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Animal Protection Index: 50 Paesi del mondo a confronto sulla tutela animale

28 Ottobre 2022
La World Animal Protection ha pubblicato un report che classica il benessere degli animali in cinquanta Stati. Dai migliori ai peggiori, ecco quali sono

 

 

 

L’Animal Protection Index (API), pubblicata per la prima volta nel 2014, è una ricerca che raccoglie e confronta i dati riguardanti la tutela degli animali, in diversi Paesi, valutando, in buona sostanza,  tra i vari indicatori, anche e soprattutto, in quale maniera vengano applicate ed interpretate le disposizioni normative di riferimento.

Quindi, a quale grado di civiltà e democrazia risponda l’assetto legislativo dello Stato in esame.

 

I risultati dello studio, vengono curati e, diffusi poi, dalla World Animal Protection (WAP), associazione no profit che si occupa di benessere e salvaguardia animale da quasi mezzo secolo.

I voti ai vari Paesi sono stati espressi in lettere, partendo dalla “A” fino alla “G”.

 

 

I Paesi più virtuosi

 

 

A distinguersi tra i modelli statali valutati, ottenendo i risultati migliori, ci sono: Austria, Svezia, Danimarca, Regno Unito, Nuova Zelanda e Svizzera, tutti accumunati dalla lettera “B”.

Mentre, Italia, Germania, Spagna, Polonia, Messico, India e Malesia, risultano più evolute solo su alcune tematiche inerenti alla tutela degli animali, appaiandosi a pari merito, con la lettera “C”.

 

I parametri presi in considerazione per effettuare la ricerca, attengono ai temi fondamentali per il benessere degli animali, ovvero: il rispetto degli standard internazionali di welfare; una legislazione adeguata; il riconoscere e considerare gli animali come esseri senzienti capaci di provare sofferenza, e perciò,  il rispetto della specie di appartenenza e la presenza di organi governo ad indirizzo specifico, in grado di stanziare risorse e garantire interventi efficaci.

 

Nella Unione Europea, la lettera “A” viene attribuita ad alcuni Paesi che, più di altri, si impegnano a proteggere gli animali utilizzati per esperimenti scientifici. Giova ricordare che, a partire dal 2013, sono vietati i test di natura cosmetica su animali, mentre la ricerca scientifica deve attenersi alla direttiva 2010/63/UE.

Ad ogni modo, le associazioni animaliste più importanti ritengono le disposizioni vigenti ancora troppo poco incisive, a fronte delle criticità presenti.

 

Gli Stati Uniti in  hanno ricevuto solo una “C”, in quanto, una delle normative prese in considerazione dall’API, l’Animal Welfare Act, esclude  ratti e  topi dal suo ambito di applicazione, continuando una sorta di uso esasperato ti questi animali come cavie da laboratorio.

Infine, Il Canada, ha rimediato una “E”, avendo, le istituzioni canadesi, scelto di non prendere parte al Canadian Council on Animal Care (CCAC), organismo autonomo e indipendente fondato per supervisionare l’uso etico degli animali nella ricerca scientifica.

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