Scienze
Sviluppo ed estensione delle marginalità sociali
Le trasformazioni collettive in tutti i loro aspetti (istituzionali, economici, politici, tecnologici, di costume ecc…) vengono in genere percepite quando sono ormai integrate, con consenso più o meno ampio, nelle strutture sociali. Cioè, eccetto delle previsioni di trasformazione che restano però quasi dei divertenti passatempi intellettuali, solo nel momento nel quale hanno preso piede e si sono stabilizzate. Allora se ne discute o con atteggiamento positivo oppure negativo. Cioè sembra che le trasformazioni debbano subire un processo di “digeribilità”, di assimilazione quasi metabolica perché se ne constati la perfetta appartenenza al mondo delle vita quotidiana. Spesso e volentieri i giudizi su queste trasformazioni non sono del tutto benevoli: c’è una specie di nostalgia del buon tempo passato, dimenticandosi che se oggi abbiamo avuto Auschwitz e la bomba atonica, pochi secoli fa ancora si squartavano i condannati a morte sulla pubblica piazza. E poi ci sono cambiamenti che invece sono accettati e dei quali non se ne può più fare a meno, dai telefonini alle automobili ed altro ancora.
Ora, superando l’incertezza, d’altra parte comprensibile, su quello che potrà avvenire in futuro, possiamo cercare di capire se vi sono condizioni per le quali comportamenti che giudichiamo marginali e magari devianti, restino ancorati a particolari segmenti della popolazione o si stanno infiltrando, quasi senza cosapevolezza nei costumi collettivi. Un ottimo indicatore di questo processo consiste nell’osservare il livello di critiche e di rifiuto che la popolazione più conservatrice (ed anche meno giovane) esprime relativamente alle attuali abitudini, che si discostano dalle norme usuali , da parte di segmenti per ora minoritari. Ma veramente minoritari? Prendiamo alcuni esempi: le famose “movida” giovanili e e i monopattini elettrici. Ovviamente persone meno giovani non parteciperanno alle “movide” né sfrecceranno sui monopattini ma le accetteranno, come hanno accettato cellulari e già da tempo televisori, elettrodomestici, e ovviamente autoveicoli.
L’aspettò che però forse è più interessante è quello che riguarda i costumi: divorzi, aborti, libertà sessuale, coppie di tutti i tipi, adesione e interesse per stili di vita e comportamenti di personaggi ampiamente diffusi (ed imposti) dai social ecc. E non trascurerei i tatuaggi. Il quesito che ci si può porre è: quali comportamenti e atteggiamenti ancora relativi a segmenti ristretti di popolazione possano prendere piede, estendersi e infine essere accettati naturalmente (a parte delle solite critiche dei benpensanti)? Può oggi anche far divertire (questione di gusti) che una persona molto anziana si faccia tatuare sulla pelle avvizzita draghi o fiorellini? Il problema non è quello dei look ma se le modalità di pensiero e comportamento dei segmenti ancora minoritari siano accettati e diffusi dovunque.
E qui c’è l’ aspetto più inquietante e cioè la diffusione e la legittimazione dei comportamenti violenti, iniziando dai femminicidi alle violenze fisiche e psicologiche, ampiamente divulgati dai media. Ovviamente le persone benpensanti invocheranno una maggiore etica sociale, un processo di formazione educativa e morale ecc… Però non credo che questa strada sia efficace. Invece già ora e ancora di più per il futuro, le devianze violente susciteranno, a discapito dei vari principi democratici, un restringimento dei diritti e, realizzato sempre con l’accortezza che non offenda questi diritti, un apparato di sorveglianza e repressione (polizia e magistrati), sempre più intrusivo.
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