Musica
Zeffirelli e la Callas: quella magnifica voce volata via
Un modo particolare per ricordare Zeffirelli è tracciare la sua relazione artistica e di profonda amicizia con Maria Callas.
Si conoscono nel 1949 ma la prima volta che si incontrano è nel 1954 a Milano. In quella occasione “la Divina” fu diretta da Zeffirelli nell’opera di Rossini “Il turco in Italia”.
Ma la consacrazione è a Dallas in America, quattro anni dopo.
In quell’occasione Maria Callas è la Violetta della “Traviata”.
Zeffirelli era il regista, ma le disegnò il costume di scena, un abito da cerimonia stile Dior, bianco, oro e argento, una linea stupenda stile 1850.
Fu un successo straordinario, perché oltre alla voce del suo canto sublime la “Divina” interpretò magnificamente il ruolo di Violetta nella Traviata, in perfetta aderenza con il libretto di Francesco Maria Piave.
Racconta Zeffirelli: “Maria con la mia Traviata aveva rivisitato lo stile romantico nell’opera lirica, di cui diventò la vestale. Le spiegai che la Traviata siamo tutti noi, maschi e femmine che coltiviamo il sogno d’amore, perché siamo vittime, perché l’amore è una tortura, una illusione evanescente” (Corriere della Sera del 26/1/2009).
Fu diretta ancora a Parigi a Londra per “Tosca” e per “Norma” nel 1965.
Zeffirelli era, a modo suo, innamorato di Maria Callas.
Secondo il regista appena scomparso con la Divina cambia la lirica nella storia: c’è la lirica prima di Callas e dopo Callas, come si tratteggia e si racconta la storia con la nascita di Cristo: prima di Cristo e dopo Cristo.
In un bellissimo film “Callas forever” Zeffirelli manifesta la sua indubitabile e sconfinata ammirazione per Maria.
È una narrazione tragica, commovente, drammatica: si raccontano gli ultimi anni di Maria Callas prima che morisse sola ed abbandonata a Parigi, ma anche il tentativo di riportare sulla scena Maria, perché solo con il canto dispiegava la sua classe ed unicità.
Callas, nel film interpretata magistralmente da Fanny Ardant, poiché non può più cantare in pubblico, si tenta, con i miracoli della tecnologia, di mimare la “Carmen” di Bizet ed in playback, per sopperire alla voce che non c’è più, riprendere le registrazioni storiche delle sue migliori esibizioni.
Ma Callas,nel film come nella vita, fa naufragare il tentativo, piange, si dispera, si vede al tramonto.
Quel film è la plastica dimostrazione della sua acuta depressione: avere la nitida consapevolezza che la voce, la voce melodiosa del suo canto, fosse volata via.
Zeffirelli disprezzava Onassis, il vero ed unico grande amore di Maria Callas, perché l’aveva distolta dalle scene, sottratta alla sua vocazione primigenia: cantare,solo cantare, ma da Divina.
Era fra i suoi amici quello che delicatamente aveva capito il dramma di Maria Callas: perdere la voce anzitempo.
Alla prima alla Scala con l’opera “Sonnambula”,regia di Luchino Visconti, direzione d’orchestra di Leonard Bernstein,così ne tratteggia il ricordo.
“Dopo un’esibizione straordinaria il doporecita fu lunghissimo, una notte che non finiva mai,che Maria voleva che non finisse.All’alba rimanemmo soli in pochissimi. Tutti tramortiti dal sonno, Lei no.A casa sua a Milano in via Buonarroti con il buon Meneghini( marito della Callas n.d.r) che dormiva da un pezzo, volle offrirci l’ultimo bicchiere di champagne. Ci accorgemmo che Maria si mise in disparte ed improvvisamente pianse in modo irrefrenabile. Pensammo ad un collasso,ad un crollo fisico; ma lei disse:”da questa sera non sarà più come prima”.Già aveva capito che la voce sarebbe andata via”( Franco Zeffirelli Corriere della Sera del 14/9/2002).
“La congiunzione di stelle che si sono incontrate per creare un astro così completo e perfetto come Maria Callas non potrà ripetersi mai più”, disse Zeffirelli alla prima a Parigi di “Callas forever”.
Biagio Riccio
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