Innovazione

L’ultima frontiera della stampa in 3D: tessuti (umani)

21 Maggio 2015

Sommario:

  • L’Oréal, celebre azienda cosmetica francese, ha annunciato che avvierà un progetto di collaborazione con l’azienda biotecnologica californiana, Organovo. Organovo è leader nel campo della “biostampa” in 3D, ossia nella stampa di tessuti umani. Obiettivo della partnership: produrre campioni di pelle.
  • Organovo non sta lavorando solo su questo progetto. Da alcuni mesi fa tessuti di fegato. E  altri prodotti sono in arrivo. Anche il gigante farmaceutico Merck ha avviato una partnership con l’azienda biotech californiana.
  • Per quanto possa suonare fantascientifico, le biostampanti esistono da oltre un decennio. Le potenzialità sono infinite. Per esempio, al King’s college a Londra, si producono campioni di pelle per studiare malattie dermatologiche.
  • Nel futuro, gli scienziati vedono la possibilità di evitare i controversi test sugli animali e di stampare interi organi da trapiantare. Nel presente TeVido, un’altra start-up americana, lavora per ricostruire il seno delle donne colpite dal cancro.

La fabbrica di tessuti (umani)

La stampante, anzi la biostampante, ha due aghi. Il primo spruzza uno strato di gel. Il secondo, cellule. Gli aghi si alternano: prima uno strato di gel; poi uno di cellule; e ancora gel; e ancora cellule. E così via. Fino ad ottenere qualcosa che al profano potrebbe sembrare una sorta di cilindro gelatinoso.

Da lì ad alcune settimane, però, le cellule si uniranno da sole. Il gel verrà rimosso. Ed ecco il risultato: un frammento di tessuto. Un tessuto particolare. Perché creato in laboratorio. Perché è del tutto identico a quello contenuto in un corpo umano.

Con questo processo, Organovo – azienda californiana leader nel settore della “biostampa” in 3D – è già riuscita a produrre campioni di tessuti di fegato umano. Ora, Organovo ha appena alzato il sipario su una nuovo progetto. Lavorerà con l’Oréal per cercare di “biostampare” frammenti pelle umana su scala industriale.

La notizia di questa collaborazione è rimbalzata sui media di tutto il mondo: da BBC a Bloomberg. L’Oréal vuole usare questi campioni di pelle innanzitutto per testare tossicità ed efficacia dei suoi cosmetici. In altre parole: questo potrebbe essere un passo concreto verso la fine della sperimentazione sugli animali. Ma, come ha spiegato Guive Balooch, vicepresidente di L’Oréal Techonology Incubator, “il potenziale di questa nuova tecnologia è infinito”.

Medicine, cosmetici e molto altro

Finora, Organovo ha ottenuto i risultati migliori con il fegato. Già a novembre dello scorso anno, l’azienda californiana ha annunciato con un comunicato di essere riuscita ad assemblare campioni di quest’organo. Adesso, oltre a cercare di produrre pelle, sta lavorando anche su come “biostampare” tessuto renale.

Gli obiettivi raggiunti dall’azienda californiana non sono passati inosservati. Tanto che anche il gigante farmaceutico americano Merck ha avviato una collaborazione con Organovo. Pure in questo caso, i tessuti prodotti dalle biostampanti 3D verranno usati per testare tossicità ed efficacia, ma delle medicine.

Testare prodotti, dunque. E non solo. Per esempio, anche il King’s college di Londra, in collaborazione con il San Francisco Veteran Affairs Medical Center, sta lavorando da tempo per trovare un metodo efficiente per produrre tessuti umani. Il team di scienziati anglo-americano è già riuscito – circa un anno fa – ad assemblare epidermide, ossia lo strato più esterno della pelle.

Per farne che, in questo caso? Il team di scienziati anglo-americano pensa di usare questa epidermide prodotta in laboratorio per studiare le cause di diverse malattie della pelle, come le dermatiti atipiche e la ittiosi.

Passato e futuro

Insomma: i primi risultati già ci sono. E del resto era il lontano 2003 quando Thomas Boland, che oggi insegna all’Università del Texas ad El Paso, modificò una normale stampante ad inchiostro per permetterle di “spruzzare” cellule.

Da allora sono passati più di dieci anni. E i modelli di “biostampante” si sono moltiplicati così come i progetti che ruotano intorno a questo nuovo strumento. Tra i più famosi c’è quello di un’altra azienda biotecnologica californiana, la Tevido Biodevices, che ha come consulente proprio il professor Boland, il papà delle biostampanti.

Tevido, che è balzata di recente all’onore delle cronache americane per avere raccolto 30.000 dollari con una campagna di crowdfunding, sta cercando di biostampare capezzoli. Capezzoli da trapiantare sui seni delle donne che sono state colpite dal cancro e hanno dovuto subire l’asportazione della mammella.

E qui sta il punto. In futuro, il grande obiettivo di chi opera in questo campo è quello di produrre organi o comunque interi pezzi di corpo da trapiantare. Un’immensa fabbrica di pezzi di ricambio per i nostri corpi.

Quanto manca? Tanto, ha detto di recente il professor Boland al magazine americano online Backchannel. Ma “ci stiamo andando più vicino”, ha aggiunto il papà delle biostampanti.

Nel frattempo non si può non rimanere ipnotizzati osservando biostampanti come quella prodotta da AdvancedSolutions e che si chiama BioAssemblyTool. Disegna “solo” vene. Ma sembra che disegni il futuro.

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