Asia

73 anni da Hiroshima, e subito dopo la Nagasaki “di Puccini”

6 Agosto 2018

Sono 73 anni dalla tragedia di Hiroshima. Ma di Nagasaki pochi si ricordano se non come corollario della strage precedente. Già: Nagasaki, dove Puccini ambientò idealmente la ” Madama Butterfly”. 

73 anni fa, il 9 agosto, fu bombardata la città di Nagasaki, con la terza bomba atomica disponibile da parte degli USA.  Mentre il ricordo collettivo va da tempo a Hiroshima, perchè fu la prima, gli 8o mila morti di Nagasaki passono tuttora sotto silenzio. Dopo Alamagordo, esperimento pilota nel New Mexico, Hiroshima con 100 mila morti, il 6 agosto 1945, infine la città industriale di Nagasaki, obiettivo che fu prescelto all’ultimo momento per motivi meteorologici, al posto della città di Kokura, inizialmente indicata. Grazie all’utilizzo di un modesto quantitativo di plutonio utilizzato per l’esplosione nucleare (poco più di 6 kg), l’inquinamento nucleare successivo fu limitato, permettendo così una rapida ricostruzione della città, a partire dal 1949 circa. Ricostruzione che fu improntata ad uno sviluppo commerciale portuale più che sullo sviluppo industriale.

Il B-29 statunitense, chiamato Bock’s Car, Fat Man, l’obeso, sorvolò per tre volte la città di Kokura, resa invisibile sia dalle cattive condizioni meteorologiche sia dal fumo della vicina città di Yahata, bombardata il giorno precedente. Il bombardiere,  a corto di carburante, optò per il secondo obiettivo nella lista, Nagasaki, sulla rotta di rientro. A Kokura si salvarono dunque 57mila persone,ma  80mila persero la vita a Nagasaki. Che era poi in quel periodo la città meno fascistizzata ed ancora di tradizioni socialiste di tutto l’Impero Nipponico.

L’innesco più pericoloso di quell’avvenimento è stata la Guerra fredda e la Cortina di ferro calata in Europa. Negli anni a venire,  i vari accordi per la limitazione della proliferazione nucleare sono stati sostanzialmente disattesi. I magazzini sono pieni di bombe, specie tattiche pronte a innescare guerriglie asimmetriche. Da  quel 9 agosto il mondo è cambiato anche fisicamente per gli inquinamenti di Mururoa e dell’Oceano Pacifico, sede di esperimenti americani e francesi, fino a qualche anno fa.

Oggi le Nazioni Unite, sotto la guida del socialista Antonio Guterres, hanno promulgato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari,  il primo Trattato internazionale legalmente vincolante per la proibizione delle armi nucleari, che le rende illegali, in un percorso verso la loro completa eliminazione. È stato adottato da una conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017, aperto alla firma a New York il 20 settembre 2017, ed entrerà in vigore 90 giorni dopo la ratifica di almeno 50 stati, ( Rete italiano Disarmo Nucleare, 2017).

I paesi che hanno partecipato  sono 129, 7 le organizzazioni internazionali tra le quali l’Unione europea e la Croce Rossa Internazionale, numerose le organizzazioni non governative (tra cui la International Campaign to Abolish Nuclear Weapons). Dei 195 Stati potenziali partecipanti (193 membri dell’ONU, più lo Stato Vaticano e la Palestina), 66 non hanno partecipato formalmente ai negoziati. Tra questi si distinguono tutti gli stati con armi nucleari (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord) e gli Stati parte di alleanze militari che includono la deterrenza nucleare quali gli Stati della NATO (a eccezione dei Paesi Bassi), la Corea del Sud, il Giappone, l’Australia, https://www.un.org/disarmament/tpnw/index.html.

Strada in salita dopo 73 anni. Finzioni e ipocrisie che hanno fatto del pianeta una miccia innescata. Sembra il pendant della transizione alle energie rinnovabili: tutti dicono di volere  un percorso virtuoso, tutti si adoperano per contrario. E le manifestazioni per il ricordo di Hiroshima restano un’ipocrita farsa, peggiorata dal fatto che nessuno quasi mai ricorda Nagasaki.

Gli americani ebbero poi il coraggio di attribuire le “proprietà” di bomba nucleare alla rossissima Rita Hayworth, spettacolare maggiorata anni cinquanta, l’ennesimo sfregio per i 180 mila morti giapponesi.

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