Sanità
vaccinazioni? si, ma con giudizio clinico. a new philosophy
VIRUS E DINTORNI
Non è cambiato nulla dal 2014 quando iniziò il trend negativo alla pratica vaccinale che fa tanto discutere (malamente) addetti ai lavori e purtroppo anche chi si cimenta senza cognizioni certe sull’argomento.
Quando al mattino il virus si alza, sa che deve correre e mimetizzarsi perché un vaccino è già pronto per bloccarlo. Le malattie virali identificano, più delle altre, la società d’oggi. Non più stanziale ma in continuo movimento, la comunità mondiale ha verificato negli ultimi anni la trasmigrazione di virus asiatici, i famigerati H1N1 e varianti, i virus africani come l’Ebola etc. Sono migliaia di voli intercontinentali a rischio-virus contro i quali le mitiche mascherine giapponesi nulla fanno perché il virus ha dimensioni da 0,1 a 0,05 micron (millesimo di millimetro) ed il poro delle mascherine più moderne va da 50 a 80 micra. I suggerimenti e le accortezze empiriche (lavaggio degli arti superiori, mascherine, evitare i luoghi comunitari affollati) servono dunque a ben poco quando poi si viaggia in treni, aerei e bus con clima a circuito chiuso i cui filtri mai vengono depurati.
Come si vede questo argomento, scivoloso e complesso, è irto di luoghi comuni e di miti che andrebbero sfatati. Purtroppo, specie dopo i decessi del dicembre 2014 a causa di alcune vaccinazioni antiinfluenzali, si è sviluppato un clima da crociata: la Santa Crociata per e la Crociata laica contro. Devo personalmente affermare che nessuna delle parti mi convince. Vediamo perché e soprattutto cerchiamo una linea di condotta che possa sanare definitivamente la questione assumendo criteri obiettivi, nell’interesse del paziente o candidato ad esserlo, senza pregiudiziali di sorta, nè da un lato nè dall’altro.
IMMUNITA’ DI GREGGE O MIRATA?
Che sia arrivato l’autunno lo desumiamo anche dai periodici, ricorrenti proclami avanzati dal Ministero Salute, al quale, in virtù della modifica del Titolo V della Costituzione, ormai ben poche prerogative sono rimaste. La politica del Ministero, d’accordo con l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) è quella di insistere con vaccinazioni massificate nella speranza di non perdere una realtà, effettivamente acquisita, che è quella dell’immunità di gregge. Ossia il persistente allargamento della fascia immune che limiterebbe i pochi casi di contagio di qualsivoglia virus, limitandosi ad infezione endemica, episodica e non pandemica. Due osservazioni sono d’obbligo: la prima riguarda il fatto che ormai nei paesi occidentali il rischio di molte patologie è scomparso da tempo e la seconda riguarda le infezioni “ di ritorno” registrate comunque in soggetti vaccinati.
1. Rendere la vaccinazione di massa come nei territori africani, dove questa ha avuto grande successo, significa non comprendere che il “genio epidemico” di questi continenti è profondamente diverso, per mutazione di virus e per situazioni loco-regionali molto differenti.
Nel continente Europeo va intesa una politica vaccinale più personalizzata e meno di massa. Lontane le epidemie danesi del 1952 per il virus polio, oggi dobbiamo rivitalizzare il concetto di vaccinazione ad usum infirmi, ossia personalizzandola come le più complesse realtà clinico-epidemiologiche odierne. L’aumento dell’aspettativa di vita sta modificando la classifica delle patologie: in testa, accanto ai tumori e malattie cardiovascolari si sta portando la patologia degenerativa tipica delle età iperanziane (IVa e Va età). Diabete, ipercolesterolemie, obesità ma soprattutto patologie autoimmuni e osteoartropatie, che richiedono l’uso prolungato di steroidi, cortisonici, ed i recenti anticorpi monoclonali, farmaci che hanno il suffisso “MAB” ( Monoclonal AntiBody). Né si stemperano le malattie infettive, specie nei bambini che vivono la realtà inquinata delle città. Dunque un panorama complesso in cui lo stesso paziente convive con queste forme fino a ometterle nel caso di anamnesi anche accurata.
2. In questi casi le interferenze che ogni vaccinazione determina sullo stato immunitario obbligano ad una condotta sanitaria di analisi clinica e critica anziché di inclusione ubiquitaria. Ciò vuol dire che per ogni vaccinazione è d’obbligo la valutazione clinica del soggetto, caso per caso e non la indiscriminata distribuzione longitudinale del prodotto vaccinico, qual’esso sia. Ciò è dovuto al fatto che il sistema immunitario ha due funzioni separate e in equilibrio tra di loro, Th1 e Th2. Con Th1 è indicata l’immunità cellulare, primaria difesa contro funghi, virus e protozoi; con Th2 è indicata l’immunità sierologica (IgE, IgM, IgG), che produce anticorpi specifici. Alla base di ogni problema immunologico c’è uno squilibrio tra le funzioni Th1 e Th2.
Un vaccino può diminuire l’immunità mediata da linfociti (Th1) e non è da escludere uno squilibrio verso Th2 che può rivelarsi, in presenza di alcune diatesi specifiche, un fattore predisponente alle allergie (raffreddori, asma, rash cutanei, etc..). Nella vita odierna il condizionamento ambientale massivo dà luogo all’incremento esponenziale delle forme allergiche tra cui rinite allergica, asma bronchiale allergico, dermatite atopica.
AUTOCURA NO, MAGGIORI ATTENZIONI E CONTROLLI SÌ
3. Come si vede, le questioni sono complesse ed è pericoloso lasciarle in mano al cittadino che si autocura, comprando il vaccino liberamente come fosse farmaco di banco. Dunque maggiore attenzione da parte dei medici di base che, caso per caso, devono prescrivere la vaccinazione, come quella antinfluenzale diretta a tutte le fasce d’età. Il controllo clinico dovrebbe avvenire tramite appositi questionari (Q. di Gava e Q. di Serravalle ) dai quali si possa evincere condizione clinica, assenza di farmaci immunosoppressori almeno da 45 gg antecedenti la vaccinazione, assenza di malattie infettive virali intercorrenti etc. Tutto questo (anamnesi, questionario etc) richiederebbe visita accurata e non approssimativa. E comunque l’assunzione di responsabilità da parte del medico di famiglia, di base etc.
Dal questionario stesso si dovrebbe evincere che molti malati non possono essere ammessi alla vaccinazione. Se molti medici fossero stati più accurati nella valutazione non avremmo avuto i danni da vaccino che ha portato all’indennizzo di circa 700 pazienti con patologie neurologiche da vaccino. Fretta, sottovalutazione del problema e fragore mediatico sono pessimi consiglieri nella pratica vaccinale che, come ogni atto preventivo-terapeutico, esige le stesse regole e cautele imposte dall’etica clinica.
Tuttavia, il lievitare dei soggetti nei quali è riconosciuto il nesso di causalità tra vaccinazione e danno (di solito encefalopatie) fino ad alcune migliaia (1.373 danneggiati da trasfusioni e 631 da vaccinazioni) ha imposto due Leggi, la L.210/92 e sue integrazioni (legge n. 238 del 25 luglio 1997, legge n. 362 del 14 ottobre 1999) – Il soggetto danneggiato percepisce un assegno bimestrale per tutta la vita con importi che variano da un massimo di 7.533/anno a un minimo di 6.581/anno – e infine la legge n. 229 del 29 ottobre 2005). In questa ultima è stato introdotto un ulteriore indennizzo notevolmente superiore rispetto a quello previsto dalla legge n. 210/92, al quale si somma, ed è corrisposto “per la metà al soggetto danneggiato e per l’altra metà ai congiunti che prestano o abbiano prestato al danneggiato assistenza in maniera prevalente e continuativa” (art. 1, legge 229/2005).
L’articolato delle leggi riconosce ai danneggiati da vaccino due quote a titolo risarcitorio: una prima, che rappresenta il vero e proprio indennizzo, e una seconda 138 che integra la prima, detta appunto Indennità Integrativa Speciale. Se poi le patologie collegate al diritto all’indennizzo ex legge 210/92, ne causeranno il decesso, l’avente diritto può optare tra l’ulteriore indennizzo di cui al comma 1 e un assegno una tantum pari a 150.000 euro, da corrispondere in cinque rate annuali di 30.000 euro ciascuna. Ai fini della presente legge sono considerati aventi diritto nell’ordine i seguenti soggetti a carico: il coniuge, i figli, i genitori, i fratelli minorenni, i fratelli maggiorenni inabili al lavoro. (L.229/2005, art. 1,comma 3).
Le Leggi 210/92 e la legge 29 ottobre 2005, n.229, “Disposizioni in materia di indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie” non sarebbero state varate se non ci fossero stati errori. Come dunque per il dicembre 2014, non lotti vaccinali inquinati, ma scelte cliniche sbagliate se non inesistenti.
Ma non è un problema solo italiano. Negli Stati Uniti è stato creato un programma federale di compensazione dei danni da vaccino (VICP) creato dal Congresso all’interno del National Childhood Vaccine Injury Act. La US Court of Federal Claims di Washington DC gestisce i casi sospetti di danno e decesso da vaccino in quello che è diventato noto come “Tribunale dei Vaccini”. In realtà si cerca il nesso di causalità tra danno e vaccino più che la ricerca di responsabilità, per ovviare a problemi di default di aziende farmaceutiche e che si instauri un perverso gioco al massacro di risarcimento continuo,
http://www.npr.org/sections/health-shots/2015/06/02/411243242/vaccine-court-aims-to-protect-patients-and-vaccines; https://sharylattkisson.com/govt-wipes-recent-vaccine-injury-data-from-website/La vaccinazione influenzale: E’ davvero così innocua?
A giudicare dai dati della Giornalista Sharyl Lattkisson sembrerebbe che quanto meno si esiga cautela. Scrive la Lattkisson:
“Da gennaio 2014 il numero di casi (di danni) da vaccino antinfluenzale riconosciuti dal governo è più che il doppio della somma di tutti i casi dei precedenti 8 anni. La Tabella delle sentenze riflette solo metà dell’attuale numero totale. Riconoscimenti ottenuti da vittime del vaccine antinfluenzale dal 2006. La tabella mostra (fino tutto il 2013):42. Numero reale (fino a tutto aprile):88. E’ in aumento anche il numero dei danni da vaccino riconosciuti dal governo: aumentati del 55% in poco più di un anno. Il risultato dei recenti cambiamenti apportati al sito web è che nessuno di questi trend è riportato nell’attuale tabella “sentenze”.
DANNO CAUSATO DAI LOTTI DI VACCINO? Neanche per sogno! Le cause possono essere così riassunte:
a) Vaccinazione con lotti che utilizzano mutanti superate e non più aggiornate, dato che il virus influenzale ha la “muta” pressocchè in continuazione ad ogni trasferimento di collettività;
b) Vaccinazione in soggetti iperanziani con squilibri Th1/Th2, con patologie croniche degenerative in trattamento, con pregresse infezioni modeste ma tali da alterare lo stato immunologico che potremmo definire immuno-depressi.
c) Vaccinazione in pazienti cronici affetti da patologie immuno-soppressive (HIV latente, TBC non riconosciuta, Micosi) o immuno-soppresse quali patologie da dialisi, trapiantati, etc.
Insomma non si può dire che non ci siano gli estremi per rendere la politica vaccinale italiana migliore!
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