Musica
Volete La Terza Guerra Mondiale? Bene, facciamola!
Gli Zen Circus tornano con il loro nono album, il quarto in italiano: 18 anni di onorata carriera e non sentirli. Sono tornati sì, e con la stessa carica di quando avevano esordito nel 2009 con ‘Andate tutti affanculo’, primo disco in italiano.
La formazione è sempre quella: Andrea Appino (voce e chitarre), Ufo (basso e voce) e Karim (batteria e voce). Tre strumenti, senza alcuna sovrastruttura. La maturità – artistica – e l’esperienza si sentono; lungi dal definirla vecchiaia perché non hanno mai perso l’energia e la voglia di spaccare che li hanno contraddistinti in tutti questi anni. Ma perché questo titolo catastrofico? Naturalmente è una provocazione, e già lo si può notare dalla copertina dell’album. Negli ultimi tempi – dice Ufo – dai social alla tv, ci si sta riscoprendo tutti guerrafondai senza sapere cosa vuol dire vivere coi morti a fianco: sono tutti bravi con le parole, e allora facciamola questa Terza Guerra Mondiale che tanto invocate. Gli Zen Circus come tengono a precisare, non fanno politica nei loro testi: provocano, e parlano di sociale e di storie. Poi ognuno trova nei loro testi un’interpretazione personale, che può anche assumere un significato politico: l’intento però è innanzitutto quello di far riflettere il proprio pubblico.
Nell’album, vere o fittizie che siano, ci sono al centro le persone e le loro storie.
Per il Circo Zen, la cosa più importante non è regalare verità ma spunti di riflessione.
Molti sono i personaggi che troviamo nella Terza Guerra Mondiale, tante le donne. Così commenta questo fatto Appino: “Sì ci sono molte donne, come mai ce ne sono state in un disco degli Zen, e ne sono fiero. Ho fatto pace con l’idea di scrivere dei rapporti con le donne. Quando tocca, tocca. Il nostro approccio però è differente dalle canzoni d’autore: non scriviamo mai di ‘io e te’, e di ciò che sta attorno”.
Dieci sono i pezzi finiti sul cd, selezionati da un roster di una quarantina; e questo è il disco per il quale hanno speso più tempo in studio.
La malinconia, più o meno mascherata, avvolge l’intero album avendo ‘L’anima non conta’ come culmine. Quest’ultimo è stato uno dei due singoli – insieme a ‘Ilenia’ – usciti prima del cd e che ricorda molto le sonorità dell’Appino solista. Tutto il lavoro è stato anticipato dall’altro singolo, ’Ilenia’ appunto, brano che incarna a pieno lo stile Zen con qualche sfumatura di pop – non sempre disprezzata. La particolarità di questa canzone risiede nel fatto che non sia stata scritta da Appino, bensì da una ragazza molto giovane che in una serie di carteggi col frontman del gruppo ha tirato fuori un pezzo di una profondità impressionante. Solo la risposta che viene data alla ragazza sul finire della canzone è stata scritta dal gruppo. Ovviamente Ilenia è uno pseudonimo, dato per non rivelare l’identità della ragazza.
La vena combat-folk degli Zen Circus è rimasta ed accompagna tutto il cd, sfociando nel post punk di ‘San Salvario’ o nel power pop de ‘Il Terrorista’.
Spicca la loro caratteristica vena provocatoria, come nei brano ‘Pisa merda’, ‘Il terrorista’ e ‘Zingara (il cattivista). La più grande sfortuna degli Zen è proprio la loro provenienza: Pisa. Dio solo sa come può sentirsi un pisano (non solo in Italia), costretto a subire insulti sin dalla tenera età; loro hanno provato a spiegarcelo con questo brano molto ironico. Raccontano infatti che loro malgrado la famosa scritta ‘Pisa merda’ sono riusciti a trovarla anche in paesi extraeuropei durante i loro tour. L’unica critica che mi sentirei di muovere a ‘Zingara (il cattivista)’ è un pizzico di scontatezza e qualunquismo, ma che non rovina minimamente questo grandissimo lavoro sfornato dalla band toscana.
La malinconia e la disillusione ci accompagnano fino alla fine dell’album con un brano che ci rassicura, sempre a modo loro, che ‘Andrà tutto bene’.
Dal 28 ottobre prenderà il via il nuovo tour in giro per tutta l’Italia. Il solo ascolto del cd è un ‘ascolto per metà’: gli Zen bisogna viverli.
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