Storia
10 luglio ‘43, la sconfitta del fascismo
Nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1943 iniziava lo sbarco degli Alleati in Sicilia: la cosiddetta “Operazione Husky”, prova generale del più noto sbarco in Normandia, costituì una delle più importanti azioni di guerra dell’intero secondo conflitto mondiale.
Mai, infatti, un’operazione di sbarco, aveva visto impegnati tanti uomini e mezzi come in quell’occasione.
Testimoni oculari, ricordando quell’episodio, raccontavano che il tratto di mare che lambisce la costa sud-occidentale dell’isola era occupato da un numero impressionante di navi da guerra e imbarcazioni d’appoggio e che il cielo era oscurato da centinaia di velivoli.
I mezzi da sbarco anglo-americani vomitarono sul”bagnasciuga” decine di migliaia di uomini , centinaia di carri armati e veicoli militari di ogni tipo, una forza così rilevante in grado di piegare la resistenza le difese che gli italo-tedeschi, inferiori per armamento e attrezzature, avevano tentato di approntare.
Una resistenza che, tuttavia, smentendo le solite leggende disfattiste, fu all’altezza della situazione come è certificato dal numero di caduti, circa cinquemila morti per gli Alleati e oltre novemila per i difensori e dalla durata, agli invasori fu necessario oltre un mese per prendere possesso dell’isola.
L’Operazione Husky non fu, dunque, una passeggiata trionfale delle forze alleate ma una tappa sofferta e, perfino, carica di incognite visto che all’inizio si era temuto sulla sua riuscita.
Alla luce di queste vicende e, soprattutto, tenendo conto della consistenza delle forze in campo, di cui abbiamo fatto cenno, appare perfino ridicola la storiella, sulla quale ancora insistono perfino certi storici, che quella sia quasi stata un’operazione programmata e gestita dalla mafia il cui contributo sarebbe stato decisivo nelle varie fasi di realizzazione.
E’ comprensibile, quindi, l’indignazione di Rosario Mangiameli, massimo studioso dello sbarco, nei confronti di quanti, ultimo dei quali il cabarettista Pif, continuano a fare riferimento a quella che possiamo ben definire una leggenda nera fatta di intrighi e vergognosi compromessi, al cui centro ci sarebbe stato il criminale italo-americano Lucky Luciano.
Piuttosto, meraviglia, che pochi o nessuno abbia, invece, fatto riferimento a quei siciliani, socialisti e progressisti, che il fascismo aveva costretto in esilio e che avevano trovato rifugio in America, che in qualche modo furono protagonisti di quella vicenda.
Proprio questo gruppo di intellettuali, parlo di Gaspare Nicotri, di Vincenzo Vacirca, di Girolamo Valenti e Max Corvo, furono infatti chiamati dall’OSS ( Office of Strategic Service ) per collaborare alla fase preparatoria dello sbarco e venne tenuto in massima considerazione dalle autorità militari americane per il valido contributo sul piano strategico e soprattutto per ciò che riguardava la conoscenza del territorio.
Tornando alla vicenda dello sbarco, non bisogna dimenticare la valenza politica. Infatti la previsione di Winston Churchill, il quale, nonostante le perplessità di Roosevelt e di Eisenhower, aveva insistito per dare corso all’operazione, si realizzò puntualmente.
L’Operazione Husky, come aveva intuito il premier britannico, proprio per le modalità con cui venne realizzato, aveva spezzato la fiducia che gli italiani ancora riponevano nel duce del fascismo e la conseguenza pratica la si ebbe qualche giorno dopo.
Infatti, il 25 luglio il Gran Consiglio, accogliendo l’ordine del giorno Grandi, costringeva Mussolini a dimettersi segnando così la caduta del regime.
Di lì a poco a Cassibile, ancora in Sicilia, il 3 settembre successivo, sarebbe stato firmato l’armistizio che metteva fine ad un’avventura bellica costata al nostro Paese centinaia di migliaia di morti e immense distruzioni.
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