Partiti e politici

RIFORMA PENSIONISTICA TRA GHERONTI E INSEGNATI

30 Settembre 2016

Nella Sparta dell’antica Grecia i Gheronti erano gli anziani deputati a proporre leggi e a giudicare i reati della polis. Una cerchia molto esigua di aristocratici scelti nella già esigua cerchia di anziani dell’epoca (parliamo degli over60 di 2.500 anni fa).

La gerontocrazia deriva anche da questa etimologia e significa ‘’governo dei vecchi’’ che oggi, in una visione riformista, potremmo tradurre con anti-progressismo, conservatorismo e scarsità di ricambio generazionale. Talvolta però la gerontocrazia non è tanto il governo diretto degli anziani ma l’indirizzo di governo che essi imprimono nella società.

Abbiamo assistito negli ultimi anni ad un ringiovanimento generale nella politica italiana, tutte le forze o quasi hanno cambiato leader o sono arrivate ad avere un gruppo dirigente giovane o più rispetto al precedente. Ciononostante assistiamo ieri come oggi a provvedimenti legislativi, sicuramente lodevoli, ma riferibili a una fetta della società distante non solo dai giovani ma anche dagli adulti che ora occupano i vertici delle istituzioni.

Abbiamo assistito nei giorni scorsi ad un accordo triennale tra il governo e sindacati che ha modificato la legislazione corrente in materia di pensioni. In breve saranno stanziati 6 miliardi di euro in tutto per rimodulare il pensionamento ad alcune categorie di lavoratori: sostegno alle pensioni basse, vantaggi per chi ha svolto mansioni usuranti e per chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni.

Tutto sacrosanto, tutte belle riforme, tutti d’accordo. Ma i vantaggi a tutti non vanno.

Vogliamo uscire da una crisi che ci ha devastato e che ha soprattutto sbriciolato il futuro di un’intera generazione di giovani coccolando i vecchi. Abbiamo milioni di ragazzi esclusi dal welfare state, che gravano sulle spalle dei genitori, che non possono contare su sicurezza o stabilità, venendo anche abbindolati dalle argomentazioni di chi epiteta questa stabilità e questa giustizia, costruita sulle spalle dei secoli, come roba vecchia o per pelandroni. Poco importa se questo interlocutore ne ha giovato e ne sta tutt’ora giovando.

Una società ‘’anziana’’ come quella italiana è per definizione gerontocratica. Non solo la popolazione di over65 è la più ampia della nazione, ma questa stessa fascia è quella che detiene il potere economico maggiore nella società. Questa fascia possiede la sicurezza e la stabilità che l’Italia del futuro va cercando con disperazione e incessantemente. Consapevole inoltre di non avere materialmente la forza rappresentativa per abbatterla.

Il continuo coccolare conviene: più è grande una fetta di popolazione più ha persone (e quindi voti), più ha influenza numerica ed economica quella generazione e più influenzerà l’agenda di qualsiasi governo. Le soluzioni al problema sono difficili perché prevedono un bagno di statismo e la scelta di riforme ai più impopolari. Investire sui giovani, sui pochi dalle tante possibilità dato il loro tempo futuro, è l’unica terapia alle nostre malattie sociali. Investimenti su istruzione, ricerca, politiche lavorative e decontribuzione sono le pillole per la questa cura.

Gli anziani, il lettore non fraintenda, sono una parte importantissima di ogni società, sia a livello sociale che economico. Un’illustre giornalista diceva ‘’la vita è fatta principalmente da tre momenti: apprendimento, produzione, insegnamento’’. Senza insegnamento non si va da nessuna parte, senza prospettiva futura pure.

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