Musica

VeneziAcustica / Dorsoduro #1 dialogo con il musicologo veniero rizzardi

15 Aprile 2020

Mi permetto di suggerirvi un gioco. Un gioco che contiene sia un rischio che una rivelazione. Il gioco consiste nel camminare ad occhi chiusi, possibilmente fra le 5 e le 6 del mattino, a Venezia. Il rischio, ovviamente, è quello di cadere in un canale ma la rivelazione che vi aspetta, canale permettendo, è quella di ritrovare i suoni del vostro apparente e personale silenzio. I suoni del vostro respiro, dei passi, delle chiavi che ciondolano appese alla cintura, e ritrovarli non come “suoni solitari“ ma in relazione profonda, proprio come in una sorta di polifonia, con tutte le altre voci e suoni della città. Perché Venezia, prima ancora d’essere una città consumata dallo sguardo e dai selfie, è questa: un grandissimo strumento musicale che non smette mai di suonare. Muoversi al suo interno, con attenzione e delicatezza, è come muoversi nella pancia di un gigantesco violoncello, proprio lì, vicinissimi a quella zona che, negli strumenti ad arco, viene chiamata “anima“ in quanto generatrice delle vibrazioni acustiche dello strumento medesimo. Venezia Acustica – diario di un cacciatore di suoni, prova a indagare questa idea attraverso una pluralità di voci, compositori, scrittori, musicologi, artigiani del legno, ingegneri statitici, architetti, negozianti di strumenti, liutai, sagrestani ecc. implicate a sviluppare e tutelare quello che Renzo Piano, nell’ultima puntata, chiama il “materiale leggero“… ovvero il suono… che forse, laicamente, è proprio l’anima, non soltanto degli archi, ma anche di questa città.

VeneziAcustica – diario di un cacciatore di suoni, è una trasmissione in 8 puntate andata in onda a Radio3 Suite l’anno scorso (fondo pagina il link per ascoltarla). A questo proposito ringrazio Paola Damiani per la fiducia, tutto lo staff di Radio3 Suite e la co-curatrice della trasmissione la musicologa Giada Viviani.

La trascrizione a seguire è a cura di Giacomo Di Scala.

Buona lettura! Andrea

Dorsoduro

ANDREA LIBEROVICI

Cancer pagurus!

Cancer pagurus,

…in latino.

Granciporro, in italiano. Grançioporo, in veneziano.

Il grançioporo è un granchio rosso, grosso, buono da mangiare. Non se se abbia mai abitato la laguna veneziana, intesa proprio come la laguna che conosciamo tutti, quella attraversata da vaporetti, grandi navi, ecc., ma io ne ho un ricordo infantile. Un bimbo che corre sulla Fondamenta della Giudecca urlando: «Me ga morsegà un grançioporo! Me ga morsegà un grançioporo!» sventolando la manina rossa, gonfia, e con suo padre dietro che lo rincorre tenendo stretto un cestello di granchi enormi (almeno per me che ero piccolo); e aveva proprio una chela rossa appesa al collo come una sorta di trofeo. Non so se siano mai esistiti i grançipori in laguna ma sicuramente ho idea che adesso non ci siano più…

Per cui aggiorniamo la nostra surreale Spoon River ittica e “crostacea” inserendo il grançioporo!

Mi chiamo Andrea Liberovici, faccio il compositore, e questa non è una trasmissione dedicata alla pesca ma a Venezia: VeneziAcustica – diario di un cacciatore di suoni. Una puntata per sestiere: e oggi siamo nel sestiere di Dorsoduro. Gli ospiti saranno un musicologo e un sagrestano.

{ Vociare dei bambini }

Siamo sotto casa di Veniero Rizzardi, musicologo, e stanno uscendo i bimbi da scuola…

{ Musica }

Eccoci arrivati sotto casa del musicologo Veniero Rizzardi dopo il morso del grançioporo e la furia dei vaghi e lieti fanciulli usciti da scuola, per parlare di John Cage e delle sue relazioni acustiche con questa città!

VENIERO RIZZARDI

Il bello di Cage è che la dimensione della “leggenda” nasce spontanea da quello che fa. E questo perchè tutti gli aneddoti che lo riguardano sono già, in qualche modo, in odore di leggenda…

Il rapporto di Cage con Venezia è molto legato a Peggy Guggenheim naturalmente.

ANDREA LIBEROVICI

Quindi, per capirci, siamo in zona Dorsoduro.

V.R

Siamo a Dorsoduro: a Palazzo Venier dei Leoni, dove viene stabilita la collezione d’arte di Peggy Guggenheim.

Cage l’aveva conosciuta molti anni prima dei suoi soggiorni veneziani del 58-59. Ancora sposato con Xenia, aveva incontrato Max Ernst [pittore tedesco, ndr] a Chicago, dove aveva fatto alcune esperienze legate a un radiodramma a metà degli anni 40, il quale lo aveva invitato a soggiornare a casa sua a New York ogni qualvolta si trovasse da quelle parti. Sua moglie era appunto Peggy Guggenheim e c’è questo episodio famoso, che Cage racconta anche in Silence, di una visita che le fece a New York possedendo soltanto i 10 centesimi per fare una telefonata (ci sono un’infinità di storie su quando era senza un soldo!). Così fa questa telefonata e, dopo un qui pro quo, riesce a finire in casa di Max Ernst e Peggy Guggenheim. Dopo di che l’amicizia tra loro si sviluppa e abbiamo tutta una serie di testimonianze su alcuni equivoci interessanti disseminati nel loro rapporto. Ad esempio quando lei offrì a Cage la possibilità di fare un concerto presso il suo museo… solo che lui, essendo ansioso di promuoversi, aveva già preso accordi con un’altra galleria a New York. Il risultato fu che gli ritirò tutti i finanziamenti lasciandolo senza soldi. Ma, nonostante questo, la loro amicizia non ne soffrì anzi si consolidò nel tempo.

Cage veniva spesso a Venezia durante il periodo in cui si trovava a Milano, nel Centro di Fonologia, per comporre Fontana Mix, quindi siamo nell’inverno tra il 58 e il 59. Faceva delle gite il fine settimana.

{ Musica }

Venezia, peraltro, figura in uno dei pezzi che eseguiva come “siparietto” nelle trasmissioni di Lascia o raddoppia?, a cui partecipava in quel periodo…

A.L

Che si trovano su YouTube?

V.R

Non si trovano su YouTube, è una leggenda. Ogni concorrente di Lascia o raddoppia? aveva a disposizione tre minuti, in genere li utilizzavano per fare una chiacchierata con Mike Buongiorno, ma Cage invece, molto saggiamente, li utilizzò per promuovere la sua musica. Quindi, in quelle tre trasmissioni a cui partecipò, eseguì un pezzo per “pianoforte preparato”, della durata giusta, e poi tre composizioni realizzate appositamente per l’occasione: Water Walk e Sounds of Venice. Quest’ultimo è il terzo brano che eseguì in diretta alla Rai di Milano, utilizzando, come per il precedente, tutta una serie di oggetti di uso comune come una scopa, un pezzo di marmo, un canarino in gabbia, molle amplificate, un po’ di tutto… e, marginalmente, un pianoforte. Sounds of Venice è un pezzo incentrato sul paesaggio sonoro veneziano dove le azioni che faceva dal vivo in studio erano accompagnate da un nastro magnetico a quattro canali su cui aveva montato una serie di episodi sonori catturati in giro per Venezia. Si potevano sentire i passi di qualcuno che cammina per le calli, i cordami dei vaporetti che attraccano, le campane, le voci dei marinai, alcune voci che cantano per strada una celebre heat dell’epoca: Come prima del 59 (che in partitura troviamo doverosamente indicata con il copyright).

{ Musica }

Erano tutti suoni sovrapposti su quattro tracce, per cui l’impressione che si aveva di questo ambiente era piuttosto caotica, ma l’unica traccia che in partitura si vede procedere dall’inizio alla fine senza interrompersi per tre minuti è il canto dei battipali.

A.L

Ecco, raccontaci un po’ chi erano i battipali!

V.R

Il battipalo era un’antica professione, che oggi naturalmente non esiste più, ma che esisteva ancora in modo residuale negli anni 50 quando Cage visitava Venezia: erano gli operai preposti a conficcare pali nella laguna. Venezia è stata costruita su fondamenta consolidate da palificazioni, letteralmente da “palafitte”: ci sono questi tronchi soprattutto di conifere che venivano trasportati dai fiumi e lasciate a depositare in “salamoia” in laguna per poi, una volta ben salati, essere conficcati per costituire le fondamenta delle case dei palazzi di Venezia. Naturalmente, come si sa, rimanendo nel terreno umido e salino si mineralizzavano abbastanza da diventare di fatto delle fondamenta di legno pietrificato. Il battipalo era la categoria di lavoratori che si occupava di conficcare i pali. Era un’operazione che doveva essere realizzata collettivamente per mezzo di un argano, di una carrucola con cui sollevare un maglio per poi lasciarlo cadere sulla testa del palo. Essendo un’operazione eminentemente ritmica perchè il palo doveva essere conficcato a più riprese nel terreno si è sviluppato nel tempo un canto di lavoro, anche questo fortemente ritmico, in cui una voce principale impartiva il ritmo alla squadra e riceveva una risposta con la percussione del maglio. È un gesto musicale che aveva una sua potenza e che comprendeva in sé anche il rumore sostanzialmente, Cage doveva esserne rimasto affascinato! Tra l’altro c’è un pezzo di Malipiero che si intitola L’Aredodese, dedicato alla leggenda della Befana in cui c’è un episodio di canto di battipali.

 

{ Musica }

Poi c’è una registrazione molto più lunga, che pare fosse stata fatta da Luigi Nono, ed è quella che compare nel nastro di Cage. C’è un legame molto stretto tra i due perchè erano amici, si sono scambiati molte lettere.

{ Musica }

A.L

Questo Sound of Venice di fatto è il primo esempio di “soundscape”?

V.R

Direi che si può definire una prima soundscape composition, come si direbbe oggi, dove di cose di questo genere se ne fanno fin troppe… All’epoca una composizione che utilizzava in modo così sistematico elementi di paesaggio sonoro prelevato dall’ambiente, e che diventano un fatto musicale, non era ancora stata realizzata.

A.L

E per di più insieme a un’interazione con degli strumenti dal vivo, che è base della musica elettroacustica. Un nastro che scorre, per esempio, e il violoncellista che ci suona sopra…

V.R

Esattamente!

Cage avrà poi occasione di interagire direttamente con il paesaggio sonoro veneziano quando pochi anni dopo si ritrovò a trascinare una sedia amplificata in Piazza San Marco, facendo dei rumori che accompagnavano una danza en plein air di Merce Cunningham.

A.L

Questa città affascinava Cage in modo particolare dal punto di vista acustico?

V.R

Certamente sì. Ci sono proprio delle lettere a Nono in cui ne parla. Gli racconta dei suoni che sentiva per la città, dei canti delle persone che passeggiano, di come circola il suono…

{ Sciabordio.  Gabbiani.  Scricchiolio corde di ormeggio.  Cigolio metallico stazione vaporetto }

VeneziAcustica Rai3

…continua…a domani!A.

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