Parlamento
Referendum, risultato non scontato. La maggioranza silenziosa ed il Black Friday
Fossero in qualche modo rappresentativi i social network, oggi al “Si” non andrebbe che un misero 34%. I post su facebook ed i messaggi su twitter dal contenuto referendario sembrano infatti sbilanciati in tutt’altra direzione (1). Ma c’è pur sempre quel fattore “maggioranza silenziosa” evocato imprevedibilmente anche dal premier in questi giorni (2). Questi italiani politicamente silenti non usano i social per attestarsi politicamente; li usano piuttosto, se li usano, per condividere in questo limbo sociale le foto del cane, dei nipoti o dei propri addominali scolpiti-a-fiato-corto. Non si espongono volentieri su terreni troppo accidentati, e quindi ne escono sottostimati. La maggioranza silenziosa affida notoriamente i propri “pareri politici” a network ben più verticali, magari leggendo tra le righe i pensieri di Fabio Fazio, oppure al suono di emozioni percepite dalle pagine di Repubblica o del Giornale, guardando a come si posizionino Benigni o Ferrara, mentre solo ieri, ai tempi d’oro del Cavaliere, la melodia prediletta sgorgava dalle onde di Retequattro. Quel popolo non è per niente scomparso, ha solo riletto il proprio posizionamento e lo ha rimodellato sui Tempi; la “maggioranza silenziosa” è molto abile in questo processo adattivo, gattopardesco. Oggi vorrebbe un fratello, un marito, un figlio “sicuro” e “deciso” come Renzi. E così, il fattore “venditore di pentole”, che con voce cavernosa e autorità di ruolo ripete il suo mantra al mercato, non va per niente dimenticato.
La sfera emozionale, irrazionale se vogliamo, premia senz’altro più il Si che il No, su ammissione dello stesso premier. Chi vota “No” parla, e a volte scrive o condivide anche per strada frammenti di ragionamento, oppure assorbe frammenti di ragionamento sentiti al bar, frammenti che si concentrano, per loro natura, su singoli punti che sembrano inficiare la macchina nuova, come bulloni mal serrati che ti fanno dubitare, fin da subito, della sua futura sicurezza su strada. Ed è un popolo che non compra mai, per indole, a scatola chiusa. E’ un popolo diffidente, che tende ad esprimere socialmente il proprio disappunto. Al limite dice No solo perché odia personalmente il premier, e di conseguenza non si fida per niente né della sua riforma né di null’altro che circoli intorno a quel vertice percepito.
Mentre chi vota “Si” spesso tace. Quando riesci a scovarlo tra i tanti silenti, e quella timidezza si scioglie, spesso ti racconta una storia, un desiderio, un auspicio, una favola insomma. La portante del ragionamento, sotto qualche formula spesso molto incerta ma sincera, è sempre, inevitabilmente, un “proviamo”. La maggioranza silenziosa, gravitante nelle orbite basse dell’autorità, sente l’alito del potere fortemente sbilanciato da una parte, e per istinto questa forza di potestà positivamente la attira, la calamita. I bulloni mal serrati si sistemeranno, “loro” li sistemeranno. Magari con un futuro aggiornamento del software. Ma intanto compriamo subito quest’hardware, oggi, perché oggi è il Black Friday e non dobbiamo lasciarci scappare le offerte a tempo limitato. E’ in base a questo ragionamento che il premier presume che l’imprevedibile maggioranza silenziosa sia almeno in potenza dal suo lato della barricata e possa invertire le tendenze rilevate.
Notoriamente il potere delle favole è enorme, sotterraneo, silente. Modellano oltre la cognizione, modellano per paure, per auspici, modellano in fondo i desideri stessi, perché la loro pedagogia è indiretta, esse hanno la funzione precisa di strutturare una morale pre-cognitiva nel bimbo. Nell’adulto invece, evocano un assiepamento percepito, silenzioso, spesso gregario. Non vanno confuse con utopie strutturate, quanto piuttosto appaiono racconti d’autorità. E’ logico pensare che il loro potere sia perciò insondabile, o almeno non sia rilevabile a sufficienza nei sondaggi tradizionali. La maggioranza silenziosa percepisce da sé che questo suo posizionamento è emozionalmente centrato; e socializzare la propria emotività lo si fa con molta timidezza, meglio tra le mura domestiche.
Ne deriva che il popolo del Si, oggi dato per sconfitto, è solo il più insondabile.
1. Lo studio di BlogMeter sui posizionamenti nei social.
[BlogMeter] “Nel periodo che va dal 24 settembre al 2 novembre sono stati raccolti oltre 1,6M di messaggi pubblici lasciati da più di 373K utenti, che hanno generato 8,1M di interazioni sui social media (like, retweet, commenti, visualizzazioni, ecc…) e 218M di visualizzazioni uniche. Il 56% di questi messaggi è stato prodotto su Twitter, il 34% su Facebook, il 6,6% dai siti di notizie e il restante è frammentato tra altre piattaforme. Se invece si guarda alle interazioni generate si scopre una maggiore polarizzazione: infatti il 74% di esse è avvenuto su Facebook, il 12% su Twitter, il 10% su YouTube, il 4% su Instagram. Grazie alle nostre tecnologie di analisi semantica, abbiamo anche indagato le opinioni di voto chiaramente espresse dagli italiani, contenute in oltre 700K messaggi. Attualmente il 63,7% degli utenti hanno espresso la volontà di votare NO mentre il 34% ha dichiarato la propria preferenza di voto per il SI”
2. Maggioranza Silenziosa.
Renzi: “La maggioranza silenziosa è con noi” [cit].
Renzi: “La pancia profonda del paese ha una voglia di cambiamento straordinaria e tutto dipende da come verrà fatto questo ultimo miglio di campagna elettorale” [cit].
[wiki] “Per maggioranza silenziosa (silent majority) si intende un’espressione giornalistica usata negli Stati Uniti verso la fine degli anni sessanta per indicare una larga parte di cittadini americani che, non partecipando attivamente alla vita politica, non esprimeva la propria opinione sulle grandi scelte del Paese, prima fra tutte la guerra del Vietnam. Questa parte della popolazione era rappresentata soprattutto dal ceto medio conservatore e provinciale, che viveva lontano dalle grandi città e che, pur prevalendo numericamente su quanti si opponevano con petizioni, articoli di giornale, manifestazioni di piazza e altre forme di protesta, non faceva sentire la propria voce verosimilmente a favore delle scelte governative.”
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