Gino Clerici, imprenditore milanese che voleva bonificare l'Agro Pontino. La persecuzione subita dal fascismo è raccontata nel libro Al limitare della palude, scritto da Francesco Moriconi

Storia

Un nome da riscrivere: Gino Clerici e l’Italia che il fascismo ha silenziato

Gino Clerici voleva bonificare l’Agro Pontino ed elettrificare l’Italia sfruttando le sue risorse idriche. Un pioniere che il fascismo perseguitò costringendolo all’esilio. La sua storia, dimenticata, è raccontata ne Al limitare della palude, di Francesco Moriconi

19 Aprile 2025

In vista dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, proponiamo un intervento di Francesco Moriconi, autore del saggio Al limitare della palude, La modernizzazione elettrofinanziaria di Gino Clerici, Tralerighe, e un suo testo che ci racconta l’importanza di questa figura, la spietatezza e protervia del fascismo, in una storia poca conosciuta che merita di essere ricordata. Ringraziamo Autore ed Editore.

Negli ultimi anni del XIX secolo ma soprattutto nel primo ventennio del Novecento, la volontà di produrre energia elettrica attraverso un’abbondante materia prima in Italia, l’acqua, dette vita a un consistente movimento economico individuato come motore di sviluppo del paese. La prospettiva di modernizzazione poggiava su due pilastri: energia idroelettrica e agricoltura. Fu la stagione dei “gruppi elettroirrigui” o “elettrofinanziari” in cui grandi capitali, messi a disposizione per lo più da banche,foraggiavano aziende che proponevano innovativi progetti di produzione energetica, razionalizzazione dei corsi d’acqua -dunque bonifiche – e trasformazione agraria, promuovendo agricoltura intensiva e smantellamento del latifondo.

Il fascismo, dopo una prima fase di adesione a quel modello, riuscì pian piano a distruggerlo facendosi progressivamente veicolo del disfacimento economico che si dovette fronteggiarepoi nel Dopoguerra. Attraverso la politica di decapitazione dell’iniziativa imprenditoriale privata, si giunse al controllo statale di ogni attività di trasformazione agraria – senza energia integrata -che solo in parte scardinò il latifondo e lasciò l’agricoltura allo stadio della mezzadria, nel migliore dei casi.

Protagonista sfortunato di queste vicende, tra altri, fu un imprenditore milanese, Gino Clerici, che attraverso la Società Bonifiche Pontine e i capitali del banco di Roma aveva intuito e cercato di valorizzare le potenzialità dell’Agro Pontino. La progressiva trasformazione, da lui avviata, coesisteva con il programma di realizzazione di una città, Pomezia Italica, da costruirsi nello stesso luogo dove anni dopo sorse Littoria. La storia di Clerici e quella delle sue idee furono cancellate dalla propaganda di regime fino al punto da farle scomparire dai radar della conoscenza. Si trattò di un esempio della metodologia di apparato che divenne simbolico al tempo, pur inghiottito, dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel gorgo delle gravissime nefandezze del totalitarismo italiano, cosicché nessuno ne ha più parlato.

Vale la pena ricordare che, a seguito di questioni finanziarie interne alla Società Bonifiche Pontine, scaturì una prima denuncia contro Clerici che si rivolse a un importante avvocato dell’epoca, Filippo Ungaro. A questi, in circostanze non chiare, si unì Bruno Cassinelli, avvocato e spia dell’OVRA con lo pseudonimo di Brucassi. Fu lui che riuscì a far dichiarare fallimento per tutte le società dell’imprenditore milanese a totale sua insaputa, impedendogli ogni possibilità di difesa e recupero finanziario. Ne scaturì una lunga latitanza, dalla quale, con strenua lotta giudiziaria, uscì assolto dopo molti anni, quando il regime aveva già realizzato la sua idea più onirica, la fondazione di PometiaItalica, cambiandone il progetto e il nome in Littoria, ma esattamente nello stesso luogo.

Per i resistenti antifascisti fuorusciti a Londra, che conoscevano la sua vicenda e lo sapevano morto pochi mesi dopo l’assoluzione, Gino Clerici divenne un simbolo delle vittime dello spietato apparato di regime. L’odissea giudiziaria da lui patita (assolto dall’accusa di bancarotta fraudolenta, condannato in appello, vincitore in Cassazione e definitivamente assolto nel nuovo processo di appello nel 1939, alla vigilia della sua morte) contribuì a infiacchire la forte fibra del personaggio, che fino all’ultimo proclamò la propria innocenza continuando in Sud America a coltivare il sogno della redenzione agricola del latifondo e l’utopia mai doma di un urbanesimo diffuso a servizio della campagna “trasformata”. Il metodo fascista di repressione e costrizione ha inoculato il suo virus penetrando per capillarità in ogni aspetto della vita pubblica e privata degli italiani. Uno dei risultati di quel metodo fu la cancellazione e la prostrazione fisica e morale di un protagonista ingiustamente dimenticato dell’Italia contemporanea.

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Ecco alcuni stralci delle pagine conclusive di AL LIMITARE DELLA PALUDE. La modernizzazione elettrofinanziaria di Gino Clerici. Da PometiaItalica a Littoria. Tralerighe libri. Lucca, 2025

Dopo otto anni e mezzo, Gino Clerici tornava, definitivamente, incensurato. La sua figura era ricordata ancora, in quel momento in Italia, come colui che aveva tentato la bonifica dell’Agro Pontino.
[…] la macchina della propaganda di regime, spinta dalla parte del partito che aveva vinto la lotta per l’indirizzo politico, ha cancellato tutto il possibile dei dieci anni che precedettero la fondazione di Littoria. […]
Si può forse recuperare e ricollocare nel giusto contesto la storia di un imprenditore, per lungo tempo favorito da una parte della politica, anche fascista, che aveva resistito alle bordate dei proprietari conservatori e lassisti, aveva respinto gli attacchi delle fazioni politiche a loro legate ma non aveva avuto alcuno strumento per rendersi conto del meccanismo in cui, suo malgrado, era inserito. […] la corruzione e l’appropriazione, grazie al laissez faire, divenivano armi politiche con cui mettere alla gogna e liberarsi di personaggi scomodi. L’azione di Cassinelli ne è la prova più evidente. […]

Clerici non aveva mai venduto terreni falsamente rivalutati a nuovi proprietari; non aveva mai truffato nessuno sul territorio. La questione dell’uso del conto anticipazioni era ben lungi da avere la potenzialità di scatenare ciò che ne derivò. Lo Scandalo delle Pontine era in realtà accaduto tutto molto dopo l’inchiesta Cassis ed era solo apparentemente, a occhi distratti, uno scandalo Clerici. Si trattò invece della manovra di uno Stato in ginocchio dopo la crisi del ’29 che aveva scommesso per quasi dieci anni sul sistema capitalistico per la bonifica dell’Agro Pontino.

Luigi, Gino, Clerici, fu Francesco, morì l’11 agosto 1939 nello Stato di Bahia, in Brasile ed è lì sepolto col nome di Jozeph CirellCzerna. […] L’eco della sua vicenda giudiziaria, mista alla fama che aveva raggiunto la sua attività in Agro Pontino, non facilissima da contenere, si fece largo anche negli ambienti antifascisti dei fuorusciti, che ne fecero una prova dell’autoritarismo spietato del regime, narrando la falsità delle accuse a Clerici. A meno di un anno dalla morte dell’imprenditore milanese e sei mesi dopo l’entrata in guerra dell’Italia, fu pubblicato il noto libro The Remaking of Italy, i cui cinque autori, Alessandro Magri Macmahon (segretario particolare di Gaetano Salvemini nei suoi anni londinesi), Ivor Bulmer Thomas, Lorenzo Minio Paluello, Ruggero Orlando e Pier Paolo Fano, tutti antifascisti fuorusciti(tranne Bulmer Thomas) in Inghilterra, firmarono con lo pseudonimo Pentad. Scrissero in quel libro: «The Opera Nazionale Combattenti, continuing the work of a private individual, Gino Clerici, who was falsely accused and forced to go to South America, where he died of despair, did not make anypayment to the creators of the land capital». (L’Opera Nazionale Combattenti, proseguendo l’opera di un privato cittadino, Gino Clerici, che fu falsamente accusato e costretto a recarsi in Sud America, dove morì di disperazione, non effettuò alcun pagamento ai creatori del capitale fondiario). Risulta di grande interesse la chiara percezione, nel 1941, che l’azione dell’Opera Nazionale Combattenti fosse una continuazione di quella di Gino Clerici.
Copertina di Al limitare della palude, di Francesco Moriconi, sulla storia di Gino Clerici

 

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