Storia
22 febbraio 1943: processo alla Rosa Bianca
Non tutti gli italiani furono fascisti e non tutti i tedeschi furono nazisti.
La storia del nazi-fascismo ci porta spesso a pensare ad una omologazione totale del popolo tedesco al regime hitleriano.
Se per l’Italia la presenza della Resistenza è stata fondamentale sia per la lotta che ha portato alla Liberazione, che per la successiva nascita della Repubblica, in Germania la presenza della Resistenza ha avuto una minore risonanza (o perlomeno fuori dalla Germania non se ne è parlato tanto).
Anche per questo è giusto ricordare che come non tutti gli italiani furono fascisti, neanche tutti i tedeschi furono nazisti.
In particolare alcuni giovani tedeschi fondarono la “Rosa Bianca“.
Hans Scholl, Sophie Scholl, Alexander Schmorell, Willi Graf, Christoph Probst, Kurt Huber e Traute Lafrenz erano un semplice gruppo di amici che non poteva contare su una grande organizzazione, ma solo sulla propria forza e sulla forte spinta ideale cattolica e antinazista.
I loro volantini incitanti alla ribellione circolarono in varie città tedesche tra l’estate del 1942 e l’inverno del 1943.
Molti altri si unirono in seguito al gruppo studentesco.
Qualche nome: Kurt Huber (professore), Carl Muth (giornalista) e Josef Söhngen (libraio).
Il 18 febbraio 1943, dopo mesi di volantinaggio e scritte antinaziste sui muri di quasi tutta la Germania, la Gestapo arrestò a Monaco i fratelli Hans e Sophie Scholl, trovati a distribuire volantini all’Università bavarese.
La polizia tedesca trovò il “covo” e le attrezzature dei ragazzi e in poco tempo riuscì ad arrestare tutti i fondatori della Rosa Bianca.
A Monaco, alle 10 del 22 febbraio 1943, il processo contro Hans e Sophie Scholl e Christoph Probst decretò la loro colpevolezza. Dichiarati antipatriottici e traditori della patria, furono condannati a morte.
La ghigliottina porrà fine alla loro vita pochi giorni dopo, ma la loro memoria rimarrà viva sino ad oggi.
Questo il testo del loro primo volantino:
Il giorno della resa dei conti è venuto, la resa dei conti della gioventù tedesca con la più abominevole tirannia che il nostro popolo abbia mai sopportato. In nome della gioventù tedesca esigiamo dallo stato di Adolf Hitler la restituzione della libertà personale, il bene più prezioso dei tedeschi, che egli ci ha tolto nel modo più spregevole.
Questa storia dimostra il valore dei giovani, in qualsiasi tempo, anche quello più buio. Proprio i giovani, indottrinati e obbligati a certe regole, furono capaci di illuminare di speranza uno tra i momenti più tragici della storia umana.
Quei giovani hanno vissuto sino ad oggi, nella memoria di chi non li ha mai dimenticati e fortunatamente nei libri di storia. Altri giovani, ora anziani ma forti più che mai, continuano a portare avanti il compito di tenere viva la memoria.
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