Storia
A Tagliacozzo si decise la sorte del Mezzogiorno
Il prossimo 6 luglio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà presente alla cerimonia conclusiva delle celebrazioni per il 750° anniversario della battaglia di Tagliacozzo.
La presenza del Capo dello Stato sottolineerà, in modo solenne, il significato epocale di quello scontro, avvenuto nel lontano 23 agosto 1268, i cui riflessi sarebbero stati decisivi per la storia d’Europa e per quella del nostro Paese.
A Tagliacozzo tramonterà, infatti, il sogno di Corradino di Svevia, nipote di Federico II che, con l’appoggio della parte ghibellina, aveva immaginato di potere sconfiggere il rivale, l’usurpatore Carlo d’Angiò – fratello del re santo Luigi IX di Francia – e i suoi alleati guelfi, per ristabilire il potere imperiale degli Hohenstaufen.
Quella battaglia, combattuta con tecniche nuove e particolarmente cruente, segnò peraltro il tramonto dell’idea di cavalleria, con i suoi riti e i suoi vincoli, e l’irrompere di un nuovo ethos cavalleresco fatto di spregiudicatezza, di inganni e, soprattutto, il disprezzo per l’avversario, modalità che contraddistingueranno gli scontri armati nei secoli a venire.
Tagliacozzo deve in particolare, essere considerata come il canto del cigno dell’idea imperiale che, dall’incoronazione di Carlo Magno, era stata il riferimento forte dell’Occidente cristiano, e l’affermazione, al suo posto, di un modello che vedeva centrale l’egemonia del Papato, un modello che condizionerà, in modo troppo spesso negativo le future sorti della penisola.
Proprio allora, il Mezzogiorno e la Sicilia, definitivamente separate dal resto della penisola, diverranno sempre più preda di una feudalità rapace, gelosa delle proprie prerogative e diffidente rispetto ad ogni prospettiva di innovazione, che soffocherà, complici i sovrani stranieri (francesi o spagnoli) in lotta per affermare il loro dominio, l’emergere di quelle identità municipali che tanto hanno contribuito allo sviluppo della borghesia nel nord del Paese.
Epilogo di quel terribile scontro fu la tragica fine di Corradino che, dopo essere stato catturato, per ordine di Carlo d’Angiò venne decapitato, insieme ai suoi sventurati compagni, nella piazza del mercato a Napoli nel successivo ottobre di quell’anno.
Ripensare Tagliacozzo è dunque riflettere sulle “ingiustizie della guerra” tema che , per cultura e formazione, ha sempre appassionato il nostro Capo dello Stato.
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