Governo

Garibaldi fu ferito

3 Settembre 2024

È molto interessante ma anche deprimente dover ascoltare le minchiate che Giorgia deve necessariamente, all’interno della propria economia demagogica, proferire quando si lascia andare nelle interviste. Meglio in casa amica, come da Del Debbio, l’intervista, ovvio.

In questo caso la più eclatante minchiata è che sotto il suo regno, ossia quello di Giorgia I, l’italia ha conosciuto il più basso numero di disoccupati da quando Garibaldi ha unificato il paese.

Sembrerebbe qualcosa di surreale se non si fosse realmente ascoltato, forse una falsa intervista modificata coll’aiuto dell’AI, cosa che potrebbe pure accadere, ma non in diretta, ancora, per lo meno. Surreale perché secondo quali dati statistici Giorgia possa dichiarare una ciclopica corbelleria come questa è un mistero.

Esiste un bel libro, consultabile anche online, peraltro redatto da una commissione parlamentare d’inchiesta del 1953, che si intitola: La disoccupazione in Italia – Studi speciali, in vari volumi. Probabilmente Giorgia, che per leggere cose serie deve avere pochissimo tempo a disposizione, ignora il tomo IV dello studio parlamentare.

Il curatore di questa parte era Gino Luzzatto, ossia uno dei grandi storici italiani.

 

Inizia così:

 

Capitolo I

DAL 1861 AL 1895

1. Problema della disoccupazione. — 2. Provvedimenti per il completo impiego dei lavoratori secondo i diversi paesi. — 3. Sviluppo scarso delle industrie e crisi economiche. — 4. Ri­nascita nei campi dell’economia pubblica e privata. — 5. Crisi agraria. –6 . Ripercussione sulle condizioni di lavoro. — 7. Progresso nel campo industriale. — 8. Emigrazione. —9. Incremento demografico. — 10. Precisazioni sul reddito. — 11. Disoccupazione.

 

1. — Per i primi 35 o 40 anni del Regno è estremamente difficile determi­nare se, quando ed in quale misura il problema della disoccupazione si sia impo­sto in Italia all’attenzione del pubblico e del governo. La difficoltà non deriva soltanto dalla mancanza quasi totale di statistiche, o per lo meno di statistiche anche approssimativamente attendibili, non essendo ancora sorto alcuno degli organi (uffici del lavoro, sindacati operai, istituti di previdenza o di assicura­zione sociale) che potessero, in qualche modo, assumere l’incarico della rileva­zione. Ma la difficoltà è resa assai maggiore dalla struttura che in tutto quel pe­riodo conserva, tolte alcune rare eccezioni, l’economia italiana, nella quale l’assoluta prevalenza dell’attività agricola, che nella grande maggioranza produce per l’immediato consumo della famiglia coltivatrice e di un mercato assai ristretto, la mancanza quasi totale di un’agricoltura industrializzata, il predominio nella produzione manifatturiera dell’artigianato, del lavoro a domi­cilio e della piccola industria, il modestissimo sviluppo della ricchezza privata e del risparmio, la scarsità di capitali e la loro riluttanza agli investimenti indu­striali, il livello estremamente basso dei salari, i legami ancora assai stretti fra l’attività agricola e industriale : tutti questi fattori rendono estremamente difficile il determinare fino a qual punto si possa parlare di una vera e propria disoccupazione.

 

Lo studio continua per un volume intero con una precisione e una partecipazione emotiva da parte di quei parlamentari e studiosi che lo compilarono che lascia attoniti se si fa una comparazione coi parlamentari attuali e ci si chiede in che mani siamo finite, ossia chi degli attuali sarebbe in grado di condurre uno studio così accurato e ben scritto. È a disposizione, sulla rete, basta cercarlo.

Solamente dal primo punto affrontato nel volume si arguisce come l’affermazione di Giorgia sia una delle più colossali minchiate che abbia mai detto, e ne ha dette, eh. Dicevano che studiava, quando era ancora alle prime armi. Non mi sembra affatto.

Solamente il concepire un ragionamento come il suo è indice di ignoranza storica, ignoranza della statistica, ignoranza dell’economia, ignoranza della società, ignoranza della demografia e tante altre ignoranze che forse rinforzano l’orgoglio dei tanti ignoranti che la circondano e l’hanno supportata ed eletta.

Io non riesco a star zitto quando vedo la mia (e quella di milioni di altre persone che hanno studiato) intelligenza insultata e calpestata.

No, vorrei che si levasse alta qualche voce di storici, di professori universitari, di giornalisti veri, non conduttori da salotto televisivo, di intellettuali che spiegassero in televisione, sui giornali, per tiktok, e per tutti i mezzi che la tecnologia mette a disposizione, che Giorgia non può permettersi di dire sciocchezze così enormi pubblicamente. Perché poi, chi non ha i mezzi critici ci crede e pensa davvero che l’occupazione in Italia sia ai massimi storici dai tempi di Garibaldi mentre non è possibile calcolarla perché non esistono dati. E non me lo invento io ma lo ha scritto il PARLAMENTO in uno studio specifico affidato a persone serie.

Giorgia, forse c’è qualcosa che non va nelle pilloline che prendi per tenere a bada la tua sicumera, o forse la tua sicumera è immune da qualsiasi pillola e deve esprimersi solennemente. D’altro canto se l’andazzo delle minchiate è questo, visti anche gli svarioni storico-geografici del ministro della cultura (colla minuscola) Sangiuliano, possiamo anche dire che l’Italia dai tempi di Garibaldi ha anche fatto notevoli progressi (che non coincidono con gli ultimi due anni di governo ma è frutto di governi precedenti), tanto da affidare il premierato a una donna. Che poi costei ripaghi questa conquista con dichiarazioni che manifestano una certa disinformazione da parte sua, questo è il vero tradimento del progresso.

Lillipuziani al confronto di Garibaldi. Sarebbe meglio studiare.

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