Energia

Low carbon economy: Eni e MIT rinnovano la collaborazione di ricerca

26 Gennaio 2017

Si chiama low carbon economy, ed è l’economia fondata su un sistema di produzione e consumi a basso contenuto di carbonio, ovvero a ridotte emissioni di CO2 in atmosfera. È l’economia del futuro, il nostro e quello del pianeta. La transizione verso la low carbon economy è infatti promossa a livello globale dalle politiche che puntano a ridurre il rischio associato ai cambiamenti climatici. Sviluppo e innovazione tecnologica nei settori energie rinnovabili, energie pulite ed efficienza energetica costituiscono di questo modello una parte importantissima, che ha per ovvie ragioni bisogno della collaborazione, del supporto e del lavoro dei colossi dell’industria dell’energia.

La strategia di Eni riguarda proprio la cosiddetta Energy Transition, cioè il passaggio ad un mix energetico a minor contenuto di carbonio, con un uso crescente di fonti rinnovabili soprattutto nel medio-lungo periodo. Per diminuire l’impronta del carbonio nel più breve tempo possibile, la ricerca della compagnia italiana trova applicazioni e sviluppa tecnologie basate sul gas naturale, sia come risorsa energetica sia come materia prima a basso rapporto Carbonio/Idrogeno, mentre, attraverso lo sviluppo di tecnologie per lo sfruttamento dell’energia di sole, vento e mare, il lavoro del Gruppo fa sperare in un futuro in cui le fonti rinnovabili saranno significativamente sfruttate.

La ricerca e gli investimenti per la realizzazione di nuove tecnologie rivolte allo sfruttamento delle rinnovabili e alla transizione verso la low carbon economy sono pertanto il vero punto di partenza per un futuro migliore per il mondo. Dal 2007 l’Istituto Donegani di Novara, come già scritto da queste parti, si è trasformato nel Centro specializzato per la Ricerca sulle Energie Non convenzionali. Il laboratorio impiega 150 addetti, tra ricercatori e tecnici e dal 2007 ad oggi ha depositato diversi brevetti e prodotto altrettante pubblicazioni scientifiche, collaborando con i più importanti enti di ricerca internazionali, tra cui il MIT – Massachussets Institute of Technology, il CNRS francese e i Politecnici di Milano e Torino.

E proprio con il MIT Eni ha recentemente rinnovato la collaborazione, in seguito ai successi ottenuti grazie al sodalizio (dal 2008, grazie all’impegno ma anche alla ricerca scientifica, il colosso ha già ridotto le emissioni dirette del 28% e punta ad una riduzione delle emissioni per barile prodotto del 43% al 2025 rispetto al 2014). Il presidente del Massachusetts Institute of Technology, Rafael Reif, e l’amministratore delegato, Claudio Descalzi, si sono così incontrati a Roma per ufficializzare la loro pluriennale collaborazione di ricerca, scegliendo di portarla avanti per i prossimi quattro anni. L’accordoprevede la partecipazione ad alcuni dei Low-Carbon Energy Center promossi dal Mit Energy Initiative, centro per la ricerca energetica, l’istruzione e la divulgazione.

Attraverso i Low-Carbon Energy Center, le aziende e gli enti governativi possono aderire per far progredire la ricerca attraverso consorzi focalizzati su particolari aree tecnologiche: cattura, utilizzo e stoccaggio di CO2, sistemi di energia elettrica, bioscienza energetica, immagazzinamento dell’energia, materiali per l’energia e ambienti estremi, sistemi avanzati per energia nucleare, fusione nucleare ed energia solare.

Nell’agosto 2016, Eni ha preso parte a tre dei nuovi Low-Carbon Center di MITEI (Cattura, Utilizzo e Stoccaggio di CO2, Immagazzinamento dell’energia e Solare) e ha già avviato progetti di ricerca con ognuno di questi centri. Nel 2010, è stato invece istituito il Solar Frontiers Center (SFC), un insieme di laboratori di ricerca presso il MIT, che, sotto il patrocinio del cane a sei zampe, conducono esperimenti e ricerche all’avanguardia su materiali e tecnologie per lo sfruttamento sostenibile dell’energia solare. Tra i risultati del Solar Frontiers Center ci sono le celle solari record per spessore e leggerezza, che possono essere stampate su superfici molto diverse, dal tessuto alla carta, e i nuovi materiali luminescenti per utilizzo in finestre solari intelligenti.

In questa collaborazione, nei prossimi anni, Eni investirà 20 milioni di dollari e collaborerà allo sviluppo di alcune tecnologie chiave per contrastare il cambiamento climatico, come l’energia solare e la Carbon Capture Use and Sequestration, tecnologia che sta entrando a far parte del mix di strategie disponibili per far fronte alla crescente concentrazione in atmosfera di CO2. I Low-Carbon Energy Center “sono un elemento fondamentale” del Plan for Action on Climate Change di Mit, e “si integrano perfettamente con le strategie” del Gruppo verso la transizione energetica e nella lotta al cambiamento climatico, sottolineano l’azienda energica e l’istituzione accademica nel campo dell’innovazione tecnologica.

Peraltro, all’interno della stesso rapporto di collaborazone, Eni e il MIT hanno recentemente avviato programmi di ricerca focalizzati sulla cattura e utilizzo della CO2, sull’immagazzinamento dell’energia e sulla valorizzazione del gas naturale. L’obiettivo? Quello di trovare soluzioni tecnologiche più economiche e facilmente applicabili su scala industriale. Speriamo ci riescano.

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