Benessere
Per ricordare Franco Cassano
Qualche giorno fa è morto, dopo una lunga malattia, il sociologo Franco Cassano (Ancona, 1943). Era stato Professore ordinario di Sociologia all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, ed editorialista de l’Unità e l’Avvenire. Parlamentare del PD dal 2013 al 2018, alla Camera si era dedicato alla politica internazionale, come componente della Commissione Esteri. Tra le sue opere più note Il pensiero meridiano che poneva le basi per quello che è stato definito il ‘nuovo meridionalismo’, L’umiltà del male, entrambi scritti per la Laterza, e Modernizzare stanca per il Mulino.
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Avevo recensito quest’ultimo volume sul blog SoloLibri il 26 gennaio 2018: a rileggerlo adesso, nei tempi forzatamente paralizzati cui ci costringe la pandemia, il suo elogio della lentezza ci suona malinconicamente premonitore.
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Oggi che lo slow life sta diventando un monito e una parola d’ordine, quasi un imperativo di moda negli ambiti più disparati della nostra frenetica quotidianità (dallo slow food al sesso tantrico, dallo yoga al pilates, dalla medicina omeopatica al viaggio a piedi o in bicicletta), Franco Cassano ci ricorda che il recupero di una dimensione più rilassata dell’esistenza, meno competitiva e non orientata solamente verso l’innovazione, il successo e la velocità, deve diventare un obiettivo per tutti, pena l’autodistruzione individuale e collettiva. L’autore ci invita a non lasciarci condizionare e ipnotizzare da alcuni stereotipi imposti dai mass media: l’ossessione salutistica che ci costringe al jogging quotidiano e stressante; il tecnicismo che ci induce ad acquistare l’ultimo modello di auto, di computer, di cellulare; l’ansia di prestazione nel lavoro, nella sessualità, nello sport; l’allarmismo costante che ipotizza di continuo catastrofi ambientali, belliche, finanziarie. Stiamo diventando sempre più impazienti, pressati da impegni inderogabili e attratti da mete irraggiungibili: finiamo per “considerare inutili e noiose tutte le strade che conoscono la salita, le curve e la sosta, il mutare delle prospettive”. E questo ci succede anche nei rapporti umani che stabiliamo con gli altri: intimità, gioco, elaborazione del desiderio, costruzione di un’amicizia, silenzio e solitudine vengono considerati momenti fallimentari, non proficui, superflui. “Abbiamo scelto Cartesio invece di Montaigne, la via del controllo razionale e tecnologico del mondo invece di quella della saggezza, di quel sapere che non si è mai proposto di esorcizzare il limite, ma ha continuamente dialogato con esso”. Forse, secondo Franco Cassano, è ora di rivalutare la vita flemmatica della provincia, la passeggiata senza scopo, “la nobiltà del cazzeggiare” perdendo tempo, i momenti di vuoto, di noia e di inoperosità in cui recuperare fantasie trascurate e nostalgie rimosse, il cappuccino gustato seduti in piazza piuttosto dell’espresso trangugiato in piedi al bar. Coltivando “un’arte più sottile, quella di provare a uscire di lato dalle giornate, a sospenderne la pressione per rimettere in ordine le proporzioni, ciò che viene prima e ciò che, anche se crede di essere importante, deve imparare a fare la fila e attendere il suo turno. Bisognerebbe disporre di molte parentesi da collocare ogni tanto, come dei paraventi, nelle nostre giornate, per imparare a ritrovarci da soli o con chi piace”.
Franco Cassano, Modernizzare stanca, Il Mulino, Bologna 2017
Foto di copertina: Franco Cassano, writer, sociologist, professor, portrait, Monforte D’alba, Italy, 20th September 2008. (Photo by Leonardo Cendamo)
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