Storia
25 anni di indipendenza slovena
Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:
Dove eravate voi il 25 giugno 1991? Io ero incollata alla tv, con la mia famiglia, trattenendo il fiato e incrociando le dita. A molti italiani il 25 giugno 1991 probabilmente non dirà niente, ma per noi sloveni si tratta di una delle date più importanti della nostra storia; infatti quel giorno l’assemblea slovena adottò un Atto costituzionale fondamentale sulla sovranità e l’indipendenza della Slovenia. Si dava così seguito a una decisione del popolo sloveno, che l’anno prima aveva scelto a schiacciante maggioranza (88,5%) di abbandonare la Federazione jugoslava.
Naturalmente eravamo consapevoli del rischio di una reazione militare da parte di Belgrado (come in effetti fu). Io stessa, che allora ero una teenager, fui mandata in campagna dai nonni, vicino al confine con l’Italia. E tuttavia quello fu un giorno di festa per tutti noi. Un giorno di gioia e allegria, canti, telefonate a parenti e amici. Non era mai accaduto che la Slovenia fosse sovrana e indipendente: certo, nell’alto Medio Evo c’era stato il ducato di Carantania, ma esso aveva poco a che fare con la moderna identità slovena; per secoli eravamo stati una provincia degli Asburgo, e anche se con la nascita della Jugoslavia la situazione era migliorata, ora la musica era tutta diversa. Avevamo appena iniziato a percorrere una strada completamente nuova, sconosciuta, ma eravamo fiduciosi e pieni di aspettative per il futuro.
Il 25 giugno 1991 la Slovenia non solo diventava uno stato, ma una repubblica democratica con un parlamento davvero rappresentativo. Si decideva lo stemma del paese, il disegno della bandiera, l’inno nazionale. Il 26 giugno il maggior quotidiano nazionale, Delo, titolava in prima pagina così: Dopo 1000 anni di dominio tedesco e 73 anni in Jugoslavia, la Slovenia è indipendente. Le autorità jugoslave però non erano d’accordo e ordinarono all’Armata Popolare Jugoslava di intervenire. Per fortuna la guerra durò solo dieci giorni, con un numero limitato (ma in ogni caso sempre eccessivo) di vittime, e si arrivò a una moratoria con Belgrado.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti! Oggi la Slovenia, nonostante i problemi tipici di altre nazioni europee, è una democrazia vitalissima, molto attenta all’ambiente e alla cultura, all’uguaglianza di genere e alla stabilità globale. Ancora, a dispetto dei venti di crisi che soffiano in questi giorni (Brexit su tutti), la Slovenia è un orgoglioso membro sia dell’Unione Europea che dell’eurozona, e dà il suo utile contributo nella NATO.
Dal punto di vista dell’economia, il mio paese è considerato una delle maggiori “success stories” dell’Europa post-socialista. Se alla fine degli anni ’80 la Slovenia era l’economia più avanzata della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, ma era alle prese con la stagnazione, nel 2016 è un’economia avanzata, dinamica, con un PIL di 39 miliardi di euro: si calcola che dall’anno dell’indipendenza a oggi il PIL sia cresciuto del 75%!
Certo, il reddito pro capite resta sotto la media OCSE (nel 2014, 18.093 euro), ma nel Better Life Index dell’OCSE, che misura il benessere dei cittadini sulla base di vari parametri, la performance della Slovenia è la migliore dell’Europa centrale, e supera anche economie molto più grandi come il Giappone o l’Italia. Naturalmente bisogna fare ancora tanto: magari non ci trasformeremo mai nella “Svizzera dei Balcani”, come si diceva negli anni ’90, ma guai ad accontentarsi e sedersi sugli allori!
E sono lieta di scrivere che uno dei pilastri dell’economia sloveno è il turismo. Che per me non significa soltanto alberghi pieni e business, ma anche idee che circolano, culture che si incontrano, mondi che si conoscono a vicenda… Ancora una volta i numeri aiutano a capire meglio: negli ultimi 25 anni quasi 60 milioni di persone hanno visitato il mio paese, tanto da trasformare la Slovenia in uno degli astri nascenti della scena turistica globale: è la miglior destinazione emergente del 2016, e la destinazione preferita 2016 ECTAA (l’associazione degli agenti di viaggio e dei tour operator europei).
Sempre più europei (e in particolare italiani) scelgono il mio paese per la sua speciale offerta turistica, capace di coniugare natura e divertimento, relax e sport: dalle spiagge di Pirano alle grotte di Postumia; dagli antichi centri termali a Lubiana capitale verde d’Europa 2016; dalle cime alpine al lago di Bled, con la sua splendida isoletta. Ma amo pensare che i turisti di Milano, Londra, Roma o Monaco di ritorno dalla Slovenia portino a casa con sé, oltre a tanti bei ricordi, anche un pezzetto della cultura slovena: magari un verso di una poesia di Prešeren, qualche parola nella nostra lingua, un particolare di un quadro di Rihard Jakopič.
Rispetto all’Italia, che pochi anni fa ha festeggiato i 150 anni di unità nazionale, o alla Francia, che era una repubblica già nel 1789, o agli Stati Uniti, nati addirittura nel 1776, la Slovenia è una nazione molto giovane… eppure ha dimostrato, secondo me, che anche le piccole nazioni hanno tanto da offrire al mondo!
In copertina in alto, il monte Triglav, la più alta vetta slovena e simbolo del paese (foto di K. Kunaver; fonte: Slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.
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