Storia

5 SPLENDIDI CASTELLI PER RACCONTARE LA STORIA SLOVENA

30 Ottobre 2016

Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:

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La Slovenia è ricca di splendidi castelli e manieri suggestivi. Non è difficile capire perché. Il mio paese per secoli è stato uno dei crocevia d’Europa: una terra di confine stretta tra il mondo germanico a nord, quello balcanico a sud, quello italiano a ovest e quello magiaro a est. Celti, romani, goti, ungheresi, austriaci, veneziani, ottomani, tedeschi e tanti altri popoli hanno fatto tappa in Slovenia; e ahimè si sa: quando i popoli si incontrano, spesso si scontrano pure; assalti, scorrerie, insurrezioni e guerre vere e proprie costellano la storia slovena proprio come oggi i castelli e altre antiche strutture difensive ne punteggiano la geografia. Non si tratta di vestigia buone solo per qualche selfie, dunque. Raccontare i castelli della Slovenia significa raccontare la Slovenia stessa.

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Castello di Lubiana (f: Jacek Nowak www.wikipedia.org CC)

Cominciamo da uno dei castelli mitteleuropei più noti, quello di Ljubljana. Il Ljubljanski grad risale all’Alto Medioevo, ma le sue origini sono assai più antiche, dato che la zona dove sorge era abitata già nella preistoria, e la cima della collina fu usata dai romani come accampamento militare, quando la città si chiamava Emona ed era sulla Strada dell’ambra che portava il pregiato prodotto dal Baltico all’Italia. Il castello fu distrutto da un terremoto nel XVI secolo e ricostruito dai duchi di Carniola, che lo ampliarono e ingentilirono: degni di nota, per esempio, gli affreschi settecenteschi nella Cappella di San Giorgio, con gli stemmi dei duchi di Carniola e degli Asburgo.

Nell’Ottocento il castello fu trasformato in un carcere (dopo essere stato caserma e asilo per i poveri), e nel dopoguerra fu restaurato e riportato al suo antico splendore medievale. Oggi è una meta adorata dai turisti, ed è quello che gli americani definirebbero un city landmark. Non è un caso. Il Ljubljanski grad non è soltanto un castello: è un’affascinante macchina del tempo, e aggirarsi nel cortile o lungo le sue mura dà davvero la sensazione di tornare indietro nel XIII secolo (almeno al visitatore con un po’ di immaginazione). Questa sensazione, poi, è ancora più accentuata se si visita la mostra permanente “La storia slovena”, o se si sale sulla Torre panoramica (costruita nel 1848 dopo che i francesi, nel 1813, avevano demolito l’allora Torre dei pifferi) e si ammira la vista straordinaria: la città con i suoi edifici di ogni epoca, piazza Prešeren, i palazzoni, il Triglav…

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Dettaglio del Ponte dei draghi (f: D. Wedam www.slovenia.info)

Nell’identità di Lubiana il castello gioca un ruolo fondamentale. Esso è presente persino nella bandiera cittadina, bianco su colline verdi e sfondo rosso. Per certi versi ricorda un simbolo totemico, dato che il castello sormonta le colline, e un drago verde troneggia sul castello. Il drago si rifà a una leggenda ancestrale: si narra che un tempo nelle paludi della zona vivesse un mostro crudele, il terrore di uomini e bestie; nessuno osava affrontarlo, e ci volle l’eroe greco Giasone, di ritorno dalla sua spedizione in Colchide, per liberare la futura Lubiana da quella piaga. Oggi il drago è il simbolo della città, e lo si ritrova, ad esempio, nel Zmajski most, il famoso ponte dei draghi inaugurato nel 1901.

Un altro castello celebre è quello di Bled. Si tratta di un edificio impressionante, che svetta su uno sperone di roccia di oltre 120 metri a picco sul lago, ed è un emblema della travagliata storia slovena: fu edificato nell’Alto Medioevo, per volontà dei vescovi di Brixen, feudatari locali, e fu distrutto all’inizio del XVI secolo, prima dal violentissimo terremoto di Idrija del 1511 (il peggiore della storia slovena) e poi da una rivolta contadina. Il castello fu ricostruito, e ampliato in epoca barocca, sino a essere restaurato negli anni ’60 del secolo scorso. E così quella che nel 1004 era solo una torre romanica circondata da delle mura, oggi è un suggestivo maniero scelto dalle coppiette per il loro matrimonio.

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Castello di Bled (f: Matevž Lenarčič www.slovenia.info)

Come nel caso di Lubiana, anche a Bled non mancano le leggende. L’isolotto al centro del lago (Blejski otok) oggi ospita una chiesetta dedicata alla Madonna, ma sembra che in epoca preistorica fosse una sorta di santuario, e che ancora nell’Altissimo Medioevo si praticasse il culto della dea della fertilità Živa, molto diffuso tra gli antichi slavi. La dea è menzionata anche nel “Battesimo presso la Savica”, del poeta romantico France Prešeren. L’opera, che fu pubblicata per la prima volta nel 1836, narra la lotta, disperata e votata alla sconfitta, degli ultimi pagani slavi della Carniola contro i cristiani bavaresi e slavi, e la conversione del loro capo (il battesimo appunto, non lontano dal lago di Bohinj).

A pochi chilometri dalle caverne di Postumia, invece, c’è il castello di Predjama (Predjamski grad, in italiano Castel Lueghi e in tedesco Höhlenburg Lueg). Costruito all’ingresso di una grotta carsica, sopra una parete di roccia scoscesa, il castello può far pensare al nido di un gigantesco nibbio, e invece è un’ex fortezza che affonda le sue origini nel XIII secolo. Il più famoso dei proprietari del castello fu un certo Erasmo Lueger, un barone-ladro del XV secolo. Originario di Trieste, Erasmo taglieggiava tutta la regione, e dopo ogni azione banditesca si rifugiava nell’inespugnabile fortezza. Tale era la sua tracotanza che arrivò a uccidere persino un parente dell’imperatore; a quel punto si abbatté sul castello la collera imperiale, con un assedio lungo ma inconcludente: infatti gli assediati erano riforniti attraverso i cunicoli della grotta, e si divertivano a gettare torsoli di mela e noccioli di ciliegie sulle truppe nemiche che invece tiravano avanti a gallette e carne secca. L’assedio si concluse soltanto quando Erasmo, andando al gabinetto che si affacciava sullo strapiombo, venne colpito da una palla di cannone.

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Castello di Predjama (Alan Kosmač/ Sidarta d.o.o. www.slovenia.info)

Alla famiglia Lueger subentrò quella dei Koblenz, che cercarono di ingentilire il maniero. E infatti il castello non è famoso solo per la sua posizione mozzafiato, il suo ponte levatoio o la sala delle torture, ma per il mobilio, le opere d’arte e sculture toccanti come la Pietà del 1420, uno degli esempi migliori del gotico sloveno. Anche qui, come nel castello di Lubiana o in quello di Bled, si può ammirare lo splendido panorama della vallata sottostante, suggestiva sia in estate che in autunno, ma soprattutto inverno. Difficile resistere al fascino del castello: qui è stato girato “The armour of God”, uno dei film più celebri (in Cina) di Jackie Chan, e persino il noto scrittore fantasy George R. R. Martin ha fatto una capatina da queste parti.

Forse è poco noto in Italia, ma il castello di Snežnik (grad Snežnik) merita di essere scoperto dai viaggiatori italiani. Come il castello di Predjama, anch’esso non dista molto dalle grotte di Postumia; tuttavia a differenza del primo, che è incassato tra i monti Hrušica, questo sorge ai piedi del monte Snežnik, che nella mia lingua significa… monte nevoso. Immerso nel verde dei boschi, circondato da mura e torrette, il castello di Snežnik sorge sulla strada che un tempo conduceva da Aquileia alla valle del Lož (Loška dolina): non a caso il suo primo proprietario fu il potente patriarca di Aquileia, mentre gli ultimi aristocratici a dormire nel maniero furono i membri della ricca famiglia sassone degli Schönburg.

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Castello di Snežnik (f: RRA Zeleni Kras d.o.o. Archive www.slovenia.info)

Traboccante di mobili antichi, opere d’arte e trofei, il castello è famoso per il suo incantevole parco, folto di alberi e molto suggestivo, e per il Museo del ghiro, particolarissimo: infatti è l’unico museo al mondo a essere dedicato al ghiro, il roditore selvatico diffuso nei boschi di tutta Europa; nel museo sono esposti gli attrezzi usati per catturare quest’animale, così come cappelli, guanti e pellicce di ghiro… E le leggende, gli aneddoti e le favole su quest’animale, famoso per la sua sonnolenza (in realtà ha abitudini notturne) proliferano in tutta la zona.

Celje è la “città dei principi e dei conti”, e per ogni sloveno è associata al nome dei principi di Celje, un potente casato che nel Medioevo spadroneggiò in tutta la regione, grazie anche ai suoi agganci con la famiglia dei Lussemburgo, e alla loro influenza sulla vicina Ungheria. E simbolo di Celje è proprio il castello del casato (Stari grad), che domina la città (la terza più grande di tutta la Slovenia) con l’alterigia di un vegliardo di sangue blue. Originariamente una fortezza romanica, divenne il fulcro del potere nella regione verso il XIV secolo, quando i futuri principi di Celje andarono a viverci. Un tempo sembra che il castello fosse collegato alla città e al contado da quattro gallerie sotterranee: una era così alta da consentire il transito ai cavalieri sui loro destrieri, mentre un’altra galleria collegava il castello a un altro castello ai piedi dei monti; insomma, una sorta di uscita di emergenza… più che comprensibile, in quei tempi così complicati.

 

In copertina, il Castello di Bled (foto di Klemen Kunaver, www.slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.

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