Calcio
Francesco che guarda dalla tribuna
Guardavo Francesco. Composto, accanto al figlio Christian. Batteva le mani, in silenzio. Ho immaginato il suo strazio. In campo avrebbero dovuto esserci lui e Daniele, e tanti altri ragazzi stupendi, che in questi 20 anni di sofferenza, di delusioni, di momenti di gloria (indimenticabile il terzo gol di Manolas contro il Barcellona), avrebbero meritato di finire nella storia.
Ma che dico. Loro sono comunque la storia, come le migliaia di ragazzi che, in una Tirana piena di barbari olandesi, ubriachi, scatenati ed armati, sono venuti a cantare Roma, Roma e ancora Roma. Quando Pellegrini ha alzato la coppa (poi dirà: a 25 anni, è un sogno, è il giorno più bello della mia vita). Totti e De Rossi c’erano comunque, nel cuore di noi tutti.
Amare la Roma è una cosa difficile, sfortunata, ma stavolta la proprietà ha dimostrato di avere ragione: via tutta la feccia raccolta agli angoli delle strade da Pallotta, Mourinho al timone (che Zampa chiama il bollito, ma è una penosa sciocchezza), e dopo un avvio di stagione faticosissimo l’avanzata – grazie a pochi innesti esterni e – finalmente – alcuni ragazzi cresciuti con Alberto De Rossi, e che hanno dimostrato di potersi giocare una finale europea. Non parlo solo di Zalewski, ma anche di tutti gli altri che erano in panchina, ma che quest’anno hanno giocato partite fondamentali e segnato gol decisivi, da Volpato a Bove, da Darboe a Felix.
Mourinho era giustamente pazzo di gioia, come tutti noi, e se lo è meritato. L’Italia vince un titolo europeo dopo un’era geologica, e lo vince con una squadra di giovani, con una difesa che, dopo aver fatto acqua per mesi, ora è un’orchestra sinfonica in mano a Smalling e Mancini. E chissà che questa notte di felicità assoluta non convinca Zaniolo che è meglio restare con Mourinho che andare ad affogare in un club del nord, in cui sei solo un numero e muori di freddo, in campo e nel cuore.
Io sono un uomo vecchio. Quando la Roma ha vinto la Coppa delle Fiere, nel 1960, io avevo un anno e non me ne sono accorto. 62 anni dopo questo regalo, probabilmente l’unico del genere di tutta la mia vita. Ma c’ero. Ero felice e stremato dalla paura. Pensando sempre a Francesco e Daniele, ed alle generazioni di ragazzi dei nostri quartieri, che hanno sognato, sperato e provato tutto. Stasera la Magica ha vinto anche per loro.
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