Scienze
La psicologia di gruppo prevale su quella individuale: i politici
Nell’attuale tragica situazione ucraina, ci si è ampiamente scagliati contro Putin quale unico vero responsabile dell’invasione e della guerra. I pareri sono diversi: dall’attribuirgli una psicopatia delirante fino a dipingerlo come un perfido e freddo calcolatore senza scrupoli. Questo di identificare un unico responsabile come dotato di un potere immenso, soprattutto in quanto legato ad un sistema politico assolutistico, è una concezione che produce quindi la propria soluzione nell’eliminazione, magari anche fisica, nel tirannicidio.
E gli altri che gli sono vicini? Beh possiamo distinguerli dai complici che così prendono parte del bottino, a chi invece è ammaliato dalla personalità dell’autocrate. Chi è più realista fa notare che il soggetto in questione non è che l’esponente, magari con doti di efficace comunicatore, di un gruppo che , più o meno alla pari, è decisionale nella propria globalità. Cioè è una banda di gangster con un capobanda più di facciata. Cioè c’è una vera democrazia: ma tra i membri del gruppo stesso. Un esempio classico, italiano, è dato dal potere mafioso che però va spiegato anche in termini di territorialità specifica del potere. E infatti non stiamo parlando solo dei politici ma anche di tutte le entità sociali nei quali esistono quelli che comunemente sono definiti come gruppi decisionali o anche, con qualche resistenza, gruppi di potere.
Ma c’è qualcosa d’altro ed è anche più sottile e profondo, anche se, come tutte le affermazioni di origine psicoanalitiche può essere soggetto ad obiezioni.
L’analista inglese Bion che fu uno di quelli che gettarono le fondamenta della psicoanalisi gruppo, avanzava l’ipotesi che nei gruppi terapeutici, si formassero, senza averne la consapevolezza, delle ideologie comuni che orientavano atteggiamenti e comportamenti dei singoli. Chiamò queste ideologie come Assunti di base e ne identificò tre fondamentali: quella di dipendenza da un possibile leader, reale o virtuale. Quella di accoppiamento ha un orizzonte generativo e quasi messianico: arriverà qualcuno o qualcosa che sarà salvifico.
L’Assunto di attacco e fuga identifica un nemico o interno al gruppo stesso o esterno e quindi bisogna reagire difendendosi o scappando. Quest’ultimo Assunto è quello che ci sembra che possa in questo momento dominare sul gruppo decisionale russo. C’è un potenziale nemico: l’Ucraina, la Nato, gli Usa. È necessario quindi attaccare per primi per difendersi. È la logica paranoide dell’attribuzione do ostilità immaginaria ad un soggetto esterno (anche se i maligni fanno notare che il paranoico è sempre a metà strada: l’altra metà la fa la persona o l’entità oggetto bersaglio che a propria volta nutre sentimenti ostili contro il soggetto).
Inoltre, gli Assunti di base non sono rigidi ma tendono, a seconda delle circostanze, a sostituirsi o sovrapporsi reciprocamente. Ma appare ipotizzabile nella situazione attuale come l’Assunto base di attacco e fuga, sia all’origine e prevalga nel gruppo russo. Cioè al difuori delle volontà singole dei suoi membri, tutta questa entità è soggetta ad un delirio paranoide e delega al capo il compito della comunicazione di tale situazione. Ma forse questo stesso Assunto di base esce dal gruppo dirigente e investe buona parte dell’intera popolazione russa.
Ma gli altri? L’Occidente così fiero della propria democrazia? Forse anche qui, in questo momento, l’Assunto di base dell’attacco e fuga sta prevalendo, pur appoggiandosi a reali condizioni (insomma: sono i Russi che hanno attaccato). Ad onta dei nutriti e, si dice, liberi dibattiti sui media, la follia paranoide continua a prevalere dovunque. E sullo sfondo? Un suo prodotto estremo: la guerra nucleare.
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