Partiti e politici
La persona si ribella alla Ragion di Stato
Si conteggia il 32% del voto ai 5 stelle nel voto “nazionalista” anti-europeo, quindi anti-democratico. Lo si identifica con il voto di pancia, di rabbia o – se va bene – di clientele. Lo si definisce un voto ideologico – un’ideologia che noi democratici aperturisti combattiamo.
Conosco alcuni di questi elettori grillini. Non sono né anti-europei né nazionalisti, non vogliono fuori i negri e non vogliono uscire dall’Euro. Non saranno tutti così, ma una parte è così.
La mia generazione ha attraversato tutte le fasi dell’era globale – la gioventù delle frontiere libere, l’Internet punto uno e la Terza Via, sino alla subordinazione all’algoritmo di una app. Ci siamo sentiti entusiasti, siamo stati temerari, abbiamo retto i colpi e ci siamo trovati però sempre più soli, vulnerabili, in balia di qualcosa più grande di noi. Sempre più invisibili. Abbiamo maturato un decennio continuativo di vita declinante – nella qualità, nelle opportunità. Ma almeno noi agée abbiamo conosciuto momenti buoni.
I più giovani – quelli non blindati dai benefit di classe sociale e censo – ci hanno fatto il liceo con la crisi, e i genitori precari e i nonni che aiutano i genitori.
Per la politica sei un dato statistico e risulti occupato anche se lavori poche ore la settimana e non hai la materiale possibilità di pianificare il resto del tempo. Non puoi lasciare niente quindi prendi tutto, ma quel tutto che prendi – il lavoretto a chiamata, il contrattino a tempo – alla fine ti lascia niente.
Lo sappiamo benissimo che la soluzione è complessa, riguarda la dimensione globale, riguarda la dimensione individuale nella dimensione globale – non solo un sistema produttivo. Ma quello che chiedo – io persona – alla politica è di riflettere sulla propria funzione in questo mondo qua. La funzione della politica democratica non è liberare l’individuo dalla subordinazione allo Stato o a un padrone per consegnarlo alla schiavitù sistemica – devi rassegnarti a vivere così. E tuttavia è proprio quello che la politica “non populista” ha fatto.
Possiamo ironizzare quanto ci pare sulle ricette grilline, ma i grillini almeno hanno colto la priorità. Lo fecero a suo tempo anche i fascisti, mentre i democratici parlavano dei fascisti.
Noi anti-populisti di oggi, che abbiamo studiato e viaggiato, alle persone abbiamo parlato del debito pubblico e dell’aumento del Pil. Non possiamo quindi lamentarci se a connettersi con le persone sia Luigi Di Maio, con la sua incultura democratica e la sua presa in giro della assennata serietà. Noi che avremmo potuto a quelle priorità dare risposte democratiche, quindi di Diritto, non l’abbiamo fatto.
E’ un po’ come se noi liberali, democratici, radicali, europeisti avessimo messo la ragion di Stato – o di apparato – al centro, ignorando la ragione della democrazia. Non ci siamo posti il problema dell’uomo che non è libero.
Ecco, credo dovremmo ripartire da lì.
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