Musica
Vinicio Capossela al Fuori Orario sulle tracce del prossimo disco che verrà
E’ il 26 dicembre 2018. Sono venuto al Fuori Orario di Taneto di Gattatico, un circolo Arci dedicato alle stragi ferroviarie che ha vissuto in anni recenti la nostra piccola Italia, un posto di resistenza, una stazione immaginaria, proprio vicino al fischio del treno, dentro la nebbia di dicembre della Val Padana. Sono venuto per un concerto, per una situazione immaginata e immaginaria, per una festa che è un natale laico, che è il ritrovo della seconda famiglia, in un posto in cui la musica crea appartenenza, mai dipendenza, perché quello che unisce rende facile il dialogo e abbatte gli steccati. Sono venuto un po’ per passione, un po’ per interesse, per capire cosa produrrà nei primi mesi del nuovo anno quell’istrione di Vinicio Capossela che sul palco indossa sempre un copricapo differente e che a ogni concerto in fondo non è mai lo stesso.
La prima sensazione è di forte smarrimento, la stessa che provo tutte le volte che partecipo a uno dei concerti di Vinicio, per la quantità di materia incandescente che trascina e che tracima sul palco, mica tutti riescono a gestirla una simile matassa, specie sotto Natale, quando i leitmotiv sono altri e il canone ha altri riferimenti. Il suo babbo natale è un santa claus ante litteram, un santo Nicola a cui Vinicio dà voce per alcuni minuti, imitandone l’intercalare, e facendogli raccontare alcune scomode verità sui nostri tempi, quelle sul decreto dignità, sugli immigrati che vengono tacciati di essere all’origine di tutti i nostri mali e sul fatto che la gente non avendo più alcun santo a cui votarsi alla fine vota male. Poche semplici verità, che colpiscono nel segno, e tutta la seconda famiglia sotto il palco, che ascolta in silenzio, prende e porta a casa.
La seconda sensazione è di immenso piacere per la musica e per tutti i musicisti che interagiscono sul palco, molti brani sono quelli del suo ultimo disco, Le Canzoni della Cupa, brani che Vinicio ha tratto da una tradizione decennale di canti contadini e di storie universali, storie fatte di tanti piccoli riferimenti e di tanti piccoli personaggi che però tutti, qui al Fuori Orario di Taneto di Gattatico, sembrano conoscere come fossero eroi universali. Bob Dylan, Tom Waits, Charles Dickens, chi è Vinicio Capossela stasera? Dietro quale figura si è immolato? Mia figlia scherzando quando mi ha salutato mentre venivo qui di lui ha fatto una piccola imitazione, un piccolo gesto animalesco, come se avesse colto il cuore del suo messaggio, e io ho pensato che è vero, Vinicio mette in scena l’animalità che è in tutti noi, e quindi il porco, il maiale, il fagiano, l’uccello dalle testa piumata, fino all’animale per eccellenza, la bestia del grano.
La terza sensazione è più che altro un punto interrogativo, e resterà tale ancora per un po’, nel 2019 uscirà il nuovo disco di Vinicio, che sembra praticamente pronto. Dalla sua pagina Facebook se ne sa anche il titolo ‘Uomini e bestie’, sul palco ne ha suonato due brani, di cui uno insieme a Massimo Zamboni, si intitola ‘Nuove tentazioni di sant’Antonio’, dentro sembra di sentire alcuni echi dei suoi brani più infuocati, è uno di quei brani in cui il folk nelle sue mani si infiamma e la gente si mette a saltare. L’altra canzone invece è ‘Il testamento del porco maiale’, ed è da qui e da quell’accenno di titolo del disco che ho letto su Facebook che riesco a immaginarmi come potrà essere questo nuovo disco, una specie di bestiario in musica ricco di collaborazioni con vari artisti che negli ultimi anni Vinicio ha coinvolto nei suoi spettacoli, specialmente durante lo Sponz Fest. Gli spunti letterari e musicali di riflessione che offre il concerto sarebbero davvero tanti, al centro ci siamo sempre noi, con quella maledetta animalità da cui troppo spesso ci facciamo prendere. La sintesi perfetta delle tre ore di musica che Vinicio ha proposto sul palco è che esiste una faccia del Natale anche nei posti e nei punti in cui meno te lo immagineresti, che ogni brano musicale accarezzandolo per il verso giusto possa avere anche una coda di ‘Jingle Bells’ e di ‘Astro del Ciel’, che l’animale che è in noi è anche fuori da noi e che tra animali ci si può riconoscere e cantare insieme. Sempre Sofia, sempre mia figlia, mentre mi vede assorto a scrivere questo pezzo mi suggerisce la chiosa finale, è un vero re della musica, e non si è discostata molto da quello che intendevo dire.
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