Scienze

Un liberale che non si arrende

21 Dicembre 2023

Leggere le riflessioni puntuali di Nino Sala costituisce sicuramente un arricchimento personale, le sue non sono, infatti, le solite superficiali considerazioni a cui la stampa ci ha abituati ma approfondite analisi che rendono evidente le tante buone letture e la robustezza del pensiero.

Schegge di libera critica” , il saggio edito dall’Opinione, che raccoglie i contributi che, dalla fine del 2022 a tutto il 2023, Sala ha pubblicato proprio sullo stesso “L’Opinione”, il prestigioso organo di stampa riportato alla luce agli inizi degli anni novanta dal compianto Arturo Diaconale, costituisce dunque una summa di questa strong-mindedness che distingue l’autore.

Sala, cui non manca una conoscenza profonda del pensiero filosofico (il suo riferimento forte è il nostro Benedetto Croce), è infatti un liberale a tutto tondo, su cui ha lasciato un segno profondo la scuola di Vienna del Freiheit vor allem, cioè l’idea che la libertà economica venga prima di tutto.

I suoi riferimenti, peraltro spesso citati in questi contributi, sono infatti Ludwig von Mises e il nobel Friedrich von Hayek contrapposti a quelle che definisce “le tragiche teorie di John Maynard Keynes” un mito, quest’ultimo, della cultura del dopoguerra le cui opinabili concezioni hanno spesso messo in forse l’equilibrio della finanza pubblica.

La sua è di conseguenza una battaglia condotta contro lo statalismo, nella convinzione che “l’individuo con la sua genialità è il vero artefice della sua fortuna e lo Stato deve interferire il meno possibile con la sua vita”.

Da liberale, aperto al dialogo, appare insofferente ai luoghi comuni e a qualsiasi forma di censura, come quella che, anche se non esplicitamente, viene spesso in modo anche sublimale esercitata dal cosiddetto politically correct, “nei confronti di tutti quelli che non si omologano al pensiero dominante”.

La sua voce si leva spesso alta per denunciare il mancato rispetto della dignità della persona umana e lo fa, ad esempio, prendendo di petto la situazione delle carceri italiane individuando nella “rieducazione del soggetto [in questo caso i detenuti] …l’autentica e civile finalità di una sentenza di condanna.”

Ma non si tira indietro neppure quando deve criticare dei provvedimenti, restrittivi, assunti dal governo in carica sotto l’onda emotiva come quello che ad esempio hanno riguardato i cosiddetti Party Rave.

Quelle derive autoritarie che, talora inconsapevolmente, portano verso esiti incompatibili confliggono, a suo dire, con il rispetto dovuto alla “Religione della libertà” di cui parlava Benedetto Croce.

Non trascura neppure la necessità di ristabilire la verità storica, a cominciare dalla epopea della Resistenza, insidiata e, perfino offesa, da quella sorta di appropriazione che, nel silenzio generale, i socialcomunisti ne hanno fatto cancellando l’altrettanto significativo contributo offerto alla liberazione del Paese dai cattolici, dai liberali e dai monarchici.

Sala affronta, senza timore di essere posto all’indice, anche  temi scottanti e costantemente all’ordine del giorno delle nostre cronache, argomenti che certa retorica, purtroppo condizionata da rigidi ideologismi, offre all’immaginario collettivo della gente comune come assiomi inconfutabili.

Il riferimento è, in questo caso, alle tematiche ambientaliste dominate dal catastrofismo, che senza mezzi termini bolla come  pericoloso ambientalismo ”verdista e intransigente”, un ambientalismo che nella sua iperbole cerca “di far passare l’idea – allucinante, diciamo noi – che la presenza umana sulla terra pregiudicherebbe l’esistenza del pianeta” tanto da offrire, come soluzione, un “transumanesimo e un post-umanesimo” che, per Sala, rischia “di riportarci nelle caverne”.

Insomma, al suo occhio attento e libero da pregiudizi non sfugge nulla di quanto alimenta il dibattito politico, tanto da poterlo considerare un intelligente osservatore che non si limita a stigmatizzare i fenomeni ma che offre, come dicevamo all’inizio, strumenti di riflessione con “quel sano realismo razionale”, sono le parole di Andrea Mancia che ha curato l’introduzione0, proprio della migliore tradizione del pensiero liberale

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