Partiti e politici
Fuffa aggravata
Non passa giorno senza che Matteo Salvini, l’iperattivo neo ministro dell’Interno, lanci una nuova proposta nel segno del “legge e ordine”: “censimento” dei Rom, multe a chi acquista dagli ambulanti abusivi sulle spiagge, telecamere nelle scuole, porti chiusi alle navi fuorilegge delle Ong, “difesa sempre legittima” e così via, tra l’euforia delle truppe leghiste subito pronte a massacrare virtualmente, via social media, chiunque osi avanzare un’obiezione o un seppur timido dissenso.
Eppure c’è un’evidenza che balza subito, lampante, all’occhio appena un po’ attento: tutte le misure proposte colpiscono l’ultimo anello delle varie catene criminose, quindi nei fatti non le spezzano. Le telecamere nelle scuole sposteranno lo spaccio in qualche via adiacente; le sanzioni ai bagnanti non intaccheranno il racket del commercio abusivo, né la criminalizzazione delle Ong fermerà il traffico di migranti, che semplicemente cambierà rotta. Non importa: gli annunci suscitano comunque l’entusiasmo degli italiani stanchi, ai quali sembra bastare la vaga sensazione che si faccia qualcosa.
Non è strano che ciò accada in un Paese che si è da tempo rassegnato a combattere la polmonite con gli antipiretici: fuor di metafora, da anni il nostro ceto politico di ogni colore ci ha abituato a pensare che la scomparsa del sintomo equivalga alla soluzione del problema. La disoccupazione giovanile dilaga? Basta maneggiare opportunamente le statistiche per sventolare un miglioramento che non c’è (del resto, come diceva quel tale, se si torturano i dati abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa). Gli immigrati sono troppi? Si pagano i trafficanti libici, dotati di motovedette e promossi a Guardia Costiera, per riportare indietro i barconi dopo averli lasciati partire. I clochard rovinano l’estetica dei centri storici? Li si cacciano in periferia… così, poco a poco, l’elettorato italiano è stato addestrato ad accontentarsi delle azioni ad effetto, immediate, gratificanti e per lo più inutili.
Il governo attuale non fa altro insomma che perpetuare disinvoltamente la tradizione consolidata della strategia della fuffa e uno potrebbe consolarsi pensando che, alla peggio, tutto resterà come prima. Il guaio è che, a fianco degli annunci scenografici contro i pesci piccoli, ne sono arrivati altri che sono una vera manna per i pesci grossi: la pace fiscale ha tutta l’aria di un condono mascherato e c’è da scommettere che, al momento della frettolosa approvazione con fiducia del relativo decreto, spunterà la solita manina provvidenziale ad aumentare la soglia dell’illecito sanabile, ora fissata a centomila euro; la ventilata abolizione di ogni limite all’uso del contante favorirà proprio le attività illegali, come lo spaccio e il commercio abusivo; la prevista apertura di nuovi, giganteschi centri per l’espulsione dei migranti irregolari (spesso, peraltro, resi tali da una legge paradossale) sarà il tavolo al quale banchetteranno allegramente i nuovi abitanti della terra di mezzo.
Dentro all’apparente fermezza legalitaria c’è insomma un retrogusto di laissez faire, invero poco rassicurante: soprattutto perché si ha l’impressione che l’onere del contrasto all’illegalità verrà scaricato sull’eventuale buona volontà del singolo cittadino. Starà a ciascun italiano voltare le spalle al vucumprà, evitare di usare il contante per fare pagamenti in nero, dotarsi di un’arma e fronteggiare il rapinatore entratogli in casa; il ruolo dello Stato, al di là dei proclami stentorei, diventerà sempre più evanescente, perché mancano progetti di ampio respiro per prevenire i crimini, piccoli o grandi e per mettere sotto controllo le situazioni più critiche.
Con i tanti problemi complessi che il nostro Paese deve affrontare con urgenza, già sarebbe grave avere un governo inefficace e capace solo di azioni dimostrative dal fiato corto; ma il rischio è che le cose peggiorino ulteriormente e che noi cittadini ci ritroviamo soli ad affrontare le conseguenze. Ancora una volta.
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