Benessere
gli audiolesi non ascoltano la TV ma il canone sa farsi sentire
ATTENZIONE! Chi non ha la tv deve dichiararlo entro il 31 gennaio 2017, ma, per evitare che nel frattempo venga addebitata la prima rata del canone con la bolletta di gennaio, è bene che faccia immediatamente la dichiarazione, compilando il quadro A del modellino. In particolare, è bene che la spedisca entro il 20 dicembre 2016. Così proclama l’Agenzia delle Entrate ma dimentica, e assieme a essa il Legislatore, alcune categorie che dovrebbero essere escluse di fatto dal pagamento. Leggiamo quali e perchè.
MA LA TV E’ ASCOLTATA DAI SORDI?
SORDITA’ AMBIENTALI: quello che non tutti sanno
La sordità totale o parziale ( ipoacusia) colpisce circa 7 milioni di italiani e nella misura dell’80% i bambini insorgendo prima o all’atto della nascita. Il disturbo comunque acquisito prima dei tre anni, in periodo di apprendimento del linguaggio, costituisce un ulteriore 10%;
1-2 bambini su 1000, apparentemente sani, presentano sordità alla nascita;
5-10 bambini su 100 nati a rischio, con varia patologia neonatale, presentano sordità;
il 25-30% delle sordità precoci infantili sono di origine sconosciuta ma verosimilmente una parte di esse potrà essere in un prossimo futuro classificata come di origine genetica;
in Italia sono circa 25.000 i bambini al di sotto dei 10 anni che hanno disturbi della comunicazione per deficit uditivo di vario grado;
sono circa 6500-7000 i bambini le cui famiglie richiedono ogni anno il sostegno scolastico per problemi uditivi.
La diagnosi tardiva rende tutto molto più difficile sia per il bambino sia per la famiglia, mentre al momento l’unica possibilità di prevenzione appare la diagnosi precoce, se effettuata entro i primi 6-8 mesi di vita. Fino a poco tempo addietro (metà degli anni Novanta) l’età media di prima diagnosi è stata di 32-36 mesi quindi in notevole ritardo rispetto ai tempi di acquisizione fisiologica del linguaggio.
LA SORDITA’ NELL’ANZIANO
La Sordità nell’anziano non è meno diffusa o grave di quella del bambino, avviene per complessi fattori, tra cui quelli neuro-degenerativi, circolatori e vascolari, ed è tra le condizioni più disabilitanti della cosiddetta terza età. L’isolamento prodotto dall’insufficienza di stimolazioni uditive peggiora la già precaria qualità della vita, riduce ulteriormente il livello di autonomia, la vita di relazione, l’assetto cognitivo, psicologico ed emozionale.
Un aiuto importante in questo settore può derivare dalla ricerca scientifica sulla caratterizzazione e conoscenza dei processi di invecchiamento sensoriale uditivo, sui mezzi farmacologici per prevenirlo ed eventualmente ritardarlo, sulle tecnologie di correzione protesica. Quindi appare evidente che è un compito fondamentale, non sempre assolto, educare ed informare gli anziani e le loro famiglie sulle conseguenze di un isolamento uditivo e sulle possibilità mediche e rieducative.
Nel suo complesso dunque lo studio epidemiologico delle sordità ci indica che ben 7,5 milioni di soggetti italiani soffrono di questo disturbo ed appartengono alle categorie anagraficamente più svantaggiate ed indifese, bambini ed anziani.
SORDITA’ ED ASCOLTI TV
Come noto, se circa 6 milioni di italiani leggono un quotidiano ed ascoltano la radio, ben 57.850.000, incastonati in circa 21 milioni di famiglie, vedono la TV.
Tuttavia il sistema auditel è assai poco interessato al disadattamento creato dalla sordità e non vi sono rilevamenti ad hoc. Se altri svantaggiati cittadini come i non vedenti riescono a seguire la TV, senza doverla spegnere per fenomeni sopraggiunti di incomprensione, non altrettanto dicasi per i non udenti ai quali pochissimo è riservato in termini di ausilio per il loro handicap. Esso infatti può essere sollevato con tre sistemi:
· la presenza in video dell’interprete che ricorre al linguaggio dei segni per tradurre in gesti le parole dello speaker.
· La presenza di sottotitolazioni.
· Il ricorso al linguaggio orale, ben scandito e rallentato che aiuta la comprensione del discorso tramite il ricorso al labiale.
· La sommatoria di uno o di più fattori sopra citati.
Tuttavia il ricorso a tecniche siffatte ed ora descritte non è sempre possibile: infatti è possibile durante:
1. il telegiornale, con lo speaker davanti la camera che ricorra (non sempre le edizioni di primo ascolto lo fanno) al linguaggio lento e scandito.
2. I documentari o film (ormai in DVD digitale) in differita che ricorrano ad immagini illustrate da sottotitolazioni.
3. Programmi ( come quelli di quiz) in cui i protagonisti siano non più di due, a fronte di camera e con scritte che sollevano il livello di comprensione per il non udente.
4. In tutti gli altri casi di programmazione ( varietà, commedie, intrattenimento etc.) il non udente è costretto a spegnere la TV.
Ne deriva un problema sociale di mancato coinvolgimento di una larga parte della cittadinanza (circa 12% della intera popolazione) esclusa dal coinvolgimento globale dettato dalla TV. Senza considerare che questo determina una perdita di audience ai fini anche pubblicitari, con limitazione della pubblicità specifica dedicata ai non udenti ( apparecchi protesici, informazioni di settore etc.,). Tutti però sono obbligati a pagare il canone senza differenziazioni di sorta che sarebbero d’obbligo per gli audio- ed i video-lesi.
Non siamo in possesso di alcun dato che indichi l’interesse di gruppi scientifici ( audiologici, sociologici) su questo problema che ha di recente sollevato la Cattedra di Malattie Respiratorie dell’Università di Siena in collaborazione con il Corso di Laurea in Logopedia.
Data l’importanza sociale, intendiamo suscitare il problema ed analizzarlo al contempo più a fondo, cercando di investigare nell’ambito della comunità dei non udenti i seguenti aspetti:
Acquisire ogni informazione sullo stato dell’arte dell’audience televisiva dei non udenti:
· quali tipologie di non udenti ( dalla nascita, sordità acquisite in età infantile o senile ( otosclerosi) vedono la TV e quindi il tipo di audience;
· le fasce orarie di ascolto in funzione delle fasce di età;
· il tempo dedicato alla TV.
Attraverso queste informazioni che ci daranno il pieno panorama della audience dei non udenti e che costituisce la prima fase di approccio al problema, ne scaturirà una seconda con precisi obiettivi di recupero dell’audience tramite:
1. la presenza fissa dell’interprete nei programmi di news e di informazione e la sua presenza costante, anche nei programmi di intrattenimento, in riquadro apposito;
2. la presenza costante di speakers dotati di formazione volta alla dizione vocale direzionale;
3. ed infine studiare le possibilità di recupero legislativo di questo settore con un disegno di legge che consenta di instaurare ed allestire programmi esclusivi per gli audio-lesi in fasce orarie congrue di medio ascolto.
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