[106] https://www.trilateral.org/
[107] https://www.washingtonpost.com/archive/lifestyle/1992/04/25/beware-the-trilateral-commission/59c48198-9479-4c80-a70a-a1518b5bcfff/
[108] Holly Sklar, Trilateralism: The Trilateral Commission and Elite Planning for World Management. South End Press, Boston 1980
[109] Gian Trepp, Swiss Connection, Unions Verlag, Zürich 1999, pages 358-391; https://www.publiceye.ch/en/topics/corruption/switzerland-offshore-welcome-to-shell-company-paradise/in-ticino-fiduciary-firms-get-involved-in-fashion-commodity-trading-and-hidden-cash-flows
[110] Michel J. Crozier, Samuel P. Huntington, Joji Watanuki, “The Crisis of Democracy – Trilateral Commission”, Report on the Governability of Democracies to the Trilateral Commission, New York University Press, 1975, pp. 127-129
[111] https://digitalcommons.law.lsu.edu/nuremberg_photos/94/
[112] Res Strehle, Gian Trepp, Barbara Weyermann, “Ganz oben – 125 Jahre Schweizerische Bankgesellschaft”, Limmat Verlag, 1987, p. 84
[113] Hermann Schmitz, Deutschlands einzige Rettung, HaDek Verlag, Hannover 1931
[114] Robert Liefmann, Beteiligungs- und Finanzierungsgesellschafte, Leipzig 1913
[115] Walther Rathenau: Die Organisation der Rohstoffverteilung, manoscritto conservato nella Deutsche Nationalbibliothek di Lipsia, 1914
[116] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, New York: Free Press, 1978, pp. 132-133
[117] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, New York: Free Press, 1978, pp. 122-123
[118] http://www.wollheim-memorial.de/en/kz_bunamonowitz_en
[119] https://www.chemie.de/lexikon/Buna-Werke.html
[120] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, Free Press, New York, 1978, p. 93
[121] https://www.nytimes.com/1978/08/06/archives/with-a-branch-at-auschwitz-farben.html
[122] https://www.wsj.com/articles/SB951271524654360876
[123] http://rochester.indymedia.org/node/1403
[124] Alfred D. Chandler, “Scale and Scope: The Dynamics of Industrial Capitalism”, Harvard University Press, 1994, pp. 573-574
[125] Alfred D. Chandler, “Scale and Scope: The Dynamics of Industrial Capitalism”, Harvard University Press, 1994, pp. 573-574
[126] https://www.wikiwand.com/de/Deutsche_L%C3%A4nderbank#Media/Datei:Berlin,_Unter_den_Linden_78_im_Jahr_1925.1.jpg
[127] Res Strehle, Gian Trepp, Barbara Weyermann, “Ganz oben – 125 Jahre Schweizerische Bankgesellschaft”, Limmat Verlag, 1987, pp. 84-85
[128] https://www.erih.net/how-it-started/stories-about-people-biographies/biography/geigy-merian
[129] https://zeitzeugengw.de/Industrie/Geigy/Schweizer%20Chemieunternehmen%20im.pdf
[130] https://www.company-histories.com/GAF-Corporation-Company-History.html
[131] https://content.time.com/time/subscriber/article/0,33009,795457,00.html
[132] https://www.washingtonpost.com/wp-srv/national/daily/nov98/nazicars30.htm
[133] https://perspectives.ushmm.org/item/the-international-jew-the-worlds-foremost-problem
[134] Res Strehle, Gian Trepp, Barbara Weyermann, “Ganz oben – 125 Jahre Schweizerische Bankgesellschaft”, Limmat Verlag, 1987, p. 86
[135] https://www.spiegel.de/geschichte/henry-ford-und-die-nazis-a-947358.html ; https://theintercept.com/2020/05/22/trump-hails-good-bloodlines-henry-ford-whose-anti-semitism-inspired-hitler/
[136] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, New York : Free Press, 1978, pp. 190-191
[137] Res Strehle, Gian Trepp, Barbara Weyermann, “Ganz oben – 125 Jahre Schweizerische Bankgesellschaft”, Limmat Verlag, 1987, p. 87
[138] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, New York : Free Press, 1978, p. 193
[139] Malcolm S. Mason, “The General Aniline & Film Co. Case”, in “Proceedings of the American Society of International Law at Its Annual Meeting (1921-1969)”, Vol. 52, International Law and the Political Process (April 24-26, 1958), Cambridge University Press, p. 118
[140] https://www.dw.com/en/stock-of-former-nazi-chemicals-giant-to-be-delisted/a-15327052
[141] https://www.nytimes.com/1999/05/02/business/the-business-world-ig-farben-a-lingering-relic-of-the-nazi-years.html
[142] https://www.dw.com/en/stock-of-former-nazi-chemicals-giant-to-be-delisted/a-15327052
[143] https://www.deutschlandfunkkultur.de/die-prozesse-gegen-industrielle-ig-farben-100.html
[144] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, New York : Free Press, 1978, p. 204
[145] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, New York : Free Press, 1978, pp. 204-205
[146] https://medium.com/dan-sanchez/the-dulles-brothers-and-their-legacy-of-perpetual-war-94191c41a653
[147] https://history.state.gov/departmenthistory/people/lansing-robert
[148] https://catalog.archives.gov/id/6948411
[149] https://www.scoop.co.nz/stories/HL0612/S00194.htm
[150] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, New York: Free Press, 1978, pp. 208-209
[151] Res Strehle, Gian Trepp, Barbara Weyermann, “Ganz oben – 125 Jahre Schweizerische Bankgesellschaft”, Limmat Verlag, 1987, pp. 89-90
[152] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, New York: Free Press, 1978, p. 209
[153] Joseph Borkin, “The crime and punishment of I.G. Farben”, New York: Free Press, 1978, p. 210
[154] https://declanoreilly.weebly.com/seize–squander.html
[155] Res Strehle, Gian Trepp, Barbara Weyermann, “Ganz oben – 125 Jahre Schweizerische Bankgesellschaft”, Limmat Verlag, 1987, p. 90
[156] https://www.e-periodica.ch/cntmng?pid=bzg-002%3A1991%3A91%3A%3A433
[157] Richard Nikolaus Coudenhove-Kalergi, Ein Leben für Europa, Leipzig 2019
[158] https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/046887/2011-02-03/ ; Res Strehle, Gian Trepp, Barbara Weyermann, “Ganz oben – 125 Jahre Schweizerische Bankgesellschaft”, Limmat Verlag, 1987, p. 91
[159] https://www.uek.ch/it/schlussbericht/Publikationen/zusammenfassungen/02interhandel.htm
[160] Declan O’Reilly, “Morals and Money: Ideology and Pragmatism in the Kennedy Administration’s Settlement of the Interhandel-General Aniline &Film Case 1962-1965”, in JOURNAL OF ECONOMICS AND DEVELOPMENT STUDIES, Vol. 8, No. 2, American Research Institute for Policy Developmen, June 2020, p. 35
[161] https://css.ethz.ch/content/dam/ethz/special-interest/gess/cis/center-for-securities-studies/pdfs/ZB-82.pdf, pages 43-46 ; file:///C:/Users/Asus/Downloads/e-book_978-3-0340-1353-1_kellerbotschafterportrats2.pdf ; https://www.swissinfo.ch/eng/politics/diplomatic-documentary_remembering-switzerland-s-role-in-the-american-hostage-crisis-in-iran/44731268
[162] Colloquio personale con Partick Martin del 13 novembre 2022
[163] Res Strehle, Gian Trepp, Barbara Weyermann, “Ganz oben – 125 Jahre Schweizerische Bankgesellschaft”, Limmat Verlag, 1987, pp. 91-92
[164] https://www.sueddeutsche.de/politik/henry-kissinger-staatskunst-richard-nixon-margaret-thatcher-globale-politik-globale-krisen-1.5631159
[165] https://www.jfklibrary.org/asset-viewer/archives/MBPP
[166] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, pp. 43-45
[167] https://wcfia.harvard.edu/people/in_memoriam/rbowie
[168] https://www.pulitzer.org/article/moral-necessity-society-marked-power
[169] Andrew Preston, “The Little State Department: McGeorge Bundy and the National Security Council Staff, 1961-65”, Presidential Studies Quarterly Vol. 31, No. 4, December 2001, p. 635
[170] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, pp. 48-51
[171] https://www.americanforeignrelations.com/E-N/National-Security-Council-The-kennedy-and-johnson-years.html
[172] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, p. 51
[173] Robert H. Connery, “Nelson A. Rockefeller as Governor”, Proceedings of the Academy of Political Science, Vol. 31, no. 3, 1974, p. 4
[174] https://www.washingtonpost.com/wp-srv/politics/daily/may98/goldwater30.htm
[175] https://www.jfklibrary.org/sites/default/files/archives/JFKOH/Lodge%2C%20Henry%20Cabot/JFKOH-HCL-01/JFKOH-HCL-01-TR.pdf
[176] Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, p. 56
[177] https://www.newyorker.com/magazine/2020/05/18/the-myth-of-henry-kissinger
[178] https://www.nixonfoundation.org/2015/06/the-formation-of-a-new-national-security-council/ ; Thomas A. Schwarz, “Henry Kissinger and American Power” – a political biography, Hill and Wang, New York, 2020, p. 63
[179] https://nsarchive2.gwu.edu/NSAEBB/NSAEBB503/
[180] https://www.nytimes.com/1975/02/27/archives/the-kissinger-doctrine.html
[181] https://history.state.gov/historicaldocuments/frus1969-76v06/d238
[182] https://www.bbc.com/news/world-asia-pacific-10684399 ; https://www.nytimes.com/1975/02/27/archives/the-kissinger-doctrine.html
[183] https://www.sciencespo.fr/mass-violence-war-massacre-resistance/en/document/lon-nol.html
[184] Giuseppe De Lutiis, La strage. L’atto d’accusa dei giudici di Bologna. Editori Riuniti, Roma 1986; https://www.raiplay.it/video/2018/08/2-agosto-1980-la-strage-di-Bologna—02082018-ae566a8f-efcd-48c4-a785-f7e65996d946.html
[185] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/02/morto-vito-miceli.html
[186] https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/chi-siamo/la-nostra-storia.html#Il-sistema-nazionale-di-sicurezza-e-intelligence-nel-secondo-dopoguerra-1948-2007
[187] https://www.repubblica.it/politica/2015/12/16/news/p2_i_nomi_piu_importanti_della_lista_gelli-129591682/
[188] http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=V%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg05/framedeputato.asp?Deputato=d5690
[189] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/02/morto-vito-miceli.html
[190] http://dati.camera.it/ocd/deputato.rdf/d16140_7
[191] https://history.state.gov/departmenthistory/people/martin-graham-anderson
[192] Mario Guarino, Fedora Raugei, “Licio Gelli – Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2”, edizioni Dedalo, 2016, p. 99
[193] https://www.nytimes.com/1976/01/30/archives/us-paid-800000-to-italian-general-cia-fought-move-us-gave-800000-to.html
[194] https://www.nytimes.com/1975/01/19/archives/the-secret-committee-called-40-at-least-in-theory-it-controls-the.html
[195] https://www.scoop.co.nz/stories/HL0807/S00195/cia-network-of-stay-behind-secret-armies.htm
[196] XIII legislatura – Disegni di legge e relazioni – Documenti – IV. 3 La “Rosa dei Venti”, pp.177-185
[197] XIII legislatura – Disegni di legge e relazioni – Documenti – IV. 3 La “Rosa dei Venti”, p.189
[198] https://hdgoe.at/terrorismus-suedtirol
[199] L’Espresso, 14 febbraio 2008, pag. 85
[200] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/07/29/la-strage-dimenticata.html ; https://www.theguardian.com/world/2007/mar/04/race.otherparties ; https://mappedimemoria.it/stragi/italicus/la-strage/ ; https://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel14p2.htm
[201] XIII legislatura – Disegni di legge e relazioni – Documenti – IV. 3 La “Rosa dei Venti”, p.177 n. 168
[202] XIII legislatura – Disegni di legge e relazioni – Documenti – IV. 3 La “Rosa dei Venti”, p.189
[203] Mario Guarino, Fedora Raugei, “Licio Gelli – Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2”, edizioni Dedalo, 2016, p. 80
[204] https://www.scoop.co.nz/stories/HL0807/S00195/cia-network-of-stay-behind-secret-armies.htm
[205] https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/0968344520914345
[206] Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, Legislatura XIII, doc. XXIII, n. 64, vol. 1, tomo II, pp. 101-102
[207] Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, Legislatura X, Resoconti stenografici delle sedute, vol. 7, p. 384
[208] Letizia Marini, “Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti 1949-1974”, Università degli Studi di Macerata, 2020, p. 17
[209] https://www.adnkronos.com/membri-gladio-come-partigiani-siano-equiparati-a-militari_7mIXA5RKurJYdnavoHv9N2
[210] https://www.stay-behind.it/wp-content/uploads/2022/01/elenco-622-gladiatori.pdf
[211] https://presidenti.quirinale.it/page/8/cos-biografia.html
[212] https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2002/05/08/Politica/GLADIO-RIVELAZIONI-DI-TAVIANI-MANOVRA-CONTRO-COSSIGA_192200.php
[213] https://www.interno.gov.it/it/paolo-emilio-taviani
[214] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/11/21/un-gladio-in-mano-de-lorenzo.html
[215] https://www.cambridgeclarion.org/press_cuttings/vinciguerra.p2.etc_graun_5dec1990.html
[216] https://www.focus.it/cultura/storia/la-verita-su-piazza-fontana ; https://www.ilsole24ore.com/art/strage-piazza-fontana-cosa-e-successo-milano-12-dicembre-1969-ACQuq72?refresh_ce=1 ; https://www.corriere.it/cultura/20_ottobre_16/piazza-fontana-l-ombra-cia-l-indagine-riservata-taviani-64aa550c-0fac-11eb-8d21-ff516c396863.shtml
[217] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/08/04/maletti-la-spia-latitante-la-cia-dietro.html
[218] https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/07/19/news/gianadelio_maletti_morto_johannesburg_servizi_segreti_depistaggio_piazza_fontana_sid_pecorelli_loggia_p2-310867564/
[219] https://www.repubblica.it/politica/2015/12/16/news/p2_i_nomi_piu_importanti_della_lista_gelli-129591682/
[220] https://www.repubblica.it/politica/2022/04/15/news/al_senato_lelogio_di_gianadelio_maletti_il_generale_coinvolto_nello_stragismo-345530720/
[221] https://www.scoop.co.nz/stories/HL0807/S00195/cia-network-of-stay-behind-secret-armies.htm
[222] https://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno72.htm
[223] http://www.strano.net/stragi/stragi/p2/elep2.htm
[224] http://www.strano.net/stragi/stragi/p2/elep2.htm
[225] http://www.strano.net/stragi/stragi/p2/elep2.htm
[226] Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia Massonica P2, Legislatura IX, Relazione di minoranza dell’onorevole Giorgio Pisanò, p. 132
[227] Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, Legislatura XIII, Doc. XXIII n. 64, Vol I, Tomo II, Stragi e terrorismo in Italia dal dopoguerra al 1974, p. 159
[228] Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, Legislatura XIII, Doc. XXIII n. 64, Vol I, Tomo II, Stragi e terrorismo in Italia dal dopoguerra al 1974, pp. 161-163
[229] Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della Mafia e sulle Associazioni criminali similari, Legislatura XI, seduta del 16 novembre 1992, Audizione del collaboratore della giustizia Tommaso Buscetta, p. 370
[230] Francesco M. Biscione, “Il partito del golpe nella strategia della tensione”, in “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, Rivista del Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo della Sapienza Università di Roma, n. 2, 2020, p. 44
[231] Francesco M. Biscione, “Il partito del golpe nella strategia della tensione”, in “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, Rivista del Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo della Sapienza Università di Roma, n. 2, 2020, pp. 51-52
[232] Tim Weiner, “Legacy of Ashes: The History of the CIA”, Doubleday, 2007, p. 299
[233] Francesco M. Biscione, “Il partito del golpe nella strategia della tensione”, in “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, Rivista del Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo della Sapienza Università di Roma, n. 2, 2020, pp. 51-52
[234] https://www.repubblica.it/politica/2015/12/16/news/p2_i_nomi_piu_importanti_della_lista_gelli-129591682/
[235] https://www.repubblica.it/politica/2015/12/16/news/p2_i_nomi_piu_importanti_della_lista_gelli-129591682/
[236] Holly Sklar, Trilateralism: The Trilateral Commission and Elite Planning for World Management. South End Press, Boston 1980; Gian Trepp, Swiss Connection, Unions Verlag, Zürich 1999, pages 358-391; https://www.publiceye.ch/en/topics/corruption/switzerland-offshore-welcome-to-shell-company-paradise/in-ticino-fiduciary-firms-get-involved-in-fashion-commodity-trading-and-hidden-cash-flows
[237] https://www.lacittafutura.it/interni/la-natura-classista-dello-stato-ii-parte
[238] Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia Massonica P2, Legislatura IX, Doc. XXIII n. 2-bis/2, Relazione di minoranza dell’onorevole Giorgio Pisanò, pp. 6-7
[239] https://home.treasury.gov/about/history/prior-secretaries/david-m-kennedy-1969-1971
[240] https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2011/06/30/news/la-parabola-di-paul-marcinkus-dal-paese-di-al-capone-allo-scandalo-ior-1.36958843
[241] Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia Massonica P2, Legislatura IX, Doc. XXIII n. 2-bis/2, Relazione di minoranza dell’onorevole Giorgio Pisanò, p. 17
[242] Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia Massonica P2, Legislatura IX, Doc. XXIII n. 2-bis/2, Relazione di minoranza dell’onorevole Giorgio Pisanò, p. 20
[243] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/01/18/morto-ortolani-signor-nessuno-della-p2.html
[244] https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/2020/07/29/strage-di-bologna-nuova-inchiesta-gelli-mandante_287bbdf1-9b3d-4443-b936-fb5d0d0856a5.html
[245] https://www.avvenire.it/agora/pagine/kissinger-1
[246] https://internationalhistory.intesasanpaolo.com/world-map/detail/IT-ISP-MAPPAESTERA-0000279/buenos-aires-banco-ambrosiano-de-america-del-sud-sa
[247] https://www.repubblica.it/politica/2015/12/16/news/p2_i_nomi_piu_importanti_della_lista_gelli-129591682/
[248] https://www.repubblica.it/politica/2015/12/16/news/p2_i_nomi_piu_importanti_della_lista_gelli-129591682/
[249] Mario Guarino, Fedora Raugei, “Licio Gelli – Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2”, edizioni Dedalo, 2016, p. 129
[250] https://amerika21.de/2016/08/157676/neue-us-dokumente-diktatur-arg
[251] https://www.maurizioturco.it/bddb/2007_08_08_il_sole_24_ore_c.html
[252] https://www.fondazionecipriani.it/home/index.php/scritti/15-economia-selvaggia/33-intervista-a-radio-popolare-sulla-vicenda-calvi-banco-ambrosiano
[253] http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/palermo.html
[254] https://taz.de/Diskussion-ueber-Colonia-Dignidad-in-Chile/!5280265/
[255] https://www.nytimes.com/1970/09/06/archives/allende-chilean-marxist-wins-vote-for-presidency-allende-chilean.html
[256] https://www.nytimes.com/1974/01/14/archives/rockefeller-holdings-studied-state-law-is-cited-took-no-interest.html
[257] https://www.nytimes.com/1972/03/21/archives/anderson-charges-plot-against-allende-by-itt-and-cia.html
[258] https://www.nytimes.com/1972/07/03/archives/papers-show-itt-urged-us-to-help-oust-allende-suggestions-for.html
[259] https://nsarchive2.gwu.edu/NSAEBB/NSAEBB110/chile02.pdf
[260] https://nsarchive2.gwu.edu/NSAEBB/NSAEBB110/chile03.pdf
[261] https://nsarchive2.gwu.edu/NSAEBB/NSAEBB110/chile05.pdf ; https://nsarchive2.gwu.edu/NSAEBB/NSAEBB110/chile06.pdf ; https://nsarchive2.gwu.edu/NSAEBB/NSAEBB110/chile07.pdf
[262] https://www.oas.org/en/
[263] https://www.exim.gov/
[264] https://nsarchive2.gwu.edu/NSAEBB/NSAEBB110/chile08.pdf
[265] https://english.elpais.com/elpais/2011/02/01/inenglish/1296541247_850210.html
[266] https://oxfordre.com/latinamericanhistory/view/10.1093/acrefore/9780199366439.001.0001/acrefore-9780199366439-e-623
[267] https://www.theguardian.com/news/2020/sep/03/operation-condor-the-illegal-state-network-that-terrorised-south-america
[268] https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-36792543
[269] https://islandora.wrlc.org/islandora/object/terror%3Aroot
[270] https://www.theguardian.com/us-news/2018/dec/04/george-bushs-legacy-isnt-so-peaceful
[271] https://zigorimedia.wordpress.com/2015/09/20/wirkt-noch-heute-nazis-und-faschisten-im-dienst-der-globalen-us-interessen/ ; https://zeroanthropology.net/2019/03/29/on-duty-for-the-cia-german-nazis-and-italian-fascists/
[272] https://www.mosaics.ch/es/blog-espanol/2021/1/18/una-historia-pintada
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