Partiti e politici
Anche Almirante diede il suo contributo alla democrazia?
Nessuno si aspettava che in fila, fra la gente che attendeva il proprio turno per rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer allestita nella camera ardente di via delle Botteghe Oscure, ci fosse il grande avversario di sempre, proprio Giorgio Almirante, il segretario nazionale del Movimento sociale italiano, leader della destra italiana.
Quando la notizia arrivò dentro, Giancarlo Pajetta e Nilde Iotti si precipitarono fuori per accompagnarlo dentro la sala dove giaceva il feretro di colui con il quale si era certamente scontrato in modo duro ma sempre mantenendo correttezza e lealtà.
Un gesto di grande valore simbolico che, di lì a qualche anno, quando Almirante, il 22 maggio del 1988, morì e la sua salma fu composta in via della Scrofa nella sede del MSI, i due esponenti del partito comunista italiano si recarono a rendere il doveroso omaggio, e non certo solo per ricambiare.
Si potrebbe dire, con una punta d’amarezza, gesti di altri tempi, quelli nei quali lo scontro politico non arrivava alle esasperazioni odierne, tempi in cui “le palate di fango”, spesso gratuite, o le “fake news” non costituivano argomento dello scontro politico.
Tornando ad Almirante, proprio nel 30° anniversario della morte anniversario, che forse qualcuno ricorderà più per nostalgia che per altro, bisogna riconoscere che fu un uomo d’altri tempi, tempi in cui lo stile cavalleresco non faceva notizia ma piuttosto faceva notizia chi ne infrangeva le regole.
Nessuno può negare che Almirante sia stato anche e soprattutto un uomo di quella destra, fortemente autoritaria, che coltivava il mito del Duce e del fascismo del quale, con coerenza non comune, non ripudiò mai i contenuti e i principi ideologici.
A ricordarne l’intelligenza, l’eloquio che affascinava l’uditorio, la stesso percorso politico, sicuramente saranno in tanti , mi aggiungo anch’io, senza tentazioni agiografiche, non solo per evidenziarne lo stile ma per sottolinearne il contributo al consolidamento della democrazia nel nostro Paese.
Sì, proprio così, anche se riguardandone la storia personale e politica quanto affermo potrebbe apparire contraddittorio.
Per avere contezza di questo, è necessario fare infatti mente locale al significato storico che ebbe la formazione guidata da Almirante, e da lui plasmata, negli anni successivi alla fine della catastrofe del conflitto mondiale, che in Italia ebbe come epigono quella che, storici come Claudio Pavone, hanno definito “guerra civile”.
Ebbene, Almirante e il MSI, partito del quale il nostro fu segretario fin dalla sua nascita, ebbero il merito di incanalare la destra nostalgica e fortemente ostile al “nuovo” che si andava a costruire – una destra che avrebbe potuto costituire un pericoloso spazio di eversione – in un soggetto politico che, in fin dei conti, accettava con tutti i limiti che ciò comportava, le regole del sistema democratico.
Un compito difficilissimo, anche per i destinatari della proposta, perché si dovevano da un lato disinnescare le bombe eversive dei più aberrati e, dall’altro, far immaginare che proprio dentro quel partito il sogno del ritorno indietro poteva ancora essere coltivato.
Un progetto, dunque arduo, che il Movimento sociale e Almirante hanno svolto, è onesto riconoscerlo, in modo encomiabile.
Certo, su questa conclusione si potrà non essere d’accordo, le passioni ideologiche che ancora ribolliscono nel campo d’Agramante della politica potrebbero essere d’ostacolo a tale riconoscimento, qualcuno potrebbe ancora dire che quel movimento di cui Almirante era riconosciuto leader carismatico abbia perfino coltivato aspirazioni golpiste, resta tuttavia il fatto che la storia o cronaca del partito storico della destra italiana, in sostanza, si è svolta nel rispetto delle regole democratiche.
Nell’occasione, però, dell’anniversario della morte, lo scrive chi come me non è mai stato vicino al movimento sociale e ha coltivato una cultura antitetica all’ideologia neofascista, per onestà intellettuale e a costo di richiamare accuse di revisionismo storico, senza con ciò volerlo collocare fra i padri della democrazia italiana del dopoguerra, penso che si debba almeno dare atto ad Almirante ed alla sua saggezza umana e politica di avere consentito di togliere qualche brutto ostacolo nel lungo e accidentato percorso della stessa democrazia repubblicana.
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