Storia

E Salvemini promosse “Non mollare”

13 Maggio 2023

Il 3 gennaio 1925, Mussolini pronuncia alla Camera uno storico discorso nel quale rivendica la responsabilità dei crimini fascisti a partire dal delitto Matteotti, discorso che costituisce, secondo la tesi di Renzo De Felice, l’atto costitutivo della dittatura.

E’ l’inizio della dittatura che si protrarrà, fra soprusi e sofferenze enormi, per un ventennio per concludersi con l’esito disastroso di una guerra fortemente voluta dal fascismo che, tuttavia, trovò il consenso entusiasta, salvo piccole aree di dissenso, della maggioranza del popolo italiano.

Proprio allora, a Firenze, lo storico Gaetano Salvemini, confortato da alcuni giovani intellettuali fiorentini – fra essi Piero Calamandrei, Ernesto Rossi, Nello Traquandi, Tommaso Ramorino e i fratelli Carlo e Nello Rosselli – con grande coraggio e sguardo lungo, promuove la pubblicazione del  foglio, dichiaratamente antifascista, “Non mollare”.

La missione assegnata al nuovo organo era quello di ritagliare uno spazio di corretta informazione in un tempo in cui il regime soffocava ogni libera espressione. Così, fra grandi difficoltà e sprezzo del pericolo, il foglio riesce a circolare per alcuni mesi facendola in barba ai controlli di polizia.

Ma il clima è tale che appariva evidente che prima o, poi, promotore e collaboratori sarebbero caduti nelle maglie sempre più strette del regime.

Fatto è che l’8 giugno la polizia, da tempo sulle tracce di quelli che venivano considerati sovversivi, bussa alla porta della casa del professor Salvemini che viene arrestato.

Un arresto che, considerata la personalità della vittima suscita un’ondata di indignazione che supera i ristretti confini nazionali e che costringe, dopo oltre un mese di detenzione, al suo rilascio in attesa del processo.

Appariva evidente che quel rilascio costituisse una sconfitta che il regime non poteva tollerare e per questo motivo, qualche giorno dopo, fu organizzata una spedizione punitiva nei confronti del professore. Salvemini solo per un caso fortuito, aveva deciso improvvisamente di cambiare il tradizionale percorso che faceva per tornare a casa, riuscì a scampare al pestaggio.

Resosi dunque conto del pericolo incombente, piuttosto che far ritorno nella propria abitazione cercò rifugio e trovò accoglienza proprio nella casa dei fratelli Rosselli. Lì rimase almeno fino a quando anche questo rifugio venne scoperto e da dove fuggì appena in tempo prima che arrivassero i fascisti.

Agli aggressori non restò che sfogare la propria rabbia saccheggiando in modo indegno l’appartamento. Per Salvemini, ormai in pericolo di vita, per salvarsi non restava altro che la via dell’espatrio.

Nell’agosto dello stesso anno, fra grandi difficoltà, riuscì infatti a raggiungere clandestinamente la Francia dove iniziò un esilio che sarebbe durato a lungo, fino al 1947, e che l’avrebbe portato prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, dove gli fu affidata la cattedra di storia contemporanea presso l’università di Harvard.

Negli Usa Salvemini sarebbe stato un punto di riferimento forte dell’antifascismo in esilio e animatore del gruppo libertario e anticlericale della Mazzini Society nel quale cercò, e non desti meraviglia il fatto, don Luigi Sturzo verso il quale Salvemini nutriva non solo grande stima ma, perfino, una certa devozione.

Tornando al foglio “Non mollare” che prima d’essere soppresso aveva pubblicato ben 22 numeri, c’è da ricordare che tornò ai lettori nell’immediato dopo guerra, cioè dal 1945 al 1961, come combattivo organo del Partito d’Azione.

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