Scienze
Dal punto di vista dell’orsa “assassina”
Immaginiamo per un istante che l’orso del Trentino, responsabile della morte del runner, sia una femmina con dei cuccioli. Cosa avrebbe da dire in sua difesa?
Io, madre a quattro zampe, sono ricercata per essere uccisa, o rinchiusa chissà dove perché ho procurato la morte di un essere umano, semplicemente sfortunato perché ignorava di attraversare la zona rossa del mio territorio. Se vedo correre un bipede verso di me e la tana dei miei piccoli, come qualsiasi animale selvatico mi allerto e organizzo la difesa, anche attaccando. Cosa fareste, voi umani, se notaste che i vostri figlioletti sono seguiti e presi di mira da uno sconosciuto? Che, forse non vi allarmereste? E per questo dovreste essere rinchiusi o abbattuti? Ci sono esseri viventi che meritano la morte solo perché si preoccupano di difendere l’esistenza delle creature che mettono al mondo? Insolenti che non siete altro, io non conosco le lingue e non conosco altro modo per allontanare il pericolo se non quello di andare dietro a un istinto che, sin dall’inizio dei tempi, sovrintende alla mia specie. Come avrei potuto valutare diversamente le intenzioni dell’inopportuno runner da quelle di una minaccia, non essendo io provvista di parola per chiedergli spiegazioni circa un comportamento oltremodo invadente e incosciente?
Dovrei morire, oppure essere ingabbiata e lasciare i miei piccoli orsi a un triste destino perché l’umanità che rappresentate trova sia logico spararmi addosso una massiccia dose di anestetizzante, ritenendo che una bestia come me non debba più attentare all’incolumità dell’uomo, anche se questi, non rispettando l’intimità della mia famiglia, fa di tutto per farmi credere che stia attentando alla mia e a quelle delle bestiole che ho partorito? Ditemi, egregi scienziati, in base a quale principio etologico avete decretato che la mia indole sia particolarmente pericolosa e non consona all’atteggiamento naturale di un animale della mia tempra, fino ad arrivare a sentenziare la mia condanna? Cosa vi impedisce, in qualità di individui evoluti, apprendere come si riesca convenientemente a convivere con gli esseri allo stato brado? Sappiate, miserabili, che seppure non avete la coda, vi state comportando, nell’occasione, come quei quadrupedi a cui voi stessi, ingiustamente, attribuite tanta poca intelligenza. Asini! Asini! Asini!
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