Macroeconomia
Arrivano i mostri, con o senza lockdown
Dovevamo essere migliori. Convivere con il virus. Rilanciare la salute pubblica e l’economia. E invece, come se nulla fosse, senza nessuna vera preparazione da parte delle nostre Istituzioni, ci ritroviamo a discutere di possibili lockdown, zone rosse mirate, coprifuoco. Palestre sì, palestre no. Di nuovo.
Si sapeva che il virus sarebbe tornato e abbiamo avuto più di cinque mesi per organizzare possibili risposte. Ci avevamo anche creduto che le risposte fossero state messe in campo: la “task force Colao”, gli “Stati Generali”, le zone allestite ad hoc per gestire il virus, i diversi policy maker che ci raccontavano che avremmo “coabitato con il virus”. E invece niente.
L’unico spettacolo a cui assistiamo è un preoccupante assenza di futuro, di piani concreti, di responsabilità fattiva da parte delle Istituzioni politiche che anzi scaricano le incombenze quotidiane addosso a una cittadinanza stanca, provata e sempre più depressa; con un atteggiamento colpevolizzante, accusandola di non seguire quelle regole e restrizioni che la stessa politica crea e modifica senza sosta. Ma si sa… così va la vita. Variabile come i Dcpm.
Quella vita che dovremmo ricominciare a immaginare. Fatta di salute, prima di tutto, ma anche di affetti, lavori, famiglie, amicizie, sport, spazi privati. Persino preoccupazioni, dolori e drammi che – nella misura in cui si affrontano – fanno crescere.
Proprio per questo, credo sia giunto il momento di guardare in faccia la realtà e dirci serenamente che il problema non è solo la salute pubblica, ma la vita collettiva di un’intera civiltà.
In questo esame di realtà dobbiamo ricordarci che qualsiasi cosa decideremo con o senza lockdown, con o senza zone rosse o gialle, con o senza tamponi, dobbiamo affrontare tre grandi mostri che non stiamo minimamente considerando. I quali, pur essendo già qui, sono completamente assenti nel dibattito pubblico, nell’agenda dei policy maker e nella comunicazione istituzionale focalizzata soprattutto sugli allarmi.
Dobbiamo cioè chiedere a chi ci rappresenta di riportare al centro dell’attenzione tre macro-categorie di questioni – che in realtà ci trasciniamo dalla prima ondata del virus. Questi mostri riguardano possibili ricadute senza ritorno negli ambiti:
– economici
– sociali
– psicologici
Vediamoli velocemente per imprimerceli bene nella memoria e prepararci ad affrontarli.
I mostri economici
Le continue restrizioni per non parlare di nuovi lockdown parziali o totali, con molta probabilità porteranno, come evidenziato anche dalla ricerca Consob di luglio 2020, a:
- Caduta ulteriore del PIL da -9% a -15 %
- Nuovo shock nell’offerta e nella domanda, e perdita della fiducia
- Smarrimento lavorativo e shock nell’occupabilità da riprogettare
- Nuovo crollo dei fatturati aziendali – il 70% delle imprese (rappresentative di quasi il 74% dell’occupazione) ha dichiarato una riduzione del fatturato nel bimestre marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e certamente nuove divieti produrrebbero cali ulteriori
- Impoverimento spinto – il 47% degli italiani riferisce di aver assistito a una diminuzione del reddito familiare, mentre oltre il 30% si aspetta che questa situazione duri più di un anno: in particolare, il 35% delle famiglie si aspetta un peggioramento delle proprie condizioni economico-finanziari e il 48% le valuta stabili).
- Possibile sospensione dei crediti bancari
I mostri sociali
I limiti alle libertà complessive stanno generando disagi e sofferenza nelle comunità molto rilevanti, poco considerate dalla politica se non con le semplici retoriche del “non lasceremo indietro nessuno”. Così restrizioni ulteriori acuirebbero:
- Le crisi famigliari rendendo quasi impossibile la gestione dei ritmi lavoro-vita privata-famiglia, per oltre 3 milioni di nuclei famigliari. (Vedi il Rapporto annuale Istat-2020)
- Il deterioramento delle reti sociali e professionali con aumento della criminalità micro e macro – (Vedi la ricerca del Ministero dell’Interno – Dipartimento Pubblica Sicurezza 2020)
- L’abbandono scolastico e il danno all’apprendimento di una intera generazione
- L’erosione dei diritti civili e democratici, senza limiti temporali precisi:
– diritto alla salute (al di là del Covid-19)
– diritto allo studio,
– diritto alla libertà di espressione,
– diritto all’istruzione
– diritto alla libera circolazione
– diritto al commercio
– diritto al lavoro
I mostri psicologici
E per finire, ultimo ma non ultimo, i divieti e le limitazioni hanno e avranno impatti pesantissimi da un punto di vista psichico e psicologico. Da questo punto di vista aspettiamoci:
- Un nuovo trauma sociale di massa senza nessuna elaborazione con ricadute di senso di allarme e atteggiamenti depressivi e distruttivi su tutta la popolazione, con un senso di fragilità diffuso, dovuto a una percezione del rischio alterata e indeterminato, nel tempo e nello spazio. (Vedi AIP – Associazione Italiana Psicologia)
- Un diffuso sentimento di impotenza e vulnerabilità, con possibili sfoghi di paura e rabbia sociale (che si scaricheranno nelle famiglie e nei piccoli gruppi conviventi)
- Diversi problemi comportamentali e sintomi di regressione (nei bambini). Come evidenziato dalla Ricerca Gaslini e Università di Genova: dall’analisi dei dati relativi alle famiglie con figli minori di 18 anni a carico è emerso che nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione
- Un aumento di suicidi e divorzi con disgregazione del tessuto sociale
- Una grave “infodemia” che prolunga lo stato di allarme, psicologia del terrore e irrazionalità – ovvero un’alterata rappresentazione mediatica e una comunicazione istituzionale sfalsata: celebrativa o denigratoria con impossibilità di accedere a una informazione chiara.
Come affronteremo questi mostri?
Ci aspettano necessariamente altre restrizioni, visti i trend attuali. Per cui, ci vorrà rispetto e tolleranza delle regole imposte da parte dei cittadini e delle comunità, ma soprattutto i nostri policy makers dovranno farsi carico della gestione di questi problemi nella loro complessità, e dirci anche come. Ormai è intollerabile il ritardo accumulato su tutti i fronti.
Ora – la seconda volta – non è più solo una quesitone di salute pubblica o di gestione della pandemia. Adesso la questione è la sopravvivenza di un intero sistema sociale e culturale, di un complesso economico-industriale, delle famiglie, dei cittadini e delle persone che lo abitano.
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